Arrivo un po' in ritardo sui classici, ma ci arrivo. Il libro è del 1939, considerato il capolavoro dell'autore, John Fante (1909-1983). Sul perché l'ho letto e l'ho letto solo ora, diciamo che è colpa di un test su Facebook. Risultava che io, tra gli scrittori dell'epoca, fossi lui. E mi son chiesta se davvero questo risultato potesse corrispondere. Il che non è fondamentale per la lettura.
La storia è quella di Arturo Bandini, scrittore alle prime esperienze che si trasferisce a Los Angeles per realizzare il suo sogno. Arturo ha vent'anni, è cattolico e ha ovvie origini italiane. La sua carriera di scrittore, con più bassi che alti, tarda a decollare. Mentre è in giro in cerca di ispirazione entra in un caffè e s'innamora di una giovane cameriera ispano-americana con cui ha una relazione fatta di continue provocazioni e punzecchiature, ma che non sboccia mai, se non in lui che ne è ossessionato.
Intanto trova finalmente l'ispirazione per il suo romanzo, un romanzo che scrive e riesce a pubblicare. Ma senza la sua Camilla, tutto gli sembra monco.
Che dire?
Il romanzo è interessante, un po' contorto come può esserlo la mente di un ventenne creativo e bloccato da ogni sorta di senso di colpa. Contorto come la vita dura che deve affrontare per sopravvivere fino alla sua riuscita. Affascinante. Una scrittura che colpisce e che non si fa dimenticare.
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