Si sa (o, almeno, qui qualcuno lo sa di sicuro), Laurell K. Hamilton è nota per i suoi romanzi sui vampiri, quelli con cui, insieme a vari animali mannari, si ritrova ad avere a che fare Anita Blake, di professione risvegliante.
Ma con questo romanzo la Hamilton inaugura una nuova serie, con un'eroina nuova di zecca: Meredith NicEssus (o Merry Gentry quando è in incognito), e ci catapulta in un mondo completamente diverso, ossia quello dei sidhe.
E qui nasce il primo problema. Già, perché il romanzo è avvincente, scritto con la solita bravura e sfodera una fantasia non comune, mentre ci descrive pregi, difetti, regole ed abitudini di una corte fantastica... ma lo fa dando un po' troppo per scontato che tutti sappiano qual'è la differenza tra la Corte Seelie e la Corte Unseelie, tra un sidhe ed un fey, tra un goblin ed un brownie... ed invece non tutti sono appassionati studiosi di fate e questo approccio può rischiare di allontanare qualche lettore. A parer mio, sarebbe bastato un bel glossario, magari anche solo al fondo di questo primo romanzo della serie, per risolvere ogni problema!
Ma veniamo alla storia. In un mondo in cui le creature fatate convivono senza problemi con gli umani, ed hanno avuto il permesso di vivere sul suolo statunitense alla sola condizione di non cercare di farsi adorare come divinità, Merry è una sidhe, ossia una fata di sangue reale, e discende dalla Corte Unseelie (quella più oscura, che accoglie anche esseri malvagi ed esteticamente ripugnanti).
Da tre anni è fuggita dalla Corte e si è rifugiata a vivere tra gli umani, protetta da uno pseudonimo e da un glamour che ne nasconde le vere fattezze e la bellezza inumana, per sfuggire alle trame di corte che mirano a vederla morta. Già, perché Merry, il cui sangue non è puro al 100%, è mortale ed all'età di circa 30 anni non ha ancora rivelato alcun potere specifico, il che è considerato intollerabile.
All'inizio della storia, però, per una leggerezza sul lavoro, la giovane, che lavora come investigatrice del paranormale, lascia trapelare il suo vero aspetto ed identità e si ritrova nuovamente a Corte, al cospetto della zia, la regina Andais, che incredibilmente, lungi dal volerla morta, le offre "tutto ciò che un sidhe potrebbe mai volere", alla sola condizione di darle un erede.
Pieno di riferimeni all'iconografia feerica, cui aggiunge sapienti arricchimenti e plausibili spiegazioni, come dicevo il racconto coinvolge e porta il letore in un'atmosfera fantasica e piena di sensualità. Giacché i sidhe hanno un rapporto piuttosto diretto con la fisicità e la sessualità...
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