sabato 25 giugno 2016

L'analisi illogica del testo - Da certe cose non si torna indietro

 Da certe cose non si torna indietro, ovvero la storia di Carla e Nedo 

Riporto qui una serie di post su libri che mi hanno colpita e su cosa mi hanno lasciato dentro. Comincio col primo post, vecchiotto ma ancora valido. Sicura di poter rivedere presto questo romanzo sugli scaffali e leggere il suo seguito. Il romanzo è "Il mio nome è Nedo Ludi", di Pippo Russo. Feroce critico letterario e narratore molto capace. Si trovano ancora copie cartacee, se potete approfittatene.



Il rapporto tra questi due si chiarisce dal capitolo 4, subito dopo l'ingresso di lei nella storia. Sono giovani, egoisti e hanno molto per la testa. Carriera, divertimento, vita. Come non comprenderli?


Mai fra loro fu soltanto sesso. Però fu chiaro quasi subito a entrambi che nulla più potesse essere di una speciale amicizia. Erano troppo selvatici per legarsi... E nel momento in cui quel pensiero li sfiorò si allontanarono istintivamente, quasi ignorandosi per mesi. ... Da allora, Nedo fu il preferito di Carla fra i giocatori dell'Empoli, e Carla fu per Nedo un rifugio sicuro. Niente gelosie reciproche, niente pretese. Soltanto la tacita promessa di esserci nel momento del bisogno.
Alcune relazioni partono con una impostazione precisa. Alcune resistono a lungo mantenendo la stessa impostazione, altre crollano per le necessità di una o dell'altra persona, altre ancora per una loro fine naturale. Poi ci sono quelle che reggono finché non si raggiunge il punto di non ritorno,di solito inconsapevolmente, perché non ci si dice quello che si sente o perché ormai il danno è fatto. Mantenendo fissa l'impostazione iniziale può capitare di fare cose stupide, inutili o di ferire l'altro senza volerlo. "Andava bene così, è sempre andata bene..."
Mentre uno dei due magari vorrebbe di più e non osa chiedere, l'altro immagina che questa mancanza di interesse sia un segno che tutto va bene. E quando magari si rende conto che invece vorrebbe di più si trova ad affrontare una resistenza insolita. Un tira e molla che alla lunga mantiene le cose come sono iniziate e che impedisce alla relazione di evolvere. Però qualsiasi cosa deve necessariamente evolvere o muore, quindi se anche le persone coinvolte si amano davvero e non riescono a uscire dagli schemi, tutto li porterà al punto di non ritorno.
L'abitudine a dare per scontate le cose, la pigrizia o la paura del cambiamento portano alla catastrofe. Ed è così che, in un momento in cui uno dei due è sensibile si rende conto che l'altro sta cambiando...

Gli altri facessero pure ciò che volevano, ma Carla no, lei non doveva lasciarsi contagiare dal linguaggio e dai modi di pensare di quel venditore di parole.
 Non se ne accorge prima, quando in qualche modo lei tenta di trascorrere in modo differente il tempo insieme a lui, non vede quanto sia già cambiata nel corso degli anni. Si infastidisce per un leggero cambiamento, per un modo di esprimersi che lei - giornalista - improvvisamente modifica. Allora comincia a far caso alle altre piccole cose che prima andavano bene tra loro. Gelosia che comincia a farsi sentire, orgoglio nel non dimostrare il proprio dispiacere e ripicche. O cecità nel non voler ammettere che quel rapporto perfetto, perfetto non era.


In quattro anni da che la conosceva, aveva saputo di tutti o quasi gli uomini con cui era stata, compresi alcuni compagni di squadra. E era stata quasi sempre lei a dirgli chi e quando, come se la cosa facesse parte del loro patto e mai pretendendo che Nedo ricambiasse. Doveva essere altro che gelosia.
Che poi a trovare scuse siamo sempre tutti molto bravi, in effetti. A vivere con i paraocchi le situazioni come ci fanno comodo - o a volte come le hanno decise gli altri e non osiamo dire che ci stanno strette, perché questo potrebbe cambiare tutto - non vedendo nemmeno che anche noi siamo cambiati e che davvero a forza di fissare la strada tra i paletti ci siamo persi il panorama.


E chi era quel Nedo Ludi che se ne stava lì sotto casa di Carla, in una via stretta e in salita di San Miniato, senza capire cosa volesse innanzitutto da se stesso?
Fino a che tutto prende una piega che non dà spazio al lieto fine, perché da certe cose davvero non si torna indietro... La rabbia, la delusione, il rimorso e l'orgoglio ferito, il male che ci si è fatti senza volerlo, senza sapere come esprimere le proprie sensazioni una all'altro. O viceversa.



La vedo in cima alla scala, sul pianerottolo davanti alla porta, con la luce del tramonto sulla pelle, su quello scorcio di pelle che viene fuori dall’accappatoio aperto, è sempre bella Carla, bellissima, è proprio vero che ha qualcosa in più, mi è mancata, adesso sì che lo sento, e sento quanto mi è mancato il suo corpo, e quel suo essere maliziosa, no Carla, forse era meglio non ti facessi trovare così, con quel corpo esibito...
A questo punto può succedere ogni cosa, ma in un unico e distruttivo senso. Rovinando la storia per sempre. Impedendo qualsiasi possibilità di porre rimedio, cosa che in ogni caso avrebbe dovuto avvenire prima. Ecco che nel momento di rabbia estrema tutto torna a piombarci addosso e non conta se lo sfoghiamo a parole o con un gesto estremo. Tutto quello che viene fuori è veleno invece che amore. Chimica delle cose. Basta aggiungere un elemento e la cura diventa curaro.


... che strani gli odori di questa casa, all’improvviso mi sembrano così diversi, ma sono gli stessi che m’erano stati tanto familiari mentre salivo le scale e poi quando sono entrato?, e l’arredamento di questa casa, entrando non ci avevo badato, è tutto uguale a com’era eppure così diverso dall’ultima volta che fui qui, e la cintura da allacciare, ma come è stato possibile questo?, perché ho fatto questo a Carla?, perché ero così determinato a farlo e non ho esitato un attimo mentre lo facevo?, e perché adesso lei se ne sta lì muta, senza dire una parola come me per tutto il tempo che sono stato qui?, i rumori dalla finestra, quelli del silenzio di San Miniato, cosa fare adesso?, dire qualcosa?, andare via?, rimanere qui a aspettare un cenno di lei?, è così immobile, è tutto paralizzato qui dentro, come se per un attimo il mondo si fosse fermato e aspettasse soltanto che qualcosa lo rimetta in moto, rimettere in moto, sì, l’auto, rimetterla in moto, andare, riprendere la strada di casa, adesso, via...

Tutto cambia all'improvviso e non c'è più niente da dire, da fare. Nemmeno a provarci subito, niente sanerà quella ferita. Dopo c'è solo rimorso, ripiego, una sopravvivenza che poco ha a che vedere con ciò che poteva essere se solo...


Quante cose leggo in questi singhiozzi di Carla, e nello sguardo smarrito di Nedo. Ho visto tutto l’orgoglio che li ha sempre tenuti su anche quando sarebbe stato comodo cadere, ma che per una volta li ha traditi. Proprio quella volta che non doveva. L’ho capito oggi che finalmente ho potuto mettere insieme le loro figure. Anche se solo per un attimo, anche se solo a distanza. ... Ma l’amore? Quello che ci straccia in due e poi ci ricuce, quello che ci fa litigare e disperare e poi cercarci e ritrovarci, quello che ci fa male e sa come curarci? Dov’è l’amore in tutto questo?
... quanto poco sarebbe bastato perché fossero felici davvero anziché lasciarsi addosso una ferita che non si sanerà mai.
Invece adesso ecco cosa sono, cosa siamo: tessere sparse. ...  Pezzi di un mosaico che non verrà mai rimesso assieme. Perché non sempre i mosaici vengono composti. E perché di questo è fatta la vita. Di tessere sparse che non torneranno mai al loro posto. E di gente che non era pronta, mentre la vita gli piombava addosso.
(mi sono presa la responsabilità di tagliare qualche pezzo in questo ultimo stralcio, giusto per non rovinare la lettura a chi, quando sarà possibile, vorrà comprare "Il mio nome è Nedo Ludi" di Pippo Russo)

Ecco. Ho parlato d'amore un'altra volta. Sarà perché sono stata giovane e ho vissuto una cosa simile, se pure con conseguenze meno dolorose, che mi ha preso dodici anni di vita e mi ha lasciato in testa solo tanti se e tanti ma. E quanto siamo stati stupidi ed egoisti e vigliacchi allora che eravamo giovani.
 Spero il viaggio vi sia piaciuto, ce ne saranno altri, in altri modi e con altri libri - trovandone di ispirati, ovvio.



domenica 19 giugno 2016

Pagine e Pop Corn - Intervista a Donatella Perullo

Diamo il benvenuto nel nostro foyer a Donatella Perullo, autrice napoletana nata con la scrittura nel cuore, che lavora alacremente per riuscire a realizzare il suo sogno di artista. Alcuni dei racconti di Donatella sono stati premiati in concorsi letterari o pubblicati sulla Romance Magazine, sulla Writers magazine e in numerose antologie. Nel novembre del 2014 ha pubblicato il suo romanzo d’esordio, il fantasy fiabesco Lacrime d’Ametista primo di una trilogia intitolata Il Fato degli Dei e nel giugno 2015 ha sperimentato l’auto pubblicazione, diffondendo sulla piattaforma Amazon Nemesi, una zombie novel di forte impatto.

Cominciamo parlando di te: film o serie tv? Per quale motivo?
Ho una predilezione per il cinema, che ha influito molto nella crescita del mio immaginario fantastico. Appartengo a una generazione molto fortunata, cresciuta nel periodo in cui il cinema ha goduto della rivoluzione apportata da grandi pellicole innovative come Star Wars, Ritorno al futuro, Indiana Jones, ET, Incontri ravvicinati del terzo tipo, Terminator e altri che hanno comunque segnato la storia della settima arte come Lo squalo, Grease, Gosthbuster. I film che ho amato nella mia adolescenza sono talmente tanti che se volessi elencarli tutti rischierei di annoiarvi, ma chi come me ha subito lo stesso colpo al cuore vedendo Han Solo imprigionato in un blocco di carbonite, potrà capirmi. D’altro canto in quel periodo arrivavano in Italia, anche se con diversi anni di differita, i primi telefilm d’oltreoceano, tra i quali la serie Starsky & Hutch regalò una bella sferzata d’energia al palinsesto televisivo e grandi emozioni alla me bambina che aspettava l’episodio settimanale come un’assetata in cerca d’acqua. In linea di massima, però, le produzioni televisive erano, sì divertenti e interessanti ma prive delle innovazioni che il cinema stava apportando in quel periodo. Oggi è tutto diverso. Ci sono telefilm che non hanno niente da invidiare alle grandi produzioni cinematografiche. Basti pensare a serie come Once Upon a time e al Il trono di spade, The walking dead o a polizieschi come True detective, Criminal Minds, Castle, ne potrei elencare decine e non posso dimenticare i miei beniamini, quelli che ormai sono per me come persone di famiglia, gli adorabili nerd di The big bang teory. Il cinema in questo periodo, invece, a mio parere sta subendo un calo di creatività. Le sceneggiature originali sono rarissime e impazzano i film che si rifanno ai fumetti e a libri di successo o remake di film di altre nazioni o di altri tempi. Sto parlando troppo, vero? È che avete toccato un argomento che mi appassiona quasi quanto la scrittura (sorride imbarazzata). Tranquilli, arrivo al dunque. Tra film e telefilm nel mio cuore vinceranno sempre i primi perché nulla può equiparare l’emozione della sala che diventa buia e dello schermo che s’illumina d’immagini da sogno. A mio modestissimo parere, l’impatto emozionale di una buona pellicola difficilmente potrà essere raggiunto da una serie televisiva, per quanto valida possa essere. Questo anche per colpa delle produzioni, soprattutto quelle USA che sono spesso ripetitive e prevedibilissime per lo spettatore esperto e smaliziato. In più molto spesso e serie, soprattutto quelle di successo, tendono a essere procrastinate oltre le possibilità creative degli sceneggiatori che finiscono con l’incartarsi e deludere lo spettatore, rovinando anche le belle sensazioni donate fino a quel momento e lasciando l’amaro in bocca.  In conclusione (era ora, direte) film fino alla fine!

Se fossi il protagonista di una serie tv? E se fossi un film?
Magari! Sarebbe un sogno che si realizza. Sin da piccolissima il mio desiderio più grande è stato quello di riuscire ad andare oltre lo schermo insieme ai miei personaggi preferiti. Allora avrei voluto essere la principessa Leila e lottare al fianco di Han e Luke o Sara Connors in Terminator e salvare Kyle Reese oppure Chrissy Snow (Che non è parente di John) e dividere l’appartamento con Jack Tripper e Janet Wood in Tre cuori in affitto. Oggi quel sogno esiste ancora, ma le scelte ovviamente sarebbero diverse. Sarei felice di potermi sedere sul divano insieme a Sheldon Cooper, di indagare con il brillante Castle, di sostituire Claire in Outlander, ma sarebbe fantastico anche essere un Avenger, la protagonista di un avventuroso poliziesco accanto a Bruce Willis o prendere il posto di Katniss Everdeen agli Hunger Games, ma anche impersonare Giselle di Andalasia in Come d’incanto.
Quanto e come influisce ciò che guardi con ciò che scrivi?
Sono in tanti a dirmi che, leggendo le mie storie, hanno avuto la sensazione di guardare un film. Per me questo è un enorme complimento perché vuol dire che ciò che scrivo riesce a essere immediato e a entrare nell’immaginario del lettore. Mi piace pensare che l’amore per il cinema abbia influenzato positivamente la mia vena artistica e il mio modo di scrivere. In effetti, anche se non mi lascio influenzare da trame già viste o da storie già sentite, è certo che mentre creo immagino la storia come un film di cui ho nel mio cuore scelto il cast e lo vivo emozionandomi, proprio come davanti a un grande schermo ravvivato da effetti speciali. È probabile che questo mio modo di comporre influenzi il mio stile di scrittura e la costruzione della trama, ma non l’originalità del racconto.

Pillola rossa o pillola blu? (In caso non si conoscesse Matrix: “Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie e vedrai quanto è profonda la tana del bianconiglio.”) Fantasia o realtà?
Matrix! Come ho fatto a non citarlo tra i miei film preferiti? Sono una testona, ma ricordarli tutti capirete che è impossibile. Pillola rossa forever! Come potrei rinunciare alla fantasia? È il mio pane quotidiano e l’unico biglietto possibile verso la speranza della felicità.

Genere preferito, letterario e cinematografico
Amo i film d’azione, i romantici non strappalacrime, i thriller, i film di fantascienza, quelli fantastici e le commedie se non sono demenziali. Quando leggo i gusti rimangono pressappoco gli stessi. Amo i classici, dai quali ho sempre qualcosa da imparare e i libri che mi facciano pensare, ma senza deprimermi. Mi piace leggere quelle storie che riescano a trasmettere messaggi senza diventare tediosi e soprattutto amo la letteratura cosiddetta d’evasione: i buoni thriller, i romance, i gialli, i fantasy (soprattutto i distopici) e i romanzi di narrativa che non abbiano la pretesa di insegnare al lettore a vivere.

Quale regista vorresti scegliesse il tuo libro per farne un film e con quale cast per interpretare i tuoi personaggi?
Gioco bellissimo, questo, che ho fatto decine di volte, ma che non condividerò con voi per quanto riguarda il cast che sceglierei e c’è un motivo. Quando scrivo una storia, ho chiarissimi in mente sia il carattere di ogni singolo personaggio che il loro aspetto fisico. È ovvio che per il fisico m’ispiri ad attori che trovo piacevoli e attrici che mi sono simpatiche, ma so bene che ciò che può sembrare bello o simpatico a me può non fare lo stesso effetto sugli altri.  Per questo preferisco non rivelarvi chi sono gli attori e le attrici che nel mio immaginario hanno prestato il loro aspetto fisico ai miei personaggi. Forse comprenderete il mio riserbo, ascoltando l’aneddoto che mi ha fatto decidere che non avrei mai più rivelato a chi pensavo mentre scrivevo. Tempo fa leggevo un romance di una scrittrice inglese. Era una lettura divertente e distensiva e la scrittrice descriveva il personaggio maschile come un uomo maturo, forte, dalla corporatura massiccia e mascolina, dal carattere brusco e modi piuttosto spicci. Nel mio immaginario avevo sovrapposto a questo tizio un bel Gerard Butler (chi più mascolino di lui) verso la fine del romanzo, invece, la scrittrice si fa venire a bella idea di definire il personaggio un George Clooney rude. Ebbene, mi passò tutta la fantasia e mi rovinai il finale del romanzo. George mi è simpatico, l’ho seguito sin dai tempi di E.R. e l’ho apprezzato in decine di film, lo ammiro come persona e credo che sia intelligente e colto, ma per quanto mi riguarda, ha il sex appeal di un carciofo. È evidente che i miei gusti in fatto di uomini, sono diversi da quelli della scrittrice inglese e chissà di quante altre persone e questo mi è servito da lezione. Da quel momento non mi sono mai più sbilanciata a rivelare le identità fisiche dei miei personaggi perché preferisco che ognuno li immagini come meglio crede e li senta propri. Per quanto riguarda la scelta de regista è diverso. Datemi Steven Spielberg, Ron Howard, James Cameron o Robert Zemeckis (che ringrazierò per sempre anche per il meraviglioso Forrest Gump) e sarò felice di confidare a loro il cast completo. P.S.: Se bisogna sognare, meglio farlo in grande.  


Raccontaci un po’ del tuo romanzo…
Ho due romanzi di cui potrei parlarvi, lo farò brevemente di entrambi. Sono due storie molto diverse tra loro, in tutto. Il primo è un fantasy classico, dalle atmosfere medioevali, che parla di avventura e d’amore: amore materno, amore fraterno, amicizia, amore desiderato e amore rifiutato che si tramuta in odio. S’intitola Lacrime d’Ametista ed è il primo volume della trilogia Il fato degli dei. È una storia ricca di magia e creature fantastiche, di luoghi incredibili e colpi di scena inaspettati. Amo molto questa trilogia che considero la mia fatica più importante e alla quale ho dedicato finora quasi cinque anni di lavoro. Il primo volume è stato pubblicato dalla Butterfly Edizioni e spero che presto vedranno la luce anche gli altri due libri della trilogia.
L’altro romanzo che come dicevo è diametralmente opposto al primo, è intitolato Nemesi ed è uno zombie horror piuttosto particolare che ho deciso di pubblicare in self su Amazon, curiosa di provare anche questo tipo di esperienza. È una storia dura, nata da un’ispirazione inaspettata e scritta in un tempo relativamente breve se rapportato ai tempi biblici che ho dedicato a Il fato degli Dei. La protagonista di Nemesi è una giovane veterinaria campionessa di Pentathlon che si trova a combattere una battaglia atroce contro il suo stesso padre, creatore di una razza di zombie pensanti che vogliono conquistare il mondo. Anche questa è una storia cui tengo molto e che mi ha regalato grosse soddisfazioni. Come dicevo sono due romanzi diversissimi tra loro che però hanno saputo regalarmi forti emozioni e che hanno in comune un’altra cosa molto importante e della quale mi sono resa conto solo dopo averli stilati: subiscono l’influenza della mia passione per il cinema.
È previsto un sequel, o un prequel? Uno spin off?
Di Lacrime d’Ametista, come dicevo, ho già scritto gli altri due volumi della trilogia, che sono in attesa di pubblicazione. Non credo che scriverò mai un sequel, ma potrei cedere all’idea di scrivere un prequel o anche uno spin-off perché la grande quantità di personaggi e a complessità della storia si presta a un’idea simile. Per Nemesi, invece, che è un romanzo breve, ho l’intenzione di scrivere un seguito e spero di riuscirci molto presto.
Altri progetti?
Una gran quantità, forse troppi e credo proprio che dovrò mettere un freno alla mia frenesia di fare se non voglio andare in overbooking! Sto lavorando a una raccolta di racconti, sto revisionando un thriller scritto qualche anno fa e sviluppando la trama di due romanzi che spero di scrivere di cui uno è il seguito di Nemesi e l’altro un romance (ebbene sì vorrei provare a cimentarmi anche in questo genere).
Se qualcuno volesse seguirti, dove ti può trovare?
Non ho un blog, non avrei tempo di seguirlo perché dedico tutto il tempo libero alla scrittura. Ho un profilo facebook e lì pubblico le notizie sulle novità che riguardano la mia passione per la scrittura, ho anche un profilo Twitter, ma non lo seguo molto e anche su istagram ci sono a singhiozzi. Se qualcuno volesse leggere Nemesi può trovarlo su Amazon in formato e-book, mentre Lacrime d’Ametista è stato pubblicato solo in formato cartaceo ed è disponibile otre che sugli store online, anche in libreria.
Trovate qui "Nemesi"
E qui "Il fato degli dei"

La tua “Corazzata Potemkin”, sia letteraria che cinematografica? Ovvero, cosa non ti piace proprio?
Non mi piacciono i film di guerra, tranne rarissime eccezioni, e ancora meno i film tragici che lasciano presagire fin dall’inizio finali tristi. C’è già la realtà di tutti i giorni che ci ricorda quanto è difficile vivere. Nella letteratura, invece, non sopporto quegli autori che arzigogolano i loro pensieri facendo di tutto per complicare la vita del lettore. Quando ho la sensazione di trovarmi davanti a un narratore che cerca di far sentire stupido chi legge e dimostrare la propria saccente superiorità, lo depenno dalla lista degli autori da leggere e mi avvalgo della facoltà di abbandonare il libro, anche dopo pochi capitoli.

E ora diamo inizio allo show.

domenica 12 giugno 2016

Pagine e Pop corn - intervista a Daniela Nardi

Diamo il benvenuto nel nostro foyer a  Daniela Nardi, autrice napoletana da poco trasferitasi nel Lazio.

Cominciamo parlando di te: film o serie tv? Per quale motivo?
Mi piacciono entrambi, basta che siano di qualità.

Se fossi il protagonista di una serie tv? E se fossi un film?
Alcuni anni fa avrei voluto essere sette di nove (e chi non avrebbe voluto con quel fisico) della serie Star Trek Voyager. Oggi potrei essere Lynette di Disperate Housewives. Se fossi un film sarei Fiori d’Acciaio di Herbert Ross

Quanto e come influisce ciò che guardi con ciò che scrivi?
Influisce molto. Penso che l’immagine dello scrittore come una specie di eremita chiuso nel suo mondo interiore sia un preconcetto oltre che una stupidagine. L’autore vive immerso nella realtà e anche le immagini televisive e cinematografiche ne fanno parte, sono espressione dei tempi e dei sentimenti della società in cui vive. Impossibile ignorarli.  La mia raccolta Carne Umana prende spunto da fatti di cronaca e testimonianze apparse in televisione, così come per Mille giorni d’inverno sono stati utili i numerosi film e documentari sulla guerra per riuscire a interpretare le emozioni contrastanti di quel periodo.

Pillola rossa o pillola blu? (In caso non si conoscesse Matrix: “Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie e vedrai quanto è profonda la tana del bianconiglio.”) Fantasia o realtà?
Entrambe. In Mille giorni d’inverno racconto fatti reali ma con i toni della favola. Amo molto il “realismo magico”, stile adottato da Gabriel Garcia Marquez e William Faulkner che rendono unici i loro lavori. L’orrore e la desolazione di certe situazioni si può stemperare o esaltare attraverso l’utilizzo di meccanismi magici nel racconto.

Genere preferito, letterario e cinematografico?
Narrativa main stream, italiana e straniera, anche se leggo volentieri romance, thriller, e fantascienza. Genere cinematografico? Mi piacciono molto i film corali, di grande respiro generazionale e di presa di coscienza tipo La terrazza e La Famiglia di Ettore Scola, ma anche Saturno contro di Ozpetek, Il grande freddo di Lawrence Kasdan e lo stesso Fiori d’acciaio citato prima.


Quale regista vorresti scegliesse il tuo libro per farne un film e con quale cast per interpretare i tuoi personaggi?
 Non amo i film tratti dai romanzi. Spesso sono deludenti, vengono sacrificate parti e passaggi significativi per esigenze cinematografiche. Insomma si fa scempio, spesso anche a svantaggio della stessa pellicola.  A meno che non siano scritti apposta per questo. Mi viene in mente Niccolò Ammaniti, Margaret Mazzantini, Fabio Volo, Mario Puzo. Il mio lavoro non è concepito per la trasposizione cinematografica, ma se potessi scegliere un regista direi che il più adatto sarebbe Giuseppe Tornatore.

Raccontaci un po’ del tuo romanzo…
 Mille giorni d’Inverno è un romanzo storico e di formazione; narra di una famiglia che, dopo un devastante bombardamento, è costretta a sfollare in un paesino nella valle del Sarno. I protagonisti, figli adolescenti di Edoardo e Rosa Soriano, affrontano i disagi della loro condizione di profughi, incontrano persone del luogo con cui stringono legami profondi e subiscono le rappresaglie dei tedeschi durante i difficili giorni dell’armistizio. Queste esperienze influiranno sulla loro crescita emotiva, in una fase delicata della loro vita come quella del passaggio all’età adulta. C’è anche una storia d’amore, anzi ce ne sono ben due. Come vanno a finire? Lo scoprirete solo leggendo!
Vorrei infine sottolineare che il racconto non è frutto di fantasia, ma si basa su eventi e persone reali.

È previsto un sequel, o un prequel? Uno spin off?
 No perché mi piacciono i romanzi conclusivi.  Sono intellettualmente irrequieta e curiosa, mi piace cambiare, sperimentare, utilizzare tecniche narrative diverse. Per questo sono a mio agio nello scrivere racconti.

Altri progetti?
 Ho appena finito di editare un romanzo, molto meno “impegnato” rispetto al precedente. Il titolo è Solo Ieri e dovrebbe uscire a giugno in self. Ha in sé diversi elementi: l’amicizia, la storia d’amore, le ansie dell’adolescenza, tutto condito da leggerezza e ironia nei punti giusti. Per certi versi è anche uno storico, visto che è ambientato negli anni ’80. Un libro d’evasione adatto a tutti, da leggere durante le vacanze estive.

Se qualcuno volesse seguirti, dove ti può trovare?
Ho una pagina autrice su Facebook  https://www.facebook.com/danielanardiautrice/ dove non ci sono solo i miei lavori, ma sostengo diversi “colleghi” esordienti postando promozioni, nuove uscite, booktrailer, recensioni, cercando anche di fare informazione sul mondo della piccola editoria. Poi ho un sito http://danielanardi.altervista.org/index.html?cb=1451256352534 qui oltre i miei libri, si possono trovare curiosità su luoghi, personaggi e avvenimenti che hanno ispirato Mille giorni d’inverno. Una specie di backstage.

Potete acquistare "Mille giorni d'inverno" qui.

La tua “Corazzata Potemkin”, sia letteraria che cinematografica? Ovvero, cosa non ti piace proprio?
Il fantasy è un genere che non mi prende. L’unico fantasy, e posso dire, l’unica saga che sono riuscita a seguire è Star Wars, perché legata anche alla fantascienza. Al cinema poi rifuggo come la peste l’horror splatter e i cinepanettoni.


E ora diamo inizio allo show.

domenica 5 giugno 2016

Pagine e Pop Corn - Intervista a Daniele Mosca

Diamo il benvenuto nel nostro foyer a Daniele Mosca: vive a Torino. E’ ingegnere per l’ambiente e il territorio. Blogger e cantautore, scrive racconti e testi poetici. L’Equazione è il suo primo romanzo, un thriller in cui storia, scienza ed esoterismo si fondono.


Cominciamo parlando di te: film o serie tv? Per quale motivo?
Una domanda che non è affatto scontata. Io credo che ogni storia abbia una forma di narrazione. Personalmente mi piacciono molto le serie, c’è più possibilità di creare storie nelle storie e intrecciare gli avvenimenti.
Le mie serie tv preferite sono attualmente Person of Interest e The BlackList.

Se fossi il protagonista di una serie tv? E se fossi un film?
Harold Finch – Person of interest. Mi rivedo molto in lui, per quanto non sia così bravo con il computer.
Per quanto riguarda il film, direi Rabbit in 8Mile.

Quanto e come influisce ciò che guardi con ciò che scrivi?
Sicuramente influisce molto. Scrivere è il risultato di un lavoro di ricerca e studio dei meccanismi narrativi, quindi letteratura, ma anche narrazione cinematografica. Il cinema è una grande forma di ispirazione.

Pillola rossa o pillola blu? (In caso non si conoscesse Matrix: “Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie e vedrai quanto è profonda la tana del bianconiglio.”) Fantasia o realtà?
Credo che le due cose debbano mantenersi in equilibrio, altrimenti, semplicemente impazzirei. La razionalità serve a vivere, ma anche sognare e immaginare quello che vorremmo davvero e, nel nostro piccolo, provare a farlo diventare realtà.

Genere preferito, letterario e cinematografico?
Prediligo il thriller, ma una parte di me non può fare a meno della narrativa più sentimentale, a esempio dei romanzi di Sara Rattaro e Lisa Genova. Dal punto di vista cinematografico mi piacciono i film d’azione, ma non fini a se stessi. Da un film mi aspetto che mi lasci qualcosa, come Beautiful Mind, per citarne uno.

Quale regista vorresti scegliesse il tuo libro per farne un film e con quale cast per interpretare i tuoi personaggi?
Ron Howard alla regia. Matt Demon e Amy Acker come protagonisti principali.



Raccontaci un po’ del tuo romanzo…
“L’equazione” è un thriller storico-scientifico, si fondono le leggende della Torino Magica con le teorie di controllo del clima per creare uno scenario da fiction ma con un forte impatto realistico e decisamente attuale. Il protagonista è Davide Porta, un ex-contrabbandiere di sigarette che si ritrova a essere la chiave di volta per fermare un’antica profezia.

È previsto un sequel, o un prequel? Uno spin off?
E’ in fase di studio un sequel, ma mi piace più pensarlo come un’altra puntata.

Altri progetti?
Sto lavorando a un romanzo di narrativa, oltre che a nuovo thriller, per il resto continuo a occuparmi del portale causaedeffetto.it che mi da molte soddisfazioni.

Se qualcuno volesse seguirti, dove ti può trovare?
Può trovare tutte le informazioni, dai romanzi alla musica, sul sito danielemosca.com e per chi volesse acquistare "L'equazione" o scoprire i titoli del mio editore su lesflaneursedizioni.it

La tua “Corazzata Potemkin”, sia letteraria che cinematografica? Ovvero, cosa non ti piace proprio?
So che mi odieranno in tanti, ma non mi piacciono i fantasy.





venerdì 3 giugno 2016

Pasquale Ricossa - Highlander

Questa non è la consueta intervista, né la consueta recensione, bensì una via di mezzo tra le due cose. Mi permetto quindi di uscire un po' dai consueti schemi rendendovi partecipi di come a volte per puro caso alcune esistenze possano colpire l'immaginario e l'empatia di ognuno di noi.

Mentre si stava preparando questo ciclo di interviste ed ero alla ricerca di autori su una delle tante piatteforme social, mi sono imbattuto fortuitamente in "Nonno Pasqualino", così lo chiamavano, al secolo Pasquale Ricossa, la cui età mi ha colpito avendo raggiunto la veneranda età di 106 anni. Pur non avendo ben presente la sua situazione di salute, attraverso la nipote Anna ho provato a capire se si sarebbe riusciti ad avere una sua intervista, ma purtroppo così non è stato, perché "Nonno Pasqualino", ha raggiunto il termine della sua intensa e ricca esistenza. Sin da subito, con le pochissime informazioni in cui mi sono imbattuto, ho avuto la netta sensazione che mi fossi imbattuto in un vero "highlander" del secolo scorso, e per questo vista l'impossibilità di avere una sua intervista, ho insistito per avere documentazione inerente la vita e le pubblicazioni di Pasqualino; troppa era la voglia di carpire i segreti di uno di quegli inossidabili uomini che hanno vissuto le guerre ed i veri cambiamenti politici e sociali di un paese come il nostro.

Spesso mi tornano alla mente i "vecchietti" della mia infanzia, ricordando la loro vigorosità, la loro determinazione e la lucidità con la quale affrontavano ogni giorno della loro esistenza, e nonostante il poco che avevo letto e compreso, Nonno Pasqualino me li ha ricordati ancora una volta. Ricevuta la documentazione che gentilmente mi ha fornito la nipote Anna, ho letto quanto avevo a disposizione oltre a documentarmi anche su internet trovando alcune notizie sparse nel tempo sino alla triste notizie di quest'anno che ne annunciava la dipartita.

Non ho avuto modo di leggere il suo libro, ma dagli articoli che ho letto l'immagine dell'highlander che mi ero fatto ha preso corpo in via definitiva delineando una mia personalissima idea di quale uomo potesse essere immaginandolo quindi semplice ma di grande cuore, retto e integro, attento alle cose della vita al punto di prenderne nota nel corso della sua esistenza da cui poi è stato realizzato il libro come raccolta di racconti "Le Colline della mia fanciullezza (1916-1920) - Portacomaro d'Asti (1910-1920)" come regalo di compleanno per i suoi 100 anni.

Un uomo tutto di un pezzo, come quelli di una volta, che ogni giorno regalano il loro contributo, che sia una sorriso, una parola un gesto di conforto, ogni qualvolta se ne presenti l'occasione. Ognuno degli articoli che ho letto restituisce pressoché sempre la medesima immagine: la semplicità di un uomo che attraversa gli anni sempre con lo stesso spirito e sempre con la stessa determinazione ed attenzione per gli altri. Sia chiaro, non ho la presunzione di dire che conosco l'uomo Pasquale Ricossa, bensì ho l'onestà di ammettere e condividere i pensieri che il personaggio ha suscitato in me, ovvero l'invidia e l'ammirazione per gli uomini del secolo scorso che hanno dimostrato fibra, carattere e doti ben superiori alle nostre che seppur ricchi di tecnologia e cultura, ancora non abbiamo imparato fino in fondo ad affrontare la vita e pian piano stiamo perdendo la capacità di apprezzare l'umanità che ci circonda. 
Ringrazio quindi Anna di avermi concesso la possibilità, seppur indiretta di conoscere suo nonno ed apprezzarne le doti e la grandiosità, permettendomi di ritornare a vedere il mondo con gli occhi di un tempo.