sabato 29 dicembre 2012

La seduzione dell'acqua - Carol Goodman

Anni fa, al mare, mi ero appassionata ad un romanzo intitolato Il lago delle lingue morte, che il Secolo XIX pubblicava a puntate... quando, tempo dopo, ho provato a cercarlo su Amazon (le mie vacanze erano finite prima dell'ultima puntata e non ho idea di come vada a finire!!!) ho scoperto che in italiano è ormai fuori catalogo. Della stessa autrice, però, ho trovato questo secondo romanzo, la cui descrizione suonava così:

Secondo una leggenda irlandese, una volta l’anno la selkie abbandona la sua pelle di foca e viene a riva nelle sembianze di una bellissima fanciulla. S’innamora dell’uomo che trova la sua pelle, ma per amarlo deve rinunciare alla felicità.

La favola della selkie ossessiona Iris. Sua madre gliela raccontava ogni sera, nel grande albergo di proprietà della famiglia, prima di morire in circostanze misteriose. Trent’anni dopo, questa madre perduta è ancora molto presente nella esistenza irrisolta di Iris, che vive a New York e aspira a diventare, come la madre, una scrittrice di successo. È per inseguire questo sogno che Iris fa ritorno all’Hotel Equinox. Cercherà di ritrovare l’ultimo manoscritto della madre, l’episodio finale di una trilogia dedicata alle fate foca.

Così, nel grigio presente di Iris irrompe un passato indecifrabile, in cui la verità sulla madre si confonde con il triste destino della selkie. Ma nell’atmosfera rarefatta e decadente dell’albergo, che da un dirupo si affaccia sulle acque scintillanti del fiume Hudson, qualcun altro sta seguendo la stessa pista, e lo fa senza troppi scrupoli.

Inutile dire che, data la mia passione per le selkie (come ho già avuto modo di raccontare anche qui), il romanzo mi ha subito attirata... in realtà le fate foca sono molto marginali, giusto il confuso racconto che viene fatto dei romanzi della madre di Iris e del possibile inedito che ne concluderebbe la storia, ma la storia pian piano avvince e affascina.

Le atmosfere un po' rétro dell'Hotel Equinox, il desiderio di Iris di scrivere -che non posso che comprendere- e la sua ricerca di una propria identità, che emerge in tutto il suo splendore proprio nella pace dell'albergo da cui si era voluta allontanare tanto tempo prima. E anche se si comprende ben presto che c'è sicuramente un mistero da scoprire, nella storia, ci si arriva pian piano, con quella calma a cui, abituati all'azione adrenalinica, non siamo più così abituati.

giovedì 27 dicembre 2012

Vita di Pi

Tratto dal romanzo dell'autore canadese Yann Martell, il film racconta appunto la vita di Pi, dall'infanzia a Pondicherry al suo prodigioso naufragio sulla via del Canada, come egli la racconta allo stesso Martell.

La trama, almeno per quanto concerne la parte centrale, il naufragio, è senz'altro ben nota, ed è raccontata con una fotografia meravigliosa ed effetti speciali davvero notevoli: infatti ci sono voluti 4 anni per completare la pellicola, una piscina della capacità di 8 milioni di litri d'acqua per simulare l'oceano e 4 tigri, più una quinta ricostruita al computer, del tutto indistinguibile da quelle reali.

L'incredibile film di Ang Lee (già ben noto per la sua maestria) coinvolge per le immagini, per la storia fantastica, a volte fa ridere ed altre porta all'orlo della commozione, ma, come pare accada anche nel libro, alla fine lascia lo spettatore un po' con l'amaro in bocca...

Sarà vera la storia del naufragio di Pi insieme a Richard Parker? O la tigre sarà solo un'allegoria? Ed eventualmente, cosa simboleggerà l'isola galleggiante dei lemuri? Allo spettatore (come al lettore) la possibilità di decidere cosa credere.

Di sicuro, però, dopo tante critiche entusiaste lo spettatore dsi aspetta più di quanto poi si trovi davvero sullo schermo. E l'intento dell'io narrante Pi, di dimostrare al suo interlocutore l'esistenza di Dio, rimane abbastanza disatteso.

E' un film che vale comunque la visione e che di sicuro merita che sia su un grande schermo in 3D... bravi gli attori, da Oscar la fotografia (già dai titoli di testa, che da soli varrebbero un premio) e notevole il breve cameo di Gérard Depardieu.

Certo però che se poi si ripensa che il film è stato definito "il nuovo Avatar", viene un po' da chiedersi... ma dove???

martedì 11 dicembre 2012

Jesus Christ Superstar

Titolo originale: Jesus Christ Superstar
Paese di produzione: USA
Anno: 1973
Durata: 108 min
Genere: drammatico, biblico, musical
Regia: Norman Jewison
Soggetto: Tim Rice (musical)
Sceneggiatura: Norman Jewison, Melvyn Bragg
Fotografia: Douglas Slocombe
Montaggio: Antony Gibbs
Musiche: Andrew Lloyd Webber
Scenografia: Richard Mcdonald
Interpreti e personaggi: Ted Neeley - Gesù Cristo; Carl Anderson - Giuda Iscariota; Yvonne Elliman - Maria Maddalena; Barry Dennen - Ponzio Pilato; Bob Bingham - Caifa; Larry Marshall - Simone Zelota; Josh Mostel - Re Erode; Kurt Yaghjian - Anna; Paul Thomas - Pietro

 Non sono mai riuscito a vederlo per intero, ma finalmente sono riuscito a trovare questo "cult movie" del 1973. Il film è tratto dall'omonimo musical di Tim Rice e Andrew Lloyd Webber, una pellicola dunque interamente cantata in cui vien fatta una retrospettiva diversa e anticonformista delle ultime settimane di vita di Gesù Cristo.
Da questo film dalla colonna sonora imperdibile, figlia degli anni '70, ne esce una figura di un uomo che ha fatto il suo percorso ma che sino in fondo resta uomo e forse solo in ultimo con il suo sacrificio diviene qualcosa di più. Con e senza sottotitoli il film merita di essere visto in quanto girato tutto in Israele, ma recitato con modi dei figli dei fiori, raccontando in modo intenso la storia dei personaggi del Nuovo Testamento in chiave moderna ed accattivante. Hanno segnato il tempo le canzoni Getshemane, I Don't Know How To Love Him, Jesu Christ Superstar appunto, in cui in parte si insinua che l'estremo gesto sia stato solo l'apice di un grande show mettendo un po' il dubbio la questione religiosa, ma facendo passare il tutto come una grande ribalta per un uomo che è divenuto più importante delle parole che predicava. La conclusione del film tutto sommato rimette le cose a posto riprendendo le scritture. Divertente e trasgressivo il passaggio di Cristo da Erode, molto naif come scenografia. Epico poi il contrasto tra l'inizio e la fine di questo musical dove si contrappongono i figuranti in arrivato su un bus da cui scendono ed iniziano ad inscenare la storia e il loro volto enigmatico e indagatore rivolto verso la croce.
Oltre 1 ora e mezza di splendide canzoni e musiche, da non perdere.