Anni fa, al mare, mi ero appassionata ad un romanzo intitolato Il lago delle lingue morte, che il Secolo XIX pubblicava a puntate... quando, tempo dopo, ho provato a cercarlo su Amazon (le mie vacanze erano finite prima dell'ultima puntata e non ho idea di come vada a finire!!!) ho scoperto che in italiano è ormai fuori catalogo. Della stessa autrice, però, ho trovato questo secondo romanzo, la cui descrizione suonava così:
Secondo una leggenda irlandese, una volta l’anno la selkie abbandona la sua pelle di foca e viene a riva nelle sembianze di una bellissima fanciulla. S’innamora dell’uomo che trova la sua pelle, ma per amarlo deve rinunciare alla felicità.
La favola della selkie ossessiona Iris. Sua madre gliela raccontava ogni sera, nel grande albergo di proprietà della famiglia, prima di morire in circostanze misteriose. Trent’anni dopo, questa madre perduta è ancora molto presente nella esistenza irrisolta di Iris, che vive a New York e aspira a diventare, come la madre, una scrittrice di successo. È per inseguire questo sogno che Iris fa ritorno all’Hotel Equinox. Cercherà di ritrovare l’ultimo manoscritto della madre, l’episodio finale di una trilogia dedicata alle fate foca.
Così, nel grigio presente di Iris irrompe un passato indecifrabile, in cui la verità sulla madre si confonde con il triste destino della selkie. Ma nell’atmosfera rarefatta e decadente dell’albergo, che da un dirupo si affaccia sulle acque scintillanti del fiume Hudson, qualcun altro sta seguendo la stessa pista, e lo fa senza troppi scrupoli.
Inutile dire che, data la mia passione per le selkie (come ho già avuto modo di raccontare anche qui), il romanzo mi ha subito attirata... in realtà le fate foca sono molto marginali, giusto il confuso racconto che viene fatto dei romanzi della madre di Iris e del possibile inedito che ne concluderebbe la storia, ma la storia pian piano avvince e affascina.
Le atmosfere un po' rétro dell'Hotel Equinox, il desiderio di Iris di scrivere -che non posso che comprendere- e la sua ricerca di una propria identità, che emerge in tutto il suo splendore proprio nella pace dell'albergo da cui si era voluta allontanare tanto tempo prima. E anche se si comprende ben presto che c'è sicuramente un mistero da scoprire, nella storia, ci si arriva pian piano, con quella calma a cui, abituati all'azione adrenalinica, non siamo più così abituati.