domenica 19 giugno 2016

Pagine e Pop Corn - Intervista a Donatella Perullo

Diamo il benvenuto nel nostro foyer a Donatella Perullo, autrice napoletana nata con la scrittura nel cuore, che lavora alacremente per riuscire a realizzare il suo sogno di artista. Alcuni dei racconti di Donatella sono stati premiati in concorsi letterari o pubblicati sulla Romance Magazine, sulla Writers magazine e in numerose antologie. Nel novembre del 2014 ha pubblicato il suo romanzo d’esordio, il fantasy fiabesco Lacrime d’Ametista primo di una trilogia intitolata Il Fato degli Dei e nel giugno 2015 ha sperimentato l’auto pubblicazione, diffondendo sulla piattaforma Amazon Nemesi, una zombie novel di forte impatto.

Cominciamo parlando di te: film o serie tv? Per quale motivo?
Ho una predilezione per il cinema, che ha influito molto nella crescita del mio immaginario fantastico. Appartengo a una generazione molto fortunata, cresciuta nel periodo in cui il cinema ha goduto della rivoluzione apportata da grandi pellicole innovative come Star Wars, Ritorno al futuro, Indiana Jones, ET, Incontri ravvicinati del terzo tipo, Terminator e altri che hanno comunque segnato la storia della settima arte come Lo squalo, Grease, Gosthbuster. I film che ho amato nella mia adolescenza sono talmente tanti che se volessi elencarli tutti rischierei di annoiarvi, ma chi come me ha subito lo stesso colpo al cuore vedendo Han Solo imprigionato in un blocco di carbonite, potrà capirmi. D’altro canto in quel periodo arrivavano in Italia, anche se con diversi anni di differita, i primi telefilm d’oltreoceano, tra i quali la serie Starsky & Hutch regalò una bella sferzata d’energia al palinsesto televisivo e grandi emozioni alla me bambina che aspettava l’episodio settimanale come un’assetata in cerca d’acqua. In linea di massima, però, le produzioni televisive erano, sì divertenti e interessanti ma prive delle innovazioni che il cinema stava apportando in quel periodo. Oggi è tutto diverso. Ci sono telefilm che non hanno niente da invidiare alle grandi produzioni cinematografiche. Basti pensare a serie come Once Upon a time e al Il trono di spade, The walking dead o a polizieschi come True detective, Criminal Minds, Castle, ne potrei elencare decine e non posso dimenticare i miei beniamini, quelli che ormai sono per me come persone di famiglia, gli adorabili nerd di The big bang teory. Il cinema in questo periodo, invece, a mio parere sta subendo un calo di creatività. Le sceneggiature originali sono rarissime e impazzano i film che si rifanno ai fumetti e a libri di successo o remake di film di altre nazioni o di altri tempi. Sto parlando troppo, vero? È che avete toccato un argomento che mi appassiona quasi quanto la scrittura (sorride imbarazzata). Tranquilli, arrivo al dunque. Tra film e telefilm nel mio cuore vinceranno sempre i primi perché nulla può equiparare l’emozione della sala che diventa buia e dello schermo che s’illumina d’immagini da sogno. A mio modestissimo parere, l’impatto emozionale di una buona pellicola difficilmente potrà essere raggiunto da una serie televisiva, per quanto valida possa essere. Questo anche per colpa delle produzioni, soprattutto quelle USA che sono spesso ripetitive e prevedibilissime per lo spettatore esperto e smaliziato. In più molto spesso e serie, soprattutto quelle di successo, tendono a essere procrastinate oltre le possibilità creative degli sceneggiatori che finiscono con l’incartarsi e deludere lo spettatore, rovinando anche le belle sensazioni donate fino a quel momento e lasciando l’amaro in bocca.  In conclusione (era ora, direte) film fino alla fine!

Se fossi il protagonista di una serie tv? E se fossi un film?
Magari! Sarebbe un sogno che si realizza. Sin da piccolissima il mio desiderio più grande è stato quello di riuscire ad andare oltre lo schermo insieme ai miei personaggi preferiti. Allora avrei voluto essere la principessa Leila e lottare al fianco di Han e Luke o Sara Connors in Terminator e salvare Kyle Reese oppure Chrissy Snow (Che non è parente di John) e dividere l’appartamento con Jack Tripper e Janet Wood in Tre cuori in affitto. Oggi quel sogno esiste ancora, ma le scelte ovviamente sarebbero diverse. Sarei felice di potermi sedere sul divano insieme a Sheldon Cooper, di indagare con il brillante Castle, di sostituire Claire in Outlander, ma sarebbe fantastico anche essere un Avenger, la protagonista di un avventuroso poliziesco accanto a Bruce Willis o prendere il posto di Katniss Everdeen agli Hunger Games, ma anche impersonare Giselle di Andalasia in Come d’incanto.
Quanto e come influisce ciò che guardi con ciò che scrivi?
Sono in tanti a dirmi che, leggendo le mie storie, hanno avuto la sensazione di guardare un film. Per me questo è un enorme complimento perché vuol dire che ciò che scrivo riesce a essere immediato e a entrare nell’immaginario del lettore. Mi piace pensare che l’amore per il cinema abbia influenzato positivamente la mia vena artistica e il mio modo di scrivere. In effetti, anche se non mi lascio influenzare da trame già viste o da storie già sentite, è certo che mentre creo immagino la storia come un film di cui ho nel mio cuore scelto il cast e lo vivo emozionandomi, proprio come davanti a un grande schermo ravvivato da effetti speciali. È probabile che questo mio modo di comporre influenzi il mio stile di scrittura e la costruzione della trama, ma non l’originalità del racconto.

Pillola rossa o pillola blu? (In caso non si conoscesse Matrix: “Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie e vedrai quanto è profonda la tana del bianconiglio.”) Fantasia o realtà?
Matrix! Come ho fatto a non citarlo tra i miei film preferiti? Sono una testona, ma ricordarli tutti capirete che è impossibile. Pillola rossa forever! Come potrei rinunciare alla fantasia? È il mio pane quotidiano e l’unico biglietto possibile verso la speranza della felicità.

Genere preferito, letterario e cinematografico
Amo i film d’azione, i romantici non strappalacrime, i thriller, i film di fantascienza, quelli fantastici e le commedie se non sono demenziali. Quando leggo i gusti rimangono pressappoco gli stessi. Amo i classici, dai quali ho sempre qualcosa da imparare e i libri che mi facciano pensare, ma senza deprimermi. Mi piace leggere quelle storie che riescano a trasmettere messaggi senza diventare tediosi e soprattutto amo la letteratura cosiddetta d’evasione: i buoni thriller, i romance, i gialli, i fantasy (soprattutto i distopici) e i romanzi di narrativa che non abbiano la pretesa di insegnare al lettore a vivere.

Quale regista vorresti scegliesse il tuo libro per farne un film e con quale cast per interpretare i tuoi personaggi?
Gioco bellissimo, questo, che ho fatto decine di volte, ma che non condividerò con voi per quanto riguarda il cast che sceglierei e c’è un motivo. Quando scrivo una storia, ho chiarissimi in mente sia il carattere di ogni singolo personaggio che il loro aspetto fisico. È ovvio che per il fisico m’ispiri ad attori che trovo piacevoli e attrici che mi sono simpatiche, ma so bene che ciò che può sembrare bello o simpatico a me può non fare lo stesso effetto sugli altri.  Per questo preferisco non rivelarvi chi sono gli attori e le attrici che nel mio immaginario hanno prestato il loro aspetto fisico ai miei personaggi. Forse comprenderete il mio riserbo, ascoltando l’aneddoto che mi ha fatto decidere che non avrei mai più rivelato a chi pensavo mentre scrivevo. Tempo fa leggevo un romance di una scrittrice inglese. Era una lettura divertente e distensiva e la scrittrice descriveva il personaggio maschile come un uomo maturo, forte, dalla corporatura massiccia e mascolina, dal carattere brusco e modi piuttosto spicci. Nel mio immaginario avevo sovrapposto a questo tizio un bel Gerard Butler (chi più mascolino di lui) verso la fine del romanzo, invece, la scrittrice si fa venire a bella idea di definire il personaggio un George Clooney rude. Ebbene, mi passò tutta la fantasia e mi rovinai il finale del romanzo. George mi è simpatico, l’ho seguito sin dai tempi di E.R. e l’ho apprezzato in decine di film, lo ammiro come persona e credo che sia intelligente e colto, ma per quanto mi riguarda, ha il sex appeal di un carciofo. È evidente che i miei gusti in fatto di uomini, sono diversi da quelli della scrittrice inglese e chissà di quante altre persone e questo mi è servito da lezione. Da quel momento non mi sono mai più sbilanciata a rivelare le identità fisiche dei miei personaggi perché preferisco che ognuno li immagini come meglio crede e li senta propri. Per quanto riguarda la scelta de regista è diverso. Datemi Steven Spielberg, Ron Howard, James Cameron o Robert Zemeckis (che ringrazierò per sempre anche per il meraviglioso Forrest Gump) e sarò felice di confidare a loro il cast completo. P.S.: Se bisogna sognare, meglio farlo in grande.  


Raccontaci un po’ del tuo romanzo…
Ho due romanzi di cui potrei parlarvi, lo farò brevemente di entrambi. Sono due storie molto diverse tra loro, in tutto. Il primo è un fantasy classico, dalle atmosfere medioevali, che parla di avventura e d’amore: amore materno, amore fraterno, amicizia, amore desiderato e amore rifiutato che si tramuta in odio. S’intitola Lacrime d’Ametista ed è il primo volume della trilogia Il fato degli dei. È una storia ricca di magia e creature fantastiche, di luoghi incredibili e colpi di scena inaspettati. Amo molto questa trilogia che considero la mia fatica più importante e alla quale ho dedicato finora quasi cinque anni di lavoro. Il primo volume è stato pubblicato dalla Butterfly Edizioni e spero che presto vedranno la luce anche gli altri due libri della trilogia.
L’altro romanzo che come dicevo è diametralmente opposto al primo, è intitolato Nemesi ed è uno zombie horror piuttosto particolare che ho deciso di pubblicare in self su Amazon, curiosa di provare anche questo tipo di esperienza. È una storia dura, nata da un’ispirazione inaspettata e scritta in un tempo relativamente breve se rapportato ai tempi biblici che ho dedicato a Il fato degli Dei. La protagonista di Nemesi è una giovane veterinaria campionessa di Pentathlon che si trova a combattere una battaglia atroce contro il suo stesso padre, creatore di una razza di zombie pensanti che vogliono conquistare il mondo. Anche questa è una storia cui tengo molto e che mi ha regalato grosse soddisfazioni. Come dicevo sono due romanzi diversissimi tra loro che però hanno saputo regalarmi forti emozioni e che hanno in comune un’altra cosa molto importante e della quale mi sono resa conto solo dopo averli stilati: subiscono l’influenza della mia passione per il cinema.
È previsto un sequel, o un prequel? Uno spin off?
Di Lacrime d’Ametista, come dicevo, ho già scritto gli altri due volumi della trilogia, che sono in attesa di pubblicazione. Non credo che scriverò mai un sequel, ma potrei cedere all’idea di scrivere un prequel o anche uno spin-off perché la grande quantità di personaggi e a complessità della storia si presta a un’idea simile. Per Nemesi, invece, che è un romanzo breve, ho l’intenzione di scrivere un seguito e spero di riuscirci molto presto.
Altri progetti?
Una gran quantità, forse troppi e credo proprio che dovrò mettere un freno alla mia frenesia di fare se non voglio andare in overbooking! Sto lavorando a una raccolta di racconti, sto revisionando un thriller scritto qualche anno fa e sviluppando la trama di due romanzi che spero di scrivere di cui uno è il seguito di Nemesi e l’altro un romance (ebbene sì vorrei provare a cimentarmi anche in questo genere).
Se qualcuno volesse seguirti, dove ti può trovare?
Non ho un blog, non avrei tempo di seguirlo perché dedico tutto il tempo libero alla scrittura. Ho un profilo facebook e lì pubblico le notizie sulle novità che riguardano la mia passione per la scrittura, ho anche un profilo Twitter, ma non lo seguo molto e anche su istagram ci sono a singhiozzi. Se qualcuno volesse leggere Nemesi può trovarlo su Amazon in formato e-book, mentre Lacrime d’Ametista è stato pubblicato solo in formato cartaceo ed è disponibile otre che sugli store online, anche in libreria.
Trovate qui "Nemesi"
E qui "Il fato degli dei"

La tua “Corazzata Potemkin”, sia letteraria che cinematografica? Ovvero, cosa non ti piace proprio?
Non mi piacciono i film di guerra, tranne rarissime eccezioni, e ancora meno i film tragici che lasciano presagire fin dall’inizio finali tristi. C’è già la realtà di tutti i giorni che ci ricorda quanto è difficile vivere. Nella letteratura, invece, non sopporto quegli autori che arzigogolano i loro pensieri facendo di tutto per complicare la vita del lettore. Quando ho la sensazione di trovarmi davanti a un narratore che cerca di far sentire stupido chi legge e dimostrare la propria saccente superiorità, lo depenno dalla lista degli autori da leggere e mi avvalgo della facoltà di abbandonare il libro, anche dopo pochi capitoli.

E ora diamo inizio allo show.

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