mercoledì 20 giugno 2012

Biancaneve e il Cacciatore

Mi rendo conto solo ora di non aver scritto neanche una parola sugli ultimi film visti (The Avengers e Men in Black 3D), ma ormai mi sembra un po' tardi per porre rimedio... quindi procedo senza indugi con quest'ultima visione.

Qui la favola popolare, codificata poi dai fratelli Grimm, è vista in una chiave ancor più gotica del consueto e viene raccontata in un'ottica decisamente singolare. E' un peccato, però, che non approfondisca nessuno dei temi che accenna, ma piuttosto tenda un po' al miscuglio con rimandi a tante, forse persino troppe, altre favole e leggende.

La storia la conosciamo tutti: la giovane Biancaneve rimane orfana di madre, il re inconsolabile alla fine si risposa (in questo caso tratto in inganno da una bella donna solo apparentemente indifesa) e successivamente muore (in questo caso per mano della donna di cui sopra, giusto la notte di nozze), lasciando la figlia ed il regno nelle mani della Regina crudele che, ossessionata dal timore di perdere il proprio titolo di più bella del reame, ordina al cacciatore di portare la sventurata Biancaneve nel bosco e di ucciderla.

In questa versione la giovane Biancaneve è tutt'altro che la fragile ragazza a cui si è in genere abituati, ma anzi viene inseguita dal cacciatore perché è fuggita dalla prigione in cui la Regina l'ha fatta rinchiudere sin dalla morte del Re, e si rivela una discreta combattente; la Regina, Ravenna, strega capace di potenti magie, è in realtà una creatura dal cuore inaridito, ferita dalla consapevolezza che gli uomini si invaghiscono della bellezza femminile, usano le donne finché tale bellezza sfiorisce con l'età ed a quel punto le gettano ai cani per cercare una nuova sposa più giovane e fresca; il Principe Azzurro è del tutto inutile, anche per quell'unico scopo che ha nella favola classica (ed anche solo per questa verità il film dovrebbe essere visto da TUTTE le ragazzine, che altrimenti crescono con un falso mito insensato e fuorviante) ed il Cacciatore -vuoi perché Thor è sempre Thor- risulta il vero protagonista della storia.

Ora, sorvolando sul fatto che in quanto a bellezza Kristen-Bella-Swan-Stewart non si avvicinerà neanche mai a Charlize Theron, neppure nelle scene in cui è sapientemente invecchiata e imbruttita, il film è piacevole e sapientemente costruito.Gli effetti speciali sono notevoli, uno su tutti quello dello specchio magico che si liquefa ed assume forma umana per parlare con Ravenna; l'ambientazione spettacolare.

E' un peccato che i pochi aspetti "psicologici" affrontati, ossia in particolare la ragione che ha spinto Ravenna a sviluppare una così radicata misandria e a diventare tanto crudele, siano appunto solo piccoli accenni che non vengono sviluppati. E' altresì un po' fastidioso il continuo infarcire la storia con accenni presi altrove, ad esempio il Principe Azzurro, che in questo caso ha persino un nome, William, che come arciere fa tanto Robin Hood; oppure il fratello albino di Ravenna, con un'imbarazzante pettinatura da paggetto, che nel suo ruolo di tirapiedi della Regina ricorda in modo imbarazzante l'albino del Codice Da Vinci; o ancora i nani che, nonostante un fantastico Bob Hoskins, fanno un po' tanto Compagnia dell'Anello.

Notevole invece l'uso dei simboli, da sempre largamente presenti nelle favole ma spesso non così ripresi nelle trasposizioni cinematografiche: lo specchio e la mela innanzitutto, che mai e poi mai potrebbero mancare; i corvi, che finiscono, come sempre a rappresentare i messaggeri o i "servi" della strega cattiva, secondo quelle superstizioni e preconcetti di derivazione cattolica così difficili da cancellare; ma soprattutto l'incredibile cervo bianco che, in un luogo che mai si penserebbe possa essere profanato dall'arrivo dei malvagi inseguitori, "incorona" Biancaneve come la prescelta, colei che riporterà la luce e la vita nel regno prosciugato da Ravenna (il cui nome, è evidente, nulla ha a che fare con la città, ma bensì con l'assonanza con la parola Raven, corvo)...

Insomma, non posso dire che si tratti di un capolavoro, ma è piacevole e ben fatto, un attimo di favola -seppur in una rilettura particolare- che a volte fa proprio bene. Soprattutto se si va al cinema con una persona piacevole con cui scambiare qualche commento sotto voce azzeccato ed arguto.

mercoledì 6 giugno 2012

Il Risveglio - J.R. Ward

Quando sentivo parlare di questa serie di romanzi "paranormal romance" di J.R. Ward non riuscivo a capire come tante persone potessero essere completamente fuori di testa per i vampiri della Confraternita del Pugnale Nero. Insomma, sono personaggi di una serie di libri, sono vampiri non particolarmente belli nel senso classico, sono degni di un romanzo di Cussler, eppure... Quando ho iniziato il primo libro ho avuto come la smania di finirlo al più presto, come fosse una droga. Era divertente, ironico, scorrevole e assurdo. Anche se non mi ritrovavo a condividere le parole entusiastiche delle altre lettrici non ho potuto staccarmi dal romanzo.

Il primo romanzo della serie vede l'incontro tra Wrath, re vampiro dalla vista debolissima e capo della confraternita, e Beth Randall. Quest'ultima, giornalista a Caldwell e ignara di essere la figlia semiumana del vampiro Darius, sta per subire la transizione. Diventerà una vampira, se sopravviverà al trauma. Inviato da Darius a proteggerla, Wrath prova una fortissima attrazione per la ragazza che diventerà presto un amore travolgente. Il tutto è compicato, come era ovvio che fosse, da una associazione di uomini senz'anima votati all'annientamento dei vampiri, i Lesser. Questi organizzano trappole per i vampiri civili, quelli che vivono pacificamente la loro vita tra gli umani - di cui, tra l'altro, non bevono il sangue - senza farsi notare e desiderano polverizzare i membri della Confraternita del Pugnale Nero, una casta di guerrieri potentissimi e molto affiatati.
Oltre ai Lesser, la polizia di Caldwell, incuriosita da alcuni eventi misteriosi in cui sembra coinvolta Beth e che coinvolgono anche l'amico detective Butch, si mette a indagare su di loro...

Io ci sono cascata. Leggerò piano pianino tutti i romanzi (acquistandoli in brossura in versione il più economico possibile, perché sono una decina (tra l'altro già pubblicati per Mondolibri con titolo diverso - questo, per esempio, é Dark lover; un amore proibito) e non costano poco. Tutti intorno alle 400 pagine eccetto un paio decisamente più voluminosi, scorrono che è una meraviglia. Non sono adatti a un pubblico teen, per ovvii motivi (ma anche per alcuni meno ovvii) però vanno benissimo per una lettura post ombrellone...
Voi fate un po' come vi pare. Io sono condannata e già sono una risaputa lettrice di "schifezze" ;)

mercoledì 30 maggio 2012

Non morta & nubile - MaryJanice Davidson

MaryJanice Davidson è una prolifica scrittrice americana che si occupa principalmente di romanzi cosiddetti "paranormal brillanti" per adulti e per adolescenti. Questo è il primo volume di una serie popolare negli usa, che lei stessa ha definito di "chick-lit vampirico", inserita da DelosBooks nella sua piacevole collana "Vampiri & Paletti".
Betsy Taylor, che potrebbe essere tranquillamente uscita da un romanzo di Sophie Kinsella, ha avuto una pessima settimana: trentenne ancora single, è stana prima aggredita da strani personaggi in un vicolo, licenziata dal suo lavoro di segretaria e infine investita e uccisa in un incidente stradale. Questo avrebbe come minimo dovuto mettere fine alla sua "pessima settimana" e invece... la ragazza si risveglia incredula, ma ben decisa a tornare alla sua condizione di morta. Cosa che, ovviamente, non le riuscirà.
Si scopre che quelli che l'avevano aggredita erano vampiri, che in questo modo l'avevano trasformata (ma solo l'avvenimento estremo della morte fisica aveva completato la sua trasformazione) e, se questo non bastasse a complicare le sue possibilità di riprendere la sua vita come se nulla fosse, i vampiri della città iniziano a vedere in lei la Regina che, secondo una profezia, sarebbe arrivata a salvarli dalla tirannia del malvagio Nostro per governare su di loro con giustizia.
Se poi ci si mette anche un affascinante vampiro che vuole autoproclamarsi suo consorte... le cose importanti che avrebbe da fare (come dedicarsi allo shopping e alle sue amate scarpe) rischiano di finire inesorabilmente in secondo piano...
La definizione di "chick lit vampirico" non potrebbe essere più appropriato, anche paragonando questo romanzo a quelli di Kerrelyn Sparks o di Katie MacAlister (per restare su un genere simile ma non così estremizzato)... Il libro si lascia senz'altro leggere, a tratti diverte, non è spiacevole, ma diciamo che non conquista al punto di volere subito tutti gli altri della serie (e al momento sono già almeno una decina, tutti dal titolo "Non-morta &...").
Il personaggio di Betsy è piacevole, molto riuscito in questa inconciliabilità tra il suo carattere e quelle che sarebbero le sue priorità, ed il ruolo che le vorrebbero attribuire. Il suo primo pensiero sono gli abiti, le scarpe ed il trucco, anche quando si risveglia sotto terra; è umorale, del tutto disinteressata al nuovo mondo che dovrebbe salvare e governare. I vampiri, invece, sembrano la parodia dei peggiori film di serie B.
Come dicevo, piacevole ma nulla più. Pondererò se avventurarmi nell'acquisto del secondo o meno.

domenica 29 aprile 2012

Il Debito

Passato inosservato forse per mia distrazione, ho noleggiato questo film anche a causa del mio interesse per Sam Worthington. Il film è del 2010 per la regia di John Madden, ma si tratta del remake di un film israeliano del 2007. Il cast è di qualità, oltre a Worthington (Avatar e Scontro tra Titani tra gli altri) ci sono una bravissima Helen Mirren (vista recentemente in State of Play) e Tom Wilkinson.

Alla presentazione del libro di Sara, giornalista di Tel Aviv, si racconta di un fatto che nel 1965 coinvolse i suoi genitori, entrambi agenti del Mossad. Partiti per catturare e portare in patria un criminale nazista una coppia di ragazzi, Stephan e David (Worthington) e Rachel, appena giunta dall'Argentina, si mettono all'opera a Berlino Est. Individuato il criminale e studiato il piano non resta che metterlo in atto. Stephan è il capo, determinato e ambizioso, deciso quanto basta ad approfittare di un momento di debolezza di Rachel che invece è attratta da David. Quest'ultimo, votato alla ricerca della verità e della giustizia, rifiuta la ragazza per un solo istante pentendosene amaramente. Ma il piano procede. Loro rapiscono il nazista, tentano di portarlo al treno che lo dovrebbe portare a Berlino Ovest e in Israele subito dopo. Qualcosa non funziona e i tre si trovano a nascondere l'uomo, legato e imbavagliato in salotto, in attesa di un nuovo piano.
Tra un flashback e una porzione di tempo presente si sviluppano le storie dei tre e dell'uomo che inseguivano. Il tempo che passa per tutti mentre ognuno di loro si porta dietro dubbi, sofferenze e rancori. Il senso dello stato che prende il sopravvento su tutto diventa un peso insostenibile, soprattutto quando dopo trent'anni David si suicida prorpio in occasione della presentazione del libro che parla di loro. Quante bugie, quanti rimorsi, quanti segreti tenuti troppo a lungo...

Non sono del tutto d'accordo con la recensione di MyMovies, il film mi è piaciuto anche e soprattutto perché non è un film d'azione. Un film che, come altri, fa riflettere su alcune pagine oscure della storia come la fuga dei criminali nazisti e la loro successiva ricerca fatta con ogni mezzo possibile anche a costo di andare oltre la propria umanità. Un po' come Munich, ma più teso a raccontare dell'aspetto psicologico dei protagonisti. Le loro ragioni, i dubbi e le terribili esperienze passate. Insieme alla ferocia del loro prigioniero, incapace di sembrare umano fino alla fine.
Le interpretazioni sono buone, sia per il terzetto di giovani spie che per le loro versioni adulte. Forse è lento, ma molto intenso. Lo consiglio.

lunedì 16 aprile 2012

Butterfly - Laurell K. Hamilton

Il nono capitolo della saga di Anita Blake è forse quello che finora mi è piaciuto di meno. Forse perché la presenza vampirica e mannara è molto limitata, forse perché fino almeno a metà del romanzo (nemmeno corto, 638 pagine) tutto sembra muoversi a rilento tra dettagli dell'indagine, cura spasmodica nella descrizione delle armi e litigi tra i vari protagonisti. Poi si riprende, ma non ha lo stesso charme dei precedenti.

Anita Blake viene chiamata da un amico in New Mexico. Sebbene l'amico sia il killer Edward, Anita si trova davanti un uomo inaspettato: l'alter ego di Edward, Ted Forrester. Questo Ted ha una vita che Anita non solo non si aspettava, ma nemmeno la concepisce. Cominciano qui i problemi, che si vanno ad aggiungere all'indagine per cui Edward/Ted ha chiamato Anita. Qualcosa (perché non c'è alcuna possibilità che sia un qualcuno) ha scuoiato e mutilato diverse famiglie tra Albuquerque e Santa Fe lasciandone alcune inspiegabilmente vive. Non c'è modo di capire di cosa si tratti per lungo tempo, tempo che Anita occupa litigando sia con Edward che con altri suoi collaboratori che lui ha invitato a partecipare all'indagine. Bernardo, cacciatore di taglie nativo americano donnaiolo, e Olaf. Quest'ulimo, psicopatico e serial killer addestrato probabilmente da qualche ente statale, darà del filo da torcere ad Anita, detestandola cordialmente (all'inizio) e desiderando di ucciderla fin dal primo sguardo.
Fino a quando Anita non avrà una sorta di illuminazione e sarà aiutata dalla Master locale Itzpapalotl a scovare ed eliminare il mostro che si cela dietro a tutto l'orrore che hanno visto i protagonisti.

Il libro, per desiderio dell'autrice, è dedicato quasi esclusivamente a Edward, amico di Anita e suo fidato collaboratore. Un'arma letale, killer prezzolato, uomo misterioso. Tutta la storia, sebbene raccontata dal punto di vista di Anita, riguarda lui. I suoi rapporti, la sua vita o le sue vite, i suoi amici e il suo passato. Forse questo, oltre a vedere Anita fuori dal suo ambiente e senza i suoi amanti (Jean Claude e Richard), rendono il romanzo diverso. Forse sono una tra le poche persone che non l'ha apprezzato come i precedenti, forse il lato più sensuale di Anita non mi turba o non mi spaventa normalmente e quindi non vederlo rappresentato in questa storia mi ha tolto un piccolo piacere della vita... Non so. Fatto sta che se si ama Anita si accetta anche questa storia e si va avanti con i diversi romanzi che vengono successivamente.

lunedì 19 marzo 2012

Venti corpi nella neve - Giuliano Pasini

L'autore di questo giallo italianissimo è uno dei finalisti della prima edizione del torneo in rete organizzato da GEMS. Dopo aver pubblicato in versione e-book con un titolo differente (La giustizia dei martiri) come previsto per i finalisti, dopo aver rivisto il lavoro, l'autore è riuscito a pubblicare in cartaceo con la nuova collana di Fanucci, TimeCrime. Meritatamente.

All'alba del capodanno del 1995 Case Rosse, piccolo borgo dell'Appennino tosco emiliano, viene scossa da un triplice omicidio. Il commissario Serra si ritrova a indagare sotto la pressione del procuratore e del suo ex capo. Lui, che viene da fuori e non conosce bene le dinamiche della comunità, con l'aiuto del collega Manzini e di una sua dote molto particolare si ritrova ad approfondire i fatti mentre nella sua vita si riaffaccia Alice. Rapporti complicati, molte parole non dette, fatti che non vengono raccontati da anni. Fino a giungere con le indagini a un capodanno del passato, quando nello stesso luogo vennero giustiziate venti persone in una rappresaglia contro i partigiani e all'antica ferita di quel borgo in apparenza così tranquillo. Roberto Serra con la sua tenacia riuscirà a ricollegare gli eventi e a risovere, non senza risvolti tragici e nuove vittime, il suo ultimo caso laggiù.

La scrittura scorre fluida, parole chiare, capitoli brevi e sensazioni nette. Il tocco di bizzarro nella dote di Roberto Serra fa la differenza senza rendere il romanzo qualcosa di diverso da quello che è. Un thriller, nuovo e classico allo stesso tempo, con quel tanto di storia italiana che serve a non dimenticare, ricco di sfumature emozionali. Un romanzo che si legge senza rallentamenti, senza una parola di troppo. Complimenti, davvero.

venerdì 9 marzo 2012

Quasi amici

Quasi amici - Intouchables (Intouchables) è un film francese del 2011 diretto da Olivier Nakache e Éric Toledano che in brevissimo tempo in patria è diventato il secondo film di maggior successo di tutti i tempi , dietro il film del 2008 Giù al nord.

Ispirato ad una storia vera, quella di Philippe Pozzo di Borgo (autore di Le Second Souffle) tetraplegico dal 1993, ed il suo rapporto di crescente amicizia con il suo aiuto domestico Yasmin Abdel Sellou, il film ha ricevuto nove candidature ai Premi César 2012 ed ha fruttato il premio come miglior attore all'interprete di origini senegalesi Omar Sy.

Il film racconta lo sviluppo dell'improbabile quanto autentica amicizia tra Philippe, ricco e colto tetraplegico, e Driss, giovane di origine senegalese appena uscito di prigione ed abituato a vivere di espedienti, che viene assunto come badante personale del francese.

Il film si svolge in un lungo flashback che ha inizio in una notte a Parigi, mentre i due uomini sfrecciano a tutta velocità per le vie della città.

Si torna al primo incontro dei due uomini, quando Philippe, alla ricerca di qualcuno che gli faccia da badante personale, anziché scegliere uno dei tanti personaggi qualificati che gli si propongono, opta per il giovane senegalese, che in realtà non ha alcun desiderio di farsi assumere, ma desidera solo che venga controfirmata la lettera di richiesta di assunzione per poter ottenere il sussidio di disoccupazione.

Il periodo di prova inizialmente prospettato al giovane riluttante si trasforma pian piano in un lavoro stabile ed il legame tra i due uomini man mano si approfondisce e porta beneficio ad entrambi: Driss finalmente tratta Philippe come una persona e non come un menomato, arrivando talvolta addirittura a dimenticarsi delle sue limitazioni, e lo fa divertire e tornare a vivere in modo più autentico, mentre Philippe contribuisce ad ampliare gli orizzonti culturali di Driss, oltre a dargli nuove prospettive rispetto alla sua vita di espedienti nella banlieu povera e squallida in cui è cresciuto.

Nessuno riesce a smontare il sodalizio tra i due uomini, nè l'amico preoccupato che presenta a Philippe la fedina penale di Driss, né il resto del personale domestico, che viene a sua volta man mano conquistato dal giovane, né tanto meno i capricci della figlia di Philippe. Nessuno tranne l'inevitabilità del destino, che si presenta un giorno alla porta nelle vesti del giovane cugino di Driss, che in sua assenza si è messo nei guai: sarà a quel punto che il giovane dovrà scegliere di riprendere il suo ruolo in famiglia, ma ormai con ben altre prospettive e valori rispetto all'inizio della storia.

Ma non sarà certo questo a mettere fine al legame tra i due uomini, ormai profondo e incancellabile...

Al contrario di quanto si potrebbe pensare dalla trama così in breve, si tratta di un film a tratti toccante, ma che non scivola mai nel melodramma. Al contrario, sono moltissime le risate, l'ironia, le situazioni buffe.

Credo che il segreto del successo di questa pellicola, che consiglio davvero a tutti, sia proprio l'intelligente leggerezza e delicatezza con cui affronta un argomento così serio e pesante come il dramma di un uomo che, a causa di un incidente, è incapace di muovere qualsiasi parte del corpo dal collo in giù. Senza mai essere irrispettoso, butta alle ortiche il politically correct ad ogni costo diventando così autentico e di volta in volta serio o buffo, riflessivo o semplicemente divertente.

Davvero un gran film, da vedere!!!