Sto invecchiando, non sono mai stato un divoratore di libri da 60/70 all'anno ma i miei 2 al mese riuscivo a leggerli, senza contare i fumetti, che ora hanno creato 3
colonne sul comodino. Questo libro credo di averci messo la bellezza di 3 mesi a leggerlo, e devo dire che è il mio genere. Anzi è proprio il modo con cui vorrei scrivere e
di cosa vorrei scrivere. A mia difesa posso dire che però questo libro in realtà è una trilogia, sono ben 3 libri incollati. Lansdale è un grande o un glande. Leggere è
riuscire a farsi trasportare in un altro mondo, e staccarsi da questo, il problema è quando non capisci quale è questo e quale è quello. Perché molto spesso il mondo nel
quale pensi di vivere non è quello in cui tu vivi, come se per il mondo non sei nessuno per qualcuno sei il mondo. A volte basterebbe non pensare, "A volte è meglio non
pensare troppo. I pensieri possono metterti nei guai." E soprattutto non farsi domande.
"Il fatto è che questo mondo è pieno di spiegazioni insoddisfacenti, mentre le rivelazioni sono pochissime, se pure ce ne sono.". Uno vorrebbe solo cose semplici e cerca di
ottenerle nel modo più complicato. Bisognerebbe avere solo il coraggio di parlare e dire quello che si pensa.
"Volevo che le cose obbedissero a un disegno preordinato, che esistesse una grande forza superiore dotata di senso dell'ordine.", ma siamo i primi a non volere l'ordine,
noi dobbiamo essere il caos. O meglio sognamo, speriamo di esserlo per gli altri. Ma "Non sono il tipo giusto come messia. Ho un brutto carattere.". Sono solo un povero
uomo, almeno credo, "Io sono umano. Puoi fare in modo che una macchina abbia fame, voglia di scopare e di bere Coca-Cola?". Cosa siamo? "Siete quello che siete". Troppe
domande e nessuna risposta, "Quello che volete è sapere la verità ... tutti vogliono sempre conoscere la verità." ma quale verità? La verità che non ci infastidisce, la
verità che piace a noi, che ci rende felici, ma "Non è sempre così con gli essere umani? Non sono mai felici."
Leggere è scappare, e "vivremo quello che abbiamo.".
"Un giorno, d'improvviso, uno si trova ad aver finito le scuole superiori, felice come un bruco nella cacca; si sveglia con l'uccello duro, passa le giornate seduto con le
mutande macchiate di piscia e i piedi appoggiati sopra la bocchetta del consizionatore, con l'aria fredda che gli soggia sulle palle, e la prima coas che gli succede è che
viene crocifisso." "E' stato Satana. Dio non punisce. L'uomo e Satana puniscono."."Tutto passa, e tu resti fregato".
"Come difesa contro la realtà ho imparato a dormire anche in circostanze piuttosto serie." Ma "Dormi sodo, quando sei depresso e completamente esausto." o semplicemente
impasticcato da medicine. "Avevano imparato che le immagini erano la realtà.". "Popolang Cassidy" mi piace questo nome, se dovessi avere un cane lo chiamerei così, sono
vecchio anche per avere un cane. Il mio cane mi ha mangiato questo libro. Qualcuno dice che l'uomo è migliore degli animali ma non è vero e l'amore non esiste: Due che si
amano "Sono parassiti che si nutrono l'uno dell'altro, che cercano di ricavare un essere intero da due metà di esseri." Ma esistono altri amori: "L'istinto materno è sempre
una bella cosa", "Mia madre se ne andò quando avevo 11 anni. Pensai a lei per qualche giorno dopo che se ne fu andata, ma non mi mancò mai. Non era mai stata niente di più
che una persona in giro per casa, che faceva questo e quello in vestaglia e ciabatte, con la schiena spezzata. Mangiava un sacco di dolci e beveva un sacco di caffè e
prendeva un calmante per i nervi, che si versava da una bottiglia in un cucchiaio da cucina. Mi parlava raramente e non preparava mai da mangiare. Mi arrangiavo da solo.
Sono cresciuto a base di Coca-Cola e Twinkies. I personaggi della tv mi parlavano al suo posto.". "Questo spiegherebbe perchè il mondo sta crollando a pezzi.. al nostro
creatore non frega un cazzo di noi. Ho sempre pensato che, se esisteva un creatore, doveva essere qualcosa di meglio del vecchio ed egoista Dio cristiano, che vuole essere
amato e adorato mentre ci uccide, ci fa ammalare e ci fa soffrire..."
"E questo significava che era stato qualcun altro e non George Lucas a realizzare Star Wars?".
La camera ha poca luce
E poi è molto più stretta di come da giù immaginavo
Ho pensato molto a lei qua dentro
L'immaginavo sempre sola
Chissà con che diritto poi
Mettiti a sedere, cosa vuoi da bere, quello che hai purché sia forte
Torno tra un momento, cerco un argomento, recitare la mia parte
Già perché c'è sempre una parte da recitare
Si farebbe un secolo prima per lui e per lei
Se lei tornasse vestita soltanto del bicchiere...
"Hai avuto la tua parte, ricordatela bene, perché non si ripeterà
Sarà capitato anche a voi, con la più figa che abbiate mai avuto, o forse l'unica.". Punto, dissolvenza, buio..."La luce non può essere apprezzata senza il buio.".
Titoli di coda... in una vita senza capo né coda.. un bubbone che scoppia ... pus come fosse Blob...
"In un certo senso, non era meno dignitoso che invecchiare, cagarsi addosso ed essere mangiato da dentro. Ovviamente, se fossi stato a casa, sarei anche potuto morire di
qualcosa di rapido, tipo un infarto all'età di ottant'anni, mentre ero a letto con un venticinquenne scatenata che mi aveva infilato il mignolo nel culo.".
Recinzioni Selvagge
Blog a recensioni sparse
martedì 9 maggio 2017
lunedì 12 settembre 2016
Pagine e Pop Corn - Intervista a Maria Lidia Petrulli
Diamo il
benvenuto nel nostro foyer a Maria Lidia Petrulli: nella vita faccio la
psichiatra e la psicoterapeuta, anche la scrittrice, quando il tempo me lo
consente.
Cominciamo
parlando di te: film o serie tv? Per quale motivo?
Mi piace moltissimo il cinema per cui la mia scelta ricade senza
esitazioni sui film, che si tratti del piccolo o del grande schermo, non fa
differenza. Seguo anche alcune serie tv ma sono davvero poche e non riesco ad
appassionarmi. Il film è come un libro visivo, ho la possibilità di seguire la
storia dall’inizio alla fine, calarmici dentro e vivere i personaggi,
sceglierli, identificarmi, sognare, agire, vivere con loro, come quando leggo
un romanzo. Le serie sono spesso troppo brevi, superficiali, ripetitive e capita
che la qualità di storie e attori non sia molto elevata. Di conseguenza, il mio
genere è il film.
Se fossi
il protagonista di una serie tv? E se fossi un film?
Se fossi la protagonista di una serie tv, probabilmente mi
annoierei dopo il terzo copione, oppure, se proprio andasse bene, dopo la prima
stagione proporrei al regista di farmi scomparire con una bella e onorevole
morte. Naturalmente mi riserverei il ruolo di donna-eroina che combatte il
male, indifferentemente se in versione fantasy, poliziesca o quant’altro,
l’importante è non trovarmi dentro il romance, non è il mio forte.
Se fossi un film, vorrei raccontare una storia vera ma
surreale, densa di pathos, una storia forte, di quelle che lasciano il segno,
che ricordi e che rivedi volentieri: ci sono film che rivedo tutte le volte che
li trasmettono, anche se li ho visti altre dieci volte.
Quanto e
come influisce ciò che guardi con ciò che scrivi?
Prendo spunto da tutto quel che attira la mia curiosità, che
sa colpirmi, in genere si tratta di immagini che poi traduco in parole,
qualsiasi stimolo è buono per creare un’altra storia. Perciò un fotogramma, una
frase del film che sto guardando, possono dare l’idea per un romanzo. Non
dimenticherò mai l’influenza che ha avuto il film Intelligenza Artificiale sull’elaborazione
della trilogia Il Volto Segreto di Gaia, anche se credo di averla iniziata
prima di aver visto il film, che mi ha sbattuto ancor più in faccia le
problematiche legate alla sperimentazione genetica.
Pillola
rossa o pillola blu? (In caso non si conoscesse Matrix: “Pillola azzurra, fine
della storia: domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che
vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie e vedrai quanto è
profonda la tana del bianconiglio.”) Fantasia o realtà?
Istintivamente, ti rispondo Pillola Rossa, la fantasia è uno
dei tanti parametri che ha l’intelligenza per conoscere e interpretare la
realtà, semplicemente predilige il canale delle metafore. È un modo diverso di
esplorare la quotidianità, è un linguaggio, non sono mai riuscita a concepire
realtà e fantasia come due elementi in contrapposizione, piuttosto si
completano. Del resto, qualsiasi lavoro sul reale è comunque frutto di
un’elaborazione dei dati di realtà operata dalla fantasia, a meno di non
parlare di cronaca o documentario. In tutti i romanzi o racconti che ho
scritto, che siano fantasy o mistery o che abbiano preso spunto dalla realtà
nuda e cruda, ho sempre lavorato affinché reale e fantastico fossero ben dosati
fra loro. Persino nell’antologia La Bambina Che Voleva Essere Trasparente, in
cui personaggi e le storie nascono da solidi dati di realtà, la fantasia non
può fare a meno di apportare il suo contributo, altrimenti non ci sarebbe
nessuna elaborazione e nessun pathos, sarebbe una banale riproduzione. Inoltre,
andare a esplorare la tana di Biancoconiglio, vedere quant’è profonda e cosa ci
sia ancora di non svelato, mi piacerebbe moltissimo e poi che c’è di male?
Aggiungiamo per gli iper razionalisti. Non siamo meno adulti né meno bambini
:-D
Genere preferito, letterario e cinematografico?
Leggo e guardo tutti generi purché di buona
qualità, mi lasci un’idea, un desiderio, la scoperta di qualcosa che non
conoscevo, insomma, che mi apra altre porte; non ho una gran passione né per
l’horror che per il romance, ma se mi capita qualcosa fra le mani e mi
incuriosisce, non c’è motivo per cui non lo legga; ho una predilezione per lo
storico, la narrazione psicologica, il fantastico e la fantascienza,
l’importante è che il racconto sia bello, ben costruito e che mi faccia leggere
un’altra vita, che mi mostri un altro punto di vista.
Quale regista vorresti scegliesse il tuo libro per farne un
film e con quale cast per interpretare i tuoi personaggi?
Sarò banale ma non ho dubbi: Peter Jackson e il
cast de Il Signore degli Anelli sarebbero un grande onore per la trilogia Il
Volto Segreto di Gaia, e già che si può sognare, mi piacerebbe che la colonna
sonora fosse composta da Howard Leslie Shore. I personaggi
della trilogia sono talmente numerosi e diversi, che il cast ci andrebbe
proprio al completo.
Raccontaci un po’ del tuo romanzo…
In questo momento, posso parlare di due
pubblicazioni che vanno in parallelo: la trilogia Il Volto Segreto di Gaia ed Emilie
Sanslieu. La Bambina che Voleva Essere Trasparente è un’antologia frutto di un
primo premio letterario.
La trilogia è un fantasy/fantascienza nata una
decina di anni fa, affascinata com’ero, e sono tutt’ora, da quel che riguarda
l’intelligenza artificiale, il possibile futuro del nostro pianeta e la
conseguente evoluzione dell’essere umano. È stata l’occasione per fare un
viaggio, non solo nello spazio ma anche nel cuore delle tante razze che ho
inventato e dei numerosi personaggi, la possibilità di descrivere gli
avvenimenti e i paesaggi che hanno preso corpo mentre scrivevo, parlare
d’amicizia e d’amore, di magia e di realtà, di tutto ciò che è diverso e fa
paura. È stato davvero un bel viaggio, mi sono divertita mentre scrivevo,
perché anch’io ero dentro la storia, in particolare l’ultimo volume, Ritorno Al
Mondo Azzurro, che ho scritto in pochi mesi, un vero miracolo, solo due anni
fa. In questo romanzo ho condensato tutto quel che ho maturato, come stile e
come storia, nei tanti anni che gli ho dedicato. Alla luce del poi, si rivela
un racconto attuale, sia per quel che sta accadendo al pianeta da un punto di
vista ecologico, sia per la barbarie che lo sta sconvolgendo: quando la
fantasia precede la realtà… purtroppo.
Emilie Sanslieu, invece, è una saga fantasy per
giovani lettori. Ho cercato di creare una specie di mondo parallelo, dove lo
scenario di sfondo è l’universo, in cui agiscono personaggi provenienti da
costellazioni e mondi diversi, non solo umani come Emilie ma multirazziali,
IAA, intelligenze artificiali astrali, estinti e mutaforme, oltre a draghi,
elfi, zaratan, erbe dello smarrimento… Ho immaginato porte che separano i mondi
e varchi spazio-temporali, e la magia non scaturisce da una bacchetta magica ma
dalla musica: un flauto, il grande amico di Emilie. Non ho immaginato
quest’ultima come la sola eroina, il centro dell’attenzione, poiché le
soluzioni alle tante avventure dipendono dalla collaborazione di molti. Credo
che in questa storia, bambini e ragazzi trovino una risposta a quel che vivono nel
loro mondo interiore e non solo, la realtà quotidiana in cui è tanto difficile
a volte districarsi. Poiché le risposte che ho avuto sinora sono molto
positive, il romanzo è stato adottato come lettura alternativa anche in alcune
scuole, e non solo i bambini/ragazzini ne sono stati attirati ma anche molti
adulti… Alcuni più dei bambini, tanto da contendersi il libro. Diciamo che
l’entusiasmo, come risposta non manca e questo mi fa molto onore.
È previsto un sequel, o un prequel? Uno spin off?
La trilogia Il Volto Segreto Di Gaia è
conclusa, va bene così, con essa si chiude un capitolo, anche della
sottoscritta; Emilie Sanslieu invece continuerà, non so ancora fin dove vorrò
spingermi. Il primo volume è uscito due anni fa e il prossimo settembre sarà
pubblicato il secondo: Emilie Sanslieu Nella Costellazione del Drago-Glinor.
Quest’ultimo volume lo trovo particolarmente “vivace”. Emilie incontra
personaggi particolarissimi che saranno i suoi compagni ed entrerà nel
fantastico mondo dei draghi, quello meno conosciuto, quello dal significato più
arcano. E il mondo delle pietre e del loro potere svelerà la forza che sta
nella terra.
Altri progetti?
Progetti ce ne sono tanti, per ora ho messo da
parte il fantastico per dedicarmi a storie più reali che ci toccano da vicino,
ho in mente un racconto da scrivere in francese, lingua che, vivendo in
Francia, apprezzo sempre di più per le sue qualità ironiche, ma penso che sia
pura follia e praticamente impossibile.
Se qualcuno volesse seguirti, dove ti può trovare?
Ho sia due pagine facebook, di cui una è il
profilo normale e l’altra una pagina autore, e un blog: http://lidiahelene.blog.tiscali.it purtroppo non ho
tantissimo tempo da dedicargli.
Per gli acquisti:
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La tua “Corazzata Potemkin”, sia letteraria che
cinematografica? Ovvero, cosa non ti piace proprio?
Questa è forse la domanda più difficile, mi
viene da dire Bollywood per quel che riguarda il cinema, il massimo del
degrado; Per quel che concerne la letteratura, L’isola del Giorno Prima di
Umberto Eco era stato un vero delirio, poi molti sono stati i libri che ho
letto a balzelloni, come dico io, una pagina ogni venti, tanto è sempre lo
stesso, perché la scrittura o la storia non mi piacevano.
E ora diamo inizio allo show.
domenica 4 settembre 2016
Pagine e Pop Corn - intervista a Valerio Dalla Ragione
Diamo il
benvenuto nel nostro foyer a Valerio Dalla Ragione, classe 1995, toscano,
studente di economia a Copenaghen.
Cominciamo
parlando di te: film o serie tv? Per quale motivo?
Non avendo mai avuto la televisione, la risposta potrebbe
sembrare ovvia, ma preferisco comunque argomentare: raramente mi avvicino (e
soprattutto affeziono) alle serie tv proprio per il fatto che sono programmate
per un mezzo di comunicazione, la televisione, che per forza di cose presenta
uno stile narrativo commerciale che non riesco a sopportare.
Se fossi
il protagonista di una serie tv? E se fossi un film?
In verità essere il protagonista è una cosa che solitamente
evito, ma se c'è un personaggio di qualche film che può rappresentare al meglio
il modello a cui aspiro, allora direi Norther Winslow , il
poeta (interpretato da Steve Buscemi) di Big Fish.
Quanto e
come influisce ciò che guardi con ciò che scrivi?
In modo certamente più incisivo delle mie letture, in quanto a
contenuti: ovviamente poi sono la lettura e la scrittura che migliorano lo
stile, ma il cinema mi è sempre necessario nella costruzione di immagini
mentali che poi riutilizzo nella costruzione dei miei testi.
Pillola
rossa o pillola blu? (In caso non si conoscesse Matrix: “Pillola azzurra, fine
della storia: domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che
vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie e vedrai quanto è
profonda la tana del bianconiglio.”) Fantasia o realtà?
Non si potrebbe fare un po' entrambe? Personalmente le vedo
come due pozzi ben distinti – ed evito quanto più possibile di attingere da uno
solo. Figuriamoci caderci dentro...
Genere preferito,
letterario e cinematografico?
Per
anni mi sono circondato di due “soli” mondi: fantascienza (cinema e
letteratura) e romanzo cinese classico (che forse per me esemplifica
l'assurdo). Nonostante la fantascienza rimanga per me il genere “massimo”, sto
allargando in fretta il mio spettro visivo.
Quale regista
vorresti scegliesse il tuo libro per farne un film e con quale cast per
interpretare i tuoi personaggi?
Questa
è una domanda non da poco, devo dire. Sinceramente non ci ho mai pensato (meno
di tutto al cast), ma in quanto il mio film preferito in assoluto è quel Blade
Runner che Ridley Scott mise in scena dalle pagine di Dick, allora direi
proprio Scott. Anche perché la sua regia è stata per lungo tempo una fonte di
ispirazione per me...
Raccontaci un po’
del tuo romanzo… È previsto un sequel, o un prequel? Uno spin off?
Più
che un singolo romanzo, il mio progetto è una trilogia completa (di cui il
secondo volume dovrebbe uscire a breve), che deve essere letta come un'unica
storia, sebbene copra oltre seimila anni di evoluzione. Ma andando in ordine e
senza spoiler: la trilogia di Selène prende luogo in un eventuale futuro che ha
già visto una progressiva dissoluzione della società umana che conosciamo
adesso, e gli avvenimenti mostrano via via le successive ricostruzioni e
distruzioni delle varie realtà che si vengono a creare. In questo si possono
trovare megalopoli futuristiche e lotte ideologiche, Stati militari
all'avanguardia e società rurali dimenticate dal tempo, in cui si verificano
bizzarri fenomeni linguistici e sociologici. Scenari desolati di città
disabitate e rivoluzioni scientifiche si alternano nella continua nascita e
caduta di nuove popolazioni.
Per
concentrarmi sul primo e unico volume pubblicato al momento, Selène, tratta di
avvenimenti verificatisi all'apice di questa ricostruzione della società umana,
dove la quasi totalità della popolazione mondiale (e non) ha trovato la propria
collocazione ideale in poche ma gigantesche città che ospitano decine – quando
non centinaia – di milioni di persone. Per quanto i governi legittimi siano in
grado di mantenere il potere su questi immensi nuclei abitativi, non tutto può
essere previsto e tenuto sotto controllo...
Altri progetti?
Troppi,
forse. Oltre ai miei impegni universitari (sono studente di economia), sto
componendo colonne sonore per vari progetti che al momento vorrei non rivelare,
e nel frattempo mi sto organizzando per partecipare a concorsi di composizione
orchestrale mentre nel cassetto ho una raccolta di racconti in danese
archiviati da troppo tempo, oltre allo studio della lingua cinese che coltivo
da me.
Nei
ritagli di tempo mi attrezzo per trovare un buon psichiatra.
Se qualcuno
volesse seguirti, dove ti può trovare?
Su
Facebook si può trovare la pagina della saga: “Selène – Saga di fantascienza”,
dove condivido aggiornamenti sull'evoluzione della trilogia (quando ne ho). Ho
inoltre un profilo da autore nella community Writer's Dream, in cui si possono
trovare link ai miei romanzi e ai racconti brevi che pubblico per il blog
Scrittori in Corso.
La tua “Corazzata
Potemkin”, sia letteraria che cinematografica? Ovvero, cosa non ti piace proprio?
Hollywood. Da quando ho cominciato ad approfondire il cinema
giapponese e coreano non riesco più a spingermi oltreoceano.
E ora diamo inizio
allo show.
martedì 23 agosto 2016
Pagine e Pop Corn - Intervista a Roberto Fancellu
Diamo il
benvenuto nel nostro foyer a Roberto Fancellu, ho 33 anni,sono sardo e, come
forse ci si aspetterebbe viste le origini,
parecchio testone. Mi sono laureato in psicologia nella splendida città
di Firenze, dove ho vissuto per quasi 13 anni. Che altro dire? Mi piace
definirmi “lo scrittore che non sa scrivere,” nel senso che, per problemi
motori, non posso utilizzare penne o matite, per cui ho sempre usato il pc per
farlo. Ciò vuol dire che non potrò mai firmare un autografo, anche se,
pensandoci, difficilmente qualcuno me lo chiederà.
Cominciamo
parlando di te: film o serie tv? Per quale motivo?
50 e 50, ognuno ti dà qualcosa di diverso, credo.
Se fossi
il protagonista di una serie tv? E se fossi un film?
Per la serie tv, assolutamente dottor House: può apparire come
un gran bastardo, ma in fondo ha un gran cuore. Tutti e due siamo molto diversi
da quel che sembriamo, e tutti e due affrontiamo la vita con sarcasmo ed
ironia. Lui comunque, oltre ad essere molto più intelligente di me, è anche
più stronzo. Per quanto riguarda il personaggio del film, non saprei
risponderti, però posso dirti che sicuramente non avrei la parte dell'eroe
senza macchia, ma nemmeno quella del cattivone che vuole distruggere il mondo:
gli stereotipi mi annoiano, infatti, nei
film, mi trovo spesso a fare il tifo per quello che inevitabilmente perderà.
Quanto e
come influisce ciò che guardi con ciò che scrivi?
Molto. Oltre che leggere parecchio vedo tanti film e
telefilm, perciò trovo inevitabile
esserne influenzato.
Pillola
rossa o pillola blu? (In caso non si conoscesse Matrix: “Pillola azzurra, fine
della storia: domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che
vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie e vedrai quanto è
profonda la tana del bianconiglio.”) Fantasia o realtà?
Realtà: non ho nulla contro la fantasia, a volte è bello anche
rifugiarvisi, ma la realtà, che sia spaventosa o splendida, è concreta, ed è
con lei che bisogna fare i conti ogni mattina; la fantasia, quasi sempre, resta
tale.
Genere preferito, letterario e
cinematografico?
Non ho un genere
preciso, anche se tendenzialmente amo le atmosfere thriller. Per il resto vedo
e leggo di tutto, tranne le varie “sfumature di grigio” et similia.
Quale regista vorresti scegliesse
il tuo libro per farne un film e con quale cast per interpretare i tuoi
personaggi?
Martin Scorsese, ma
credo sia impegnato. Come attori, se mi permetti di non tenere conto della loro
età anagrafica,(assolutamente fuori scala per i personaggi del mio romanzo) ti
direi: Tom Hanks, De Niro e Al Pacino.
Raccontaci un po’ del tuo romanzo…
“Senza più paura”
ha avuto un lunghissimo processo di gestazione, si può dire che sia cresciuto e
cambiato con me. Racconta la storia di Massimo, un uomo che ha avvelenato la
sua vita con l'alcol e ora si ritrova
alla perenne ricerca di un equilibrio. Quando sembra finalmente riuscire a
raggiungerlo, il suicidio del padre, del
quale ha sempre bramato l'amore senza mai
ottenerlo, e la comparsa di un individuo che comincerà a perseguitarlo
per ragioni che si capiranno solo alla fine del libro, lo costringerà a mettere tutto in discussione.
Compresa la sua relazione con Sara, riferimento
costante della sua vita sregolata. Sono molto legato a questo romanzo,
com'è normale che sia, essendo il mio primo, ma lo sono anche al suo
protagonista, perché è un mix dei personaggi
che ho incontrato mentre facevo tirocinio in un centro per tossicodipendenti
ed alcolisti. Quella è stata una esperienza molto forte e formativa. Insomma, spero che con
tutti i suoi difetti possiate affezionarvi a Massimo almeno un pochino, e
perché no, anche riconoscervi in lui; in fondo è un uomo comune con problemi
che, bene o male, possono toccare un po' tutti.
È previsto un sequel, o un prequel?
Uno spin off?
Né sequel, né
prequel, non sono sicuro nemmeno sullo spin off: è una storia auto conclusiva e
credo che forzarla ulteriormente ne tradirebbe lo spirito.
Altri progetti?
Scriverò
qualcos'altro, le idee sono molte, ma devo ancora metterle in ordine.
Se qualcuno volesse seguirti, dove
ti può trovare?
La mia pagina
Facebook è: https://www.facebook.com/RobertoFancellu1scrittore/
Potete acquistare il romanzo qui...
La tua “Corazzata Potemkin”, sia letteraria
che cinematografica? Ovvero, cosa non ti piace proprio?
I film romantici (e
i libri) che capisci come finiranno già dalla prima inquadratura.
E ora diamo inizio allo show.
giovedì 4 agosto 2016
L'analisi illogica del testo 2 - il tempo atmosferico del lutto
Dopo le mie prime considerazioni sul romanzo di Silvia Longo pubblicate anche su Gazzetta Torino, sono tornata a un altro particolare che mi ha colpita de "Il tempo tagliato". Oltre che al tempo musicale che scandisce in qualche modo l'esistenza di Viola, la protagonista, c'è l'onnipresente incombere del tempo atmosferico che varia col variare degli stati d'animo della donna nel corso degli avvenimenti. Al di là di quelli che sono esplicitati nel romanzo mi sono posta spesso, nell'anno trascorso dalla prima lettura, il problema di quali fossero i miei tempi atmosferici.
Il lutto è nebbia, per lo più.
Non sempre, a volte è tromba d'aria con la sua tendenza al celebrare l'opposto, cioè la vita.
Ma all'inizio è nebbia, coi suoi tempi lenti e gli orizzonti limitati. Voglia di perdersi e di non vedere. Di morire insieme alla persona cara, per non perderla, perché sembra così ingiusto sia capitato a lei e non a te, o ad altri.
Quando è mancato mio zio, mia madre diceva "non è giusto, doveva capitare a me" e, al di là del fatto che un anno dopo è capitato effettivamente anche a lei, nella sua nebbia abitavano fantasmi e lei con loro.
Un periodo di irrealtà, lento, umido e pericoloso.
Anche Viola vive la nebbia, trascinandosi in casa nelle sue vecchie abitudini, nella continua memoria della sua spersonalizzazione. Non credo sia la solitudine o il senso di colpa, è che proprio si fa fatica a vedere oltre.
A meno che non ci sia una tromba d'aria. Allora il lutto è qualcosa di imprevedibile. Come diventa lentamente per Viola ma che nella mia esperienza travolge e toglie un ordine preciso alle cose. Perché poi alla fine un ordine vero in certe cose non c'è. Esiste quello che la morale comune ci impone. La morte è una cosa brutta,non va bene, va evitata, nascosta come fosse una colpa. E allo stesso tempo chi perde qualcuno deve smettere di vivere, per un tempo adeguato, piangere e rimpiangere vestito di nero.
La tromba d'aria non tiene conto di questo, obbliga a fare i conti con la vita. Quella che ti resta addosso e che continua a pulsare intorno a te. Quella che gli altri vorrebbero negarti perché loro stessi ne hanno paura.
Così, se per Viola la vita torna prima nel segreto della sua stanza, capita che per altre persone esploda incontrollata. Più forte e imprevisto è il dolore, più il controllo si perde.
Tormenta in cui si perde di vista ogni cosa, si viaggia a occhi chiusi. Si cerca un appiglio.
In ogni caso, sia che ci si trovi immersi nella nebbia o in mezzo a un tornado, alla fine arriva il sereno, il sole e il cielo azzurro.
Ecco, forse non sarà una riflessione profondissima, ma questo è solo un altro dei miei "flash"...
Il lutto è nebbia, per lo più.
Non sempre, a volte è tromba d'aria con la sua tendenza al celebrare l'opposto, cioè la vita.
Ma all'inizio è nebbia, coi suoi tempi lenti e gli orizzonti limitati. Voglia di perdersi e di non vedere. Di morire insieme alla persona cara, per non perderla, perché sembra così ingiusto sia capitato a lei e non a te, o ad altri.
Quando è mancato mio zio, mia madre diceva "non è giusto, doveva capitare a me" e, al di là del fatto che un anno dopo è capitato effettivamente anche a lei, nella sua nebbia abitavano fantasmi e lei con loro.
Un periodo di irrealtà, lento, umido e pericoloso.
Anche Viola vive la nebbia, trascinandosi in casa nelle sue vecchie abitudini, nella continua memoria della sua spersonalizzazione. Non credo sia la solitudine o il senso di colpa, è che proprio si fa fatica a vedere oltre.
A meno che non ci sia una tromba d'aria. Allora il lutto è qualcosa di imprevedibile. Come diventa lentamente per Viola ma che nella mia esperienza travolge e toglie un ordine preciso alle cose. Perché poi alla fine un ordine vero in certe cose non c'è. Esiste quello che la morale comune ci impone. La morte è una cosa brutta,non va bene, va evitata, nascosta come fosse una colpa. E allo stesso tempo chi perde qualcuno deve smettere di vivere, per un tempo adeguato, piangere e rimpiangere vestito di nero.
La tromba d'aria non tiene conto di questo, obbliga a fare i conti con la vita. Quella che ti resta addosso e che continua a pulsare intorno a te. Quella che gli altri vorrebbero negarti perché loro stessi ne hanno paura.
Così, se per Viola la vita torna prima nel segreto della sua stanza, capita che per altre persone esploda incontrollata. Più forte e imprevisto è il dolore, più il controllo si perde.
Tormenta in cui si perde di vista ogni cosa, si viaggia a occhi chiusi. Si cerca un appiglio.
In ogni caso, sia che ci si trovi immersi nella nebbia o in mezzo a un tornado, alla fine arriva il sereno, il sole e il cielo azzurro.
Ecco, forse non sarà una riflessione profondissima, ma questo è solo un altro dei miei "flash"...
sabato 25 giugno 2016
L'analisi illogica del testo - Da certe cose non si torna indietro
Da certe cose non si torna indietro, ovvero la storia di Carla e Nedo
Riporto qui una serie di post su libri che mi hanno colpita e su cosa mi hanno lasciato dentro. Comincio col primo post, vecchiotto ma ancora valido. Sicura di poter rivedere presto questo romanzo sugli scaffali e leggere il suo seguito. Il romanzo è "Il mio nome è Nedo Ludi", di Pippo Russo. Feroce critico letterario e narratore molto capace. Si trovano ancora copie cartacee, se potete approfittatene.
Il rapporto tra questi due si chiarisce dal capitolo 4, subito dopo l'ingresso di lei nella storia. Sono giovani, egoisti e hanno molto per la testa. Carriera, divertimento, vita. Come non comprenderli?
Mentre uno dei due magari vorrebbe di più e non osa chiedere, l'altro immagina che questa mancanza di interesse sia un segno che tutto va bene. E quando magari si rende conto che invece vorrebbe di più si trova ad affrontare una resistenza insolita. Un tira e molla che alla lunga mantiene le cose come sono iniziate e che impedisce alla relazione di evolvere. Però qualsiasi cosa deve necessariamente evolvere o muore, quindi se anche le persone coinvolte si amano davvero e non riescono a uscire dagli schemi, tutto li porterà al punto di non ritorno.
L'abitudine a dare per scontate le cose, la pigrizia o la paura del cambiamento portano alla catastrofe. Ed è così che, in un momento in cui uno dei due è sensibile si rende conto che l'altro sta cambiando...
Tutto cambia all'improvviso e non c'è più niente da dire, da fare. Nemmeno a provarci subito, niente sanerà quella ferita. Dopo c'è solo rimorso, ripiego, una sopravvivenza che poco ha a che vedere con ciò che poteva essere se solo...
Ecco. Ho parlato d'amore un'altra volta. Sarà perché sono stata giovane e ho vissuto una cosa simile, se pure con conseguenze meno dolorose, che mi ha preso dodici anni di vita e mi ha lasciato in testa solo tanti se e tanti ma. E quanto siamo stati stupidi ed egoisti e vigliacchi allora che eravamo giovani.
Spero il viaggio vi sia piaciuto, ce ne saranno altri, in altri modi e con altri libri - trovandone di ispirati, ovvio.
Riporto qui una serie di post su libri che mi hanno colpita e su cosa mi hanno lasciato dentro. Comincio col primo post, vecchiotto ma ancora valido. Sicura di poter rivedere presto questo romanzo sugli scaffali e leggere il suo seguito. Il romanzo è "Il mio nome è Nedo Ludi", di Pippo Russo. Feroce critico letterario e narratore molto capace. Si trovano ancora copie cartacee, se potete approfittatene.
Il rapporto tra questi due si chiarisce dal capitolo 4, subito dopo l'ingresso di lei nella storia. Sono giovani, egoisti e hanno molto per la testa. Carriera, divertimento, vita. Come non comprenderli?
Alcune relazioni partono con una impostazione precisa. Alcune resistono a lungo mantenendo la stessa impostazione, altre crollano per le necessità di una o dell'altra persona, altre ancora per una loro fine naturale. Poi ci sono quelle che reggono finché non si raggiunge il punto di non ritorno,di solito inconsapevolmente, perché non ci si dice quello che si sente o perché ormai il danno è fatto. Mantenendo fissa l'impostazione iniziale può capitare di fare cose stupide, inutili o di ferire l'altro senza volerlo. "Andava bene così, è sempre andata bene..."Mai fra loro fu soltanto sesso. Però fu chiaro quasi subito a entrambi che nulla più potesse essere di una speciale amicizia. Erano troppo selvatici per legarsi... E nel momento in cui quel pensiero li sfiorò si allontanarono istintivamente, quasi ignorandosi per mesi. ... Da allora, Nedo fu il preferito di Carla fra i giocatori dell'Empoli, e Carla fu per Nedo un rifugio sicuro. Niente gelosie reciproche, niente pretese. Soltanto la tacita promessa di esserci nel momento del bisogno.
Mentre uno dei due magari vorrebbe di più e non osa chiedere, l'altro immagina che questa mancanza di interesse sia un segno che tutto va bene. E quando magari si rende conto che invece vorrebbe di più si trova ad affrontare una resistenza insolita. Un tira e molla che alla lunga mantiene le cose come sono iniziate e che impedisce alla relazione di evolvere. Però qualsiasi cosa deve necessariamente evolvere o muore, quindi se anche le persone coinvolte si amano davvero e non riescono a uscire dagli schemi, tutto li porterà al punto di non ritorno.
L'abitudine a dare per scontate le cose, la pigrizia o la paura del cambiamento portano alla catastrofe. Ed è così che, in un momento in cui uno dei due è sensibile si rende conto che l'altro sta cambiando...
Gli altri facessero pure ciò che volevano, ma Carla no, lei non doveva lasciarsi contagiare dal linguaggio e dai modi di pensare di quel venditore di parole.Non se ne accorge prima, quando in qualche modo lei tenta di trascorrere in modo differente il tempo insieme a lui, non vede quanto sia già cambiata nel corso degli anni. Si infastidisce per un leggero cambiamento, per un modo di esprimersi che lei - giornalista - improvvisamente modifica. Allora comincia a far caso alle altre piccole cose che prima andavano bene tra loro. Gelosia che comincia a farsi sentire, orgoglio nel non dimostrare il proprio dispiacere e ripicche. O cecità nel non voler ammettere che quel rapporto perfetto, perfetto non era.
In quattro anni da che la conosceva, aveva saputo di tutti o quasi gli uomini con cui era stata, compresi alcuni compagni di squadra. E era stata quasi sempre lei a dirgli chi e quando, come se la cosa facesse parte del loro patto e mai pretendendo che Nedo ricambiasse. Doveva essere altro che gelosia.Che poi a trovare scuse siamo sempre tutti molto bravi, in effetti. A vivere con i paraocchi le situazioni come ci fanno comodo - o a volte come le hanno decise gli altri e non osiamo dire che ci stanno strette, perché questo potrebbe cambiare tutto - non vedendo nemmeno che anche noi siamo cambiati e che davvero a forza di fissare la strada tra i paletti ci siamo persi il panorama.
E chi era quel Nedo Ludi che se ne stava lì sotto casa di Carla, in una via stretta e in salita di San Miniato, senza capire cosa volesse innanzitutto da se stesso?Fino a che tutto prende una piega che non dà spazio al lieto fine, perché da certe cose davvero non si torna indietro... La rabbia, la delusione, il rimorso e l'orgoglio ferito, il male che ci si è fatti senza volerlo, senza sapere come esprimere le proprie sensazioni una all'altro. O viceversa.
La vedo in cima alla scala, sul pianerottolo davanti alla porta, con la luce del tramonto sulla pelle, su quello scorcio di pelle che viene fuori dall’accappatoio aperto, è sempre bella Carla, bellissima, è proprio vero che ha qualcosa in più, mi è mancata, adesso sì che lo sento, e sento quanto mi è mancato il suo corpo, e quel suo essere maliziosa, no Carla, forse era meglio non ti facessi trovare così, con quel corpo esibito...A questo punto può succedere ogni cosa, ma in un unico e distruttivo senso. Rovinando la storia per sempre. Impedendo qualsiasi possibilità di porre rimedio, cosa che in ogni caso avrebbe dovuto avvenire prima. Ecco che nel momento di rabbia estrema tutto torna a piombarci addosso e non conta se lo sfoghiamo a parole o con un gesto estremo. Tutto quello che viene fuori è veleno invece che amore. Chimica delle cose. Basta aggiungere un elemento e la cura diventa curaro.
... che strani gli odori di questa casa, all’improvviso mi sembrano così diversi, ma sono gli stessi che m’erano stati tanto familiari mentre salivo le scale e poi quando sono entrato?, e l’arredamento di questa casa, entrando non ci avevo badato, è tutto uguale a com’era eppure così diverso dall’ultima volta che fui qui, e la cintura da allacciare, ma come è stato possibile questo?, perché ho fatto questo a Carla?, perché ero così determinato a farlo e non ho esitato un attimo mentre lo facevo?, e perché adesso lei se ne sta lì muta, senza dire una parola come me per tutto il tempo che sono stato qui?, i rumori dalla finestra, quelli del silenzio di San Miniato, cosa fare adesso?, dire qualcosa?, andare via?, rimanere qui a aspettare un cenno di lei?, è così immobile, è tutto paralizzato qui dentro, come se per un attimo il mondo si fosse fermato e aspettasse soltanto che qualcosa lo rimetta in moto, rimettere in moto, sì, l’auto, rimetterla in moto, andare, riprendere la strada di casa, adesso, via...
Tutto cambia all'improvviso e non c'è più niente da dire, da fare. Nemmeno a provarci subito, niente sanerà quella ferita. Dopo c'è solo rimorso, ripiego, una sopravvivenza che poco ha a che vedere con ciò che poteva essere se solo...
(mi sono presa la responsabilità di tagliare qualche pezzo in questo ultimo stralcio, giusto per non rovinare la lettura a chi, quando sarà possibile, vorrà comprare "Il mio nome è Nedo Ludi" di Pippo Russo)Quante cose leggo in questi singhiozzi di Carla, e nello sguardo smarrito di Nedo. Ho visto tutto l’orgoglio che li ha sempre tenuti su anche quando sarebbe stato comodo cadere, ma che per una volta li ha traditi. Proprio quella volta che non doveva. L’ho capito oggi che finalmente ho potuto mettere insieme le loro figure. Anche se solo per un attimo, anche se solo a distanza. ... Ma l’amore? Quello che ci straccia in due e poi ci ricuce, quello che ci fa litigare e disperare e poi cercarci e ritrovarci, quello che ci fa male e sa come curarci? Dov’è l’amore in tutto questo?... quanto poco sarebbe bastato perché fossero felici davvero anziché lasciarsi addosso una ferita che non si sanerà mai.Invece adesso ecco cosa sono, cosa siamo: tessere sparse. ... Pezzi di un mosaico che non verrà mai rimesso assieme. Perché non sempre i mosaici vengono composti. E perché di questo è fatta la vita. Di tessere sparse che non torneranno mai al loro posto. E di gente che non era pronta, mentre la vita gli piombava addosso.
Ecco. Ho parlato d'amore un'altra volta. Sarà perché sono stata giovane e ho vissuto una cosa simile, se pure con conseguenze meno dolorose, che mi ha preso dodici anni di vita e mi ha lasciato in testa solo tanti se e tanti ma. E quanto siamo stati stupidi ed egoisti e vigliacchi allora che eravamo giovani.
Spero il viaggio vi sia piaciuto, ce ne saranno altri, in altri modi e con altri libri - trovandone di ispirati, ovvio.
domenica 19 giugno 2016
Pagine e Pop Corn - Intervista a Donatella Perullo
Diamo il benvenuto nel nostro foyer a Donatella
Perullo, autrice
napoletana nata con la scrittura nel cuore, che lavora alacremente per riuscire
a realizzare il suo sogno di artista. Alcuni dei racconti di Donatella sono
stati premiati in concorsi letterari o pubblicati sulla Romance Magazine, sulla
Writers magazine e in numerose antologie. Nel novembre del 2014 ha pubblicato il suo
romanzo d’esordio, il fantasy fiabesco Lacrime
d’Ametista primo di una trilogia intitolata Il Fato degli Dei e nel giugno 2015 ha sperimentato l’auto
pubblicazione, diffondendo sulla piattaforma Amazon Nemesi, una zombie novel di forte impatto.
Cominciamo parlando di te: film o serie tv? Per quale
motivo?
Ho una
predilezione per il cinema, che ha influito molto nella crescita del mio
immaginario fantastico. Appartengo a una generazione molto fortunata, cresciuta
nel periodo in cui il cinema ha goduto della rivoluzione apportata da grandi
pellicole innovative come Star Wars, Ritorno al futuro, Indiana Jones, ET, Incontri
ravvicinati del terzo tipo, Terminator
e altri che hanno comunque segnato la storia della settima arte come Lo squalo, Grease, Gosthbuster. I film
che ho amato nella mia adolescenza sono talmente tanti che se volessi elencarli
tutti rischierei di annoiarvi, ma chi come me ha subito lo stesso colpo al
cuore vedendo Han Solo imprigionato in un blocco di carbonite, potrà capirmi.
D’altro canto in quel periodo arrivavano in Italia, anche se con diversi anni
di differita, i primi telefilm d’oltreoceano, tra i quali la serie Starsky & Hutch regalò una bella
sferzata d’energia al palinsesto televisivo e grandi emozioni alla me bambina
che aspettava l’episodio settimanale come un’assetata in cerca d’acqua. In
linea di massima, però, le produzioni televisive erano, sì divertenti e
interessanti ma prive delle innovazioni che il cinema stava apportando in quel
periodo. Oggi è tutto diverso. Ci sono telefilm che non hanno niente da
invidiare alle grandi produzioni cinematografiche. Basti pensare a serie come Once Upon a time e al Il trono di spade, The walking dead o a polizieschi come True detective, Criminal
Minds, Castle, ne potrei elencare
decine e non posso dimenticare i miei beniamini, quelli che ormai sono per me
come persone di famiglia, gli adorabili nerd di The big bang teory. Il cinema in questo periodo, invece, a mio
parere sta subendo un calo di creatività. Le sceneggiature originali sono
rarissime e impazzano i film che si rifanno ai fumetti e a libri di successo o
remake di film di altre nazioni o di altri tempi. Sto parlando troppo, vero? È
che avete toccato un argomento che mi appassiona quasi quanto la scrittura
(sorride imbarazzata). Tranquilli, arrivo al dunque. Tra film e telefilm nel
mio cuore vinceranno sempre i primi perché nulla può equiparare l’emozione
della sala che diventa buia e dello schermo che s’illumina d’immagini da sogno.
A mio modestissimo parere, l’impatto emozionale di una buona pellicola
difficilmente potrà essere raggiunto da una serie televisiva, per quanto valida
possa essere. Questo anche per colpa delle produzioni, soprattutto quelle USA
che sono spesso ripetitive e prevedibilissime per lo spettatore esperto e
smaliziato. In più molto spesso e serie, soprattutto quelle di successo,
tendono a essere procrastinate oltre le possibilità creative degli
sceneggiatori che finiscono con l’incartarsi e deludere lo spettatore,
rovinando anche le belle sensazioni donate fino a quel momento e lasciando
l’amaro in bocca. In conclusione (era
ora, direte) film fino alla fine!
Se fossi
il protagonista di una serie tv? E se fossi un film?
Magari! Sarebbe
un sogno che si realizza. Sin da piccolissima il mio desiderio più grande è
stato quello di riuscire ad andare oltre lo schermo insieme ai miei personaggi
preferiti. Allora avrei voluto essere la principessa Leila e lottare al fianco
di Han e Luke o Sara Connors in Terminator e salvare Kyle Reese oppure Chrissy
Snow (Che non è parente di John) e dividere l’appartamento con Jack Tripper e
Janet Wood in Tre cuori in affitto.
Oggi quel sogno esiste ancora, ma le scelte ovviamente sarebbero diverse. Sarei
felice di potermi sedere sul divano insieme a Sheldon Cooper, di indagare con
il brillante Castle, di sostituire Claire in Outlander, ma sarebbe fantastico anche essere un Avenger, la protagonista di un
avventuroso poliziesco accanto a Bruce Willis o prendere il posto di Katniss
Everdeen agli Hunger Games, ma anche
impersonare Giselle di Andalasia in Come
d’incanto.
Quanto e
come influisce ciò che guardi con ciò che scrivi?
Sono in tanti a
dirmi che, leggendo le mie storie, hanno avuto la sensazione di guardare un
film. Per me questo è un enorme complimento perché vuol dire che ciò che scrivo
riesce a essere immediato e a entrare nell’immaginario del lettore. Mi piace
pensare che l’amore per il cinema abbia influenzato positivamente la mia vena
artistica e il mio modo di scrivere. In effetti, anche se non mi lascio
influenzare da trame già viste o da storie già sentite, è certo che mentre creo immagino la storia come un film di
cui ho nel mio cuore scelto il cast e lo vivo emozionandomi, proprio come
davanti a un grande schermo ravvivato da effetti speciali. È probabile che
questo mio modo di comporre influenzi il mio stile di scrittura e la
costruzione della trama, ma non l’originalità del racconto.
Pillola
rossa o pillola blu? (In caso non si conoscesse Matrix: “Pillola azzurra, fine
della storia: domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che
vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie e vedrai quanto è profonda
la tana del bianconiglio.”) Fantasia o realtà?
Matrix! Come ho
fatto a non citarlo tra i miei film preferiti? Sono una testona, ma ricordarli
tutti capirete che è impossibile. Pillola rossa forever! Come potrei rinunciare alla fantasia? È il mio pane
quotidiano e l’unico biglietto possibile verso la speranza della felicità.
Genere preferito, letterario e cinematografico
Amo i film d’azione, i romantici non strappalacrime,
i thriller, i film di fantascienza, quelli fantastici e le commedie se non sono
demenziali. Quando leggo i gusti rimangono pressappoco gli stessi. Amo i
classici, dai quali ho sempre qualcosa da imparare e i libri che mi facciano
pensare, ma senza deprimermi. Mi piace leggere quelle storie che riescano a
trasmettere messaggi senza diventare tediosi e soprattutto amo la letteratura
cosiddetta d’evasione: i buoni thriller, i romance, i gialli, i fantasy
(soprattutto i distopici) e i romanzi di narrativa che non abbiano la pretesa
di insegnare al lettore a vivere.
Quale regista vorresti scegliesse il tuo libro per
farne un film e con quale cast per interpretare i tuoi personaggi?
Gioco bellissimo, questo, che ho fatto decine di
volte, ma che non condividerò con voi per quanto riguarda il cast che
sceglierei e c’è un motivo. Quando scrivo una storia, ho chiarissimi in mente
sia il carattere di ogni singolo personaggio che il loro aspetto fisico. È
ovvio che per il fisico m’ispiri ad attori che trovo piacevoli e attrici che mi
sono simpatiche, ma so bene che ciò che può sembrare bello o simpatico a me può
non fare lo stesso effetto sugli altri.
Per questo preferisco non rivelarvi chi sono gli attori e le attrici che
nel mio immaginario hanno prestato il loro aspetto fisico ai miei personaggi.
Forse comprenderete il mio riserbo, ascoltando l’aneddoto che mi ha fatto
decidere che non avrei mai più rivelato a chi pensavo mentre scrivevo. Tempo fa
leggevo un romance di una scrittrice inglese. Era una lettura divertente e
distensiva e la scrittrice descriveva il personaggio maschile come un uomo
maturo, forte, dalla corporatura massiccia e mascolina, dal carattere brusco e
modi piuttosto spicci. Nel mio immaginario avevo sovrapposto a questo tizio un
bel Gerard Butler (chi più mascolino di lui) verso la fine del romanzo, invece,
la scrittrice si fa venire a bella idea di definire il personaggio un George
Clooney rude. Ebbene, mi passò tutta la fantasia e mi rovinai il finale del
romanzo. George mi è simpatico, l’ho seguito sin dai tempi di E.R. e l’ho
apprezzato in decine di film, lo ammiro come persona e credo che sia
intelligente e colto, ma per quanto mi riguarda, ha il sex appeal di un
carciofo. È evidente che i miei gusti in fatto di uomini, sono diversi da
quelli della scrittrice inglese e chissà di quante altre persone e questo mi è
servito da lezione. Da quel momento non mi sono mai più sbilanciata a rivelare
le identità fisiche dei miei personaggi perché preferisco che ognuno li
immagini come meglio crede e li senta propri. Per quanto riguarda la scelta de
regista è diverso. Datemi Steven Spielberg, Ron Howard, James Cameron o Robert
Zemeckis (che ringrazierò per sempre anche per il meraviglioso Forrest Gump) e
sarò felice di confidare a loro il cast completo. P.S.: Se bisogna sognare,
meglio farlo in grande.
Raccontaci un po’ del tuo romanzo…
Ho due romanzi di cui potrei parlarvi, lo farò brevemente di entrambi.
Sono due storie molto diverse tra loro, in tutto. Il primo è un fantasy
classico, dalle atmosfere medioevali, che parla di avventura e d’amore: amore
materno, amore fraterno, amicizia, amore desiderato e amore rifiutato che si
tramuta in odio. S’intitola Lacrime
d’Ametista ed è il primo volume della trilogia Il fato degli dei. È una storia ricca di magia e creature
fantastiche, di luoghi incredibili e colpi di scena inaspettati. Amo
molto questa trilogia che considero la mia fatica più importante e alla quale
ho dedicato finora quasi cinque anni di lavoro. Il primo volume è stato
pubblicato dalla Butterfly Edizioni e spero che presto vedranno la luce anche
gli altri due libri della trilogia.
L’altro romanzo che come dicevo è
diametralmente opposto al primo, è intitolato Nemesi ed è uno zombie horror piuttosto particolare che ho deciso
di pubblicare in self su Amazon, curiosa di provare anche questo tipo di
esperienza. È una storia dura, nata da un’ispirazione inaspettata e scritta in
un tempo relativamente breve se rapportato ai tempi biblici che ho dedicato a Il fato degli Dei. La protagonista di
Nemesi è una giovane veterinaria campionessa di Pentathlon che si trova a
combattere una battaglia atroce contro il suo stesso padre, creatore di una
razza di zombie pensanti che vogliono conquistare il mondo. Anche questa è una
storia cui tengo molto e che mi ha regalato grosse soddisfazioni. Come dicevo
sono due romanzi diversissimi tra loro che però hanno saputo regalarmi forti
emozioni e che hanno in comune un’altra cosa molto importante e della quale mi
sono resa conto solo dopo averli stilati: subiscono l’influenza della mia
passione per il cinema.
È previsto un sequel, o un prequel? Uno spin off?
Di Lacrime
d’Ametista, come dicevo, ho già scritto gli altri due volumi della trilogia,
che sono in attesa di pubblicazione. Non credo che scriverò mai un sequel, ma
potrei cedere all’idea di scrivere un prequel o anche uno spin-off perché la
grande quantità di personaggi e a complessità della storia si presta a un’idea
simile. Per Nemesi, invece, che è un
romanzo breve, ho l’intenzione di scrivere un seguito e spero di riuscirci
molto presto.
Altri progetti?
Una gran quantità, forse troppi e credo proprio che
dovrò mettere un freno alla mia frenesia di fare se non voglio andare in overbooking!
Sto lavorando a una raccolta di racconti, sto revisionando un thriller scritto
qualche anno fa e sviluppando la trama di due romanzi che spero di scrivere di
cui uno è il seguito di Nemesi e l’altro un romance (ebbene sì vorrei provare a
cimentarmi anche in questo genere).
Se qualcuno volesse seguirti, dove ti può trovare?
Non ho un blog, non avrei tempo di seguirlo perché
dedico tutto il tempo libero alla scrittura. Ho un profilo facebook e lì
pubblico le notizie sulle novità che riguardano la mia passione per la
scrittura, ho anche un profilo Twitter, ma non lo seguo molto e anche su
istagram ci sono a singhiozzi. Se qualcuno volesse leggere Nemesi può trovarlo
su Amazon in formato e-book, mentre Lacrime d’Ametista è stato pubblicato solo
in formato cartaceo ed è disponibile otre che sugli store online, anche in
libreria.
Trovate qui "Nemesi"
E qui "Il fato degli dei"
Trovate qui "Nemesi"
E qui "Il fato degli dei"
La tua “Corazzata Potemkin”, sia letteraria che
cinematografica? Ovvero, cosa non ti piace proprio?
Non mi piacciono i film di guerra, tranne rarissime
eccezioni, e ancora meno i film tragici che lasciano presagire fin dall’inizio
finali tristi. C’è già la realtà di tutti i giorni che ci ricorda quanto è
difficile vivere. Nella letteratura, invece, non sopporto quegli autori che
arzigogolano i loro pensieri facendo di tutto per complicare la vita del
lettore. Quando ho la sensazione di trovarmi davanti a un narratore che cerca
di far sentire stupido chi legge e dimostrare la propria saccente superiorità,
lo depenno dalla lista degli autori da leggere e mi avvalgo della facoltà di
abbandonare il libro, anche dopo pochi capitoli.
E ora diamo inizio allo show.
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