Brevi note a uso degli antipatizzanti. Se non siete dei fan compulsivi degli ABBA; se le zeppe e i vestiti luccicanti anni 70 non vi incantano; se la sola idea di un musical di Broadway trasportato su un'isoletta greca piena di indigeni sorridenti e pittoreschi sullo sfondo, vi fa venire l'orticaria; se insomma non pensereste mai di andare a vedere Mamma mia!, state in guardia. Durante il film potreste scoprirvi di colpo convertiti, o quantomeno trasportati per poco meno di due ore in un mondo così assurdo e zuccherino da abbattere ogni resistenza a suon di canzoni dannatamente orecchiabili (per giunta sottotitolate, cosa che non guasta) e abilmente cucite insieme da una trama più maliziosa di quanto sembri.
In Mamma mia! infatti c'è una figlia che non sa chi sia il padre, una madre che da giovane si divideva fra tre amanti, quegli stessi ex-amanti che tornano, una ventina d'anni dopo, sull'idilliaca isoletta greca della loro giovinezza fricchettona, segretamente invitati dalla figlia della loro ex (e di uno di loro) alla sua festa nuziale, e naturalmente ignari di tutto.
Gli spettatori più informati vedranno in questa trama un rovesciamento allegramente immoralistico del vecchio Buonasera signora Campbell, amabile commedia del '68 con Gina Lollobrigida nei panni dell'italiana che per vent'anni abbindola i tre soldati americani con cui amoreggiava durante la guerra, lasciando credere a ognuno di loro di essere il padre di sua figlia. Finché i tre ex-militi arrivano casualmente tutti insieme in Italia per conoscere la ragazza...
La simmetria fra i due plot ci dice fino a che punto una fiaba può cambiar segno restando una fiaba. Ma facciamola breve: Mamma mia! non sarebbe nulla senza le canzoni degli ABBA, assai più spiritose e meno datate di quanto avremmo sospettato; e soprattutto senza la strepitosa performance di Meryl Streep, che pur avendo quasi vent'anni più del ruolo riesce a comunicare un'energia, un buonumore, una felicità (artistica innanzitutto) semplicemente irresistibili.
Non era una scommessa vinta in partenza. Quando Meryl Streep corre a zig-zag incontro alle amiche di gioventù appena sbarcate sull'isoletta vestita con cappellone di paglia, salopette jeans e scarpe da tennis, per poi improvvisare insieme un balletto goliardico tutto urli e mossette, ad esempio, il termometro del kitsch sfonda ampiamente il tetto del sopportabile. Ma pochi minuti dopo ecco Meryl ballare sui tetti la sua allegria e il suo sconcerto sulle note di Mamma mia!, e qualcosa inizia a sciogliersi.
Il resto, se vi lasciate andare e pensate che perfino la rigidità e le giacche stiratissime di Pierce Brosnan facciano parte del gioco, può esser preso come una godibilissima prova di professionismo (ogni membro del cast trae forza e simpatia anche dai suoi difetti). O come un'inquietante metafora dell'alleanza fra gerontocrazia e girl power. Ma se la prendete così siete molto, molto di cattivo umore.
In Mamma mia! infatti c'è una figlia che non sa chi sia il padre, una madre che da giovane si divideva fra tre amanti, quegli stessi ex-amanti che tornano, una ventina d'anni dopo, sull'idilliaca isoletta greca della loro giovinezza fricchettona, segretamente invitati dalla figlia della loro ex (e di uno di loro) alla sua festa nuziale, e naturalmente ignari di tutto.
Gli spettatori più informati vedranno in questa trama un rovesciamento allegramente immoralistico del vecchio Buonasera signora Campbell, amabile commedia del '68 con Gina Lollobrigida nei panni dell'italiana che per vent'anni abbindola i tre soldati americani con cui amoreggiava durante la guerra, lasciando credere a ognuno di loro di essere il padre di sua figlia. Finché i tre ex-militi arrivano casualmente tutti insieme in Italia per conoscere la ragazza...
La simmetria fra i due plot ci dice fino a che punto una fiaba può cambiar segno restando una fiaba. Ma facciamola breve: Mamma mia! non sarebbe nulla senza le canzoni degli ABBA, assai più spiritose e meno datate di quanto avremmo sospettato; e soprattutto senza la strepitosa performance di Meryl Streep, che pur avendo quasi vent'anni più del ruolo riesce a comunicare un'energia, un buonumore, una felicità (artistica innanzitutto) semplicemente irresistibili.
Non era una scommessa vinta in partenza. Quando Meryl Streep corre a zig-zag incontro alle amiche di gioventù appena sbarcate sull'isoletta vestita con cappellone di paglia, salopette jeans e scarpe da tennis, per poi improvvisare insieme un balletto goliardico tutto urli e mossette, ad esempio, il termometro del kitsch sfonda ampiamente il tetto del sopportabile. Ma pochi minuti dopo ecco Meryl ballare sui tetti la sua allegria e il suo sconcerto sulle note di Mamma mia!, e qualcosa inizia a sciogliersi.
Il resto, se vi lasciate andare e pensate che perfino la rigidità e le giacche stiratissime di Pierce Brosnan facciano parte del gioco, può esser preso come una godibilissima prova di professionismo (ogni membro del cast trae forza e simpatia anche dai suoi difetti). O come un'inquietante metafora dell'alleanza fra gerontocrazia e girl power. Ma se la prendete così siete molto, molto di cattivo umore.
Questa una recensione fregata a mymovies. La recensione della serata l'han già fatta PaolaClara e le altre su Lerotineis. Divertente, scenografia che ti fa venir voglia di prendere l'aereo e partire, costumi che ci hanno fornito spunti immaginativi favolosi...a quando la serata a tema, tutta lucccicosa?
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