sabato 12 giugno 2010

Mangia, prega, ama - Elizabeth Gilbert

A trent’anni Elizabeth Gilbert ha tutto quanto una donna possa desiderare: un bel lavoro, creativo e ben pagato, un marito, amici, una famiglia che la ama... Ma una notte si ritrova in ginocchio sul pavimento del bagno, con la faccia inondata di lacrime e una domanda semplice e terribile a morderle il cuore: “Che cosa hai veramente voglia di fare, Elizabeth?”.
Sull’orlo di una depressione che non sa spiegare lei stessa si separa, si getta in un’altra relazione fallimentare (forse la lettura di Donne che amano troppo di Robin Norwood avrebbe potuto esserle utile…), schiacciata da un divorzio che si rivela doloroso e non risparmia colpi, Liz alla fine decide di partire per un viaggio di un anno, grazie anche all’appoggio del suo editore che le dà fiducia convinto che da tutto questo potrà nascere un buon libro.
Liz parte allora per l’Italia, che scopre attraverso una lingua che la affascina (in particolare una parola “attraversiamo!”) e una cucina che la conquista. Riscopre il piacere della tavola e di amicizie maschili che riesce a non trasformare in vuote storie di sesso. Si sposta poi in India, dove si dedica allo yoga ed alla preghiera, ed a Bali, dove un vecchio Maestro le aveva predetto che sarebbe tornata. In questa terza tappa ricostruisce finalmente il suo equilibrio e trova, infine, l’amore.
Il romanzo che ne esce è un racconto sincero di questa sua trasformazione e crescita, di un viaggio che è esteriore ma soprattutto interiore, suddiviso in tre parti ben bilanciate di 36 capitoli ciascuno, più un prologo, per un totale di 108+1, proprio come le perle di un mala, il “rosario” utilizzato per la preghiera in molte religioni indiane e orientali in genere.
Piacevole e coinvolgente (anche se la parentesi indiana qua e là diventa un pochino noiosa), a volte denota qualche piccola ingenuità almeno per chi già conosce determinate realtà, ma questo non ne rende meno godibile la lettura. Che non è terapeutica quanto il già citato Donne che amano troppo, non ha neppure pretesa di esserlo, ma non può non portare ad una certa immedesimazione almeno da parte femminile.

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