Un anno fa avevo recensito il film tratto da questo romanzo di John A. Lindqvist, quello che allora era l'unico film. Recentemente è stata proiettata una nuova versione made in USA del libro, dal titolo Blood Story.In ogni caso, colta da amore a prima vista per il film svedese, ho affrontato il romanzo. Pubblicato in Svezia nel 2004 e in versione tascabile per Marsilio nel 2011 in Italia. L'autore è originario della stessa zona di Stoccolma di cui narra e afferma che "tutto quello che ho scritto in questo romanzo è vero, anche se è successo in maniera diversa".
La storia è quella di Oskar, dodicenne nel 1981, figlio di separati che vive con la mamma nel sobborgo di Blackeberg (Stoccolma). Una zona costruita su misura per essere perfetta e che, invece, diventa teatro di una serie di eventi drammatici. A partire dal ritrovamento di un ragazzo ucciso e dissanguato in un parco.
Oskar, ragazzino sovrappeso e decisamente non inserito tra i coetanei, si divide tra l'essere vittima dei suoi compagni più forti e il suo hobby di compiere piccoli furti sognando la vendetta. Mentre il quartiere è spaventato dall'omicidio insolito, lui fa amicizia con una strana ragazzina. Trasandata, non proprio pulita, la piccola Eli ha qualcosa che non va, ma a Oskar va bene lo stesso. Separati dalla parete delle loro stanze comunicano con l'alfabeto morse e si incontrano in cortile ogni sera dopo il tramonto.
Una serie di personaggi di contorno, dal gruppo di anziani alcolisti alla mamma di Oskar - sola e non molto felice - dai bulli della scuola a quello che sembra il padre di Eli - innamorato e disperato - dal poliziotto che tenta di rifarsi una vita alla non più giovane Virginia, con la sua vita confusa. Un ambiente freddo, la neve e il ghiaccio che circondano queste persone e che in qualche modo le avvolgono. Singoli personaggi di una storia per certi versi corale. Soprattutto, però, Oskar e Eli. Il legame che nasce e si rafforza fino alla fine. Nonostante tutto l'orrore che li vede protagonisti. Due dodicenni molto diversi tra loro, ma pur sempre bambini.
In sostanza Lasciami entrare è un romanzo che parla dell'infanzia, dell'amore, dell'amiciza e di vampiri. Di mostri e di orrore, come di voglia di vivere.
Anche se le differenze tra il libro e il film svedese sono poche, la lettura è essenziale. Le parole dell'autore sono a tratti poetiche, a tratti essenziali. Sono crude e allo stesso tempo bellissime. Le pagine scorrono, i personaggi vengono sviluppati in modo coerente, la storia non ha pecche. Forse uno dei migliori libri letti negli ultimi anni, non solo perché tratta di vampiri e si sa... ma soprattutto perché è orribilmente dolce.
Credo che presto cercherò, dello stesso autore, "L'estate dei morti viventi". Immagino che meriti la lettura.

Ecco il primo romanzo di Katie MacAlister che apre il ciclo degli Oscuri, gli affascinanti vampiri moravi... Avendo trovato del tutto casualmente per primo il secondo libro della serie (recensito 



“... e vissero felici, divorziati e contenti”.
Lettura insolita per una come me che senza un cadavere ogni 10 pagine non si diverte. Però mi ci voleva. Un romanzo del 2010 di Kim Wright, giornalista americana al suo esordio letterario. Il romanzo, sebbene tratti anche di una storia d'amore, non è un rosa e non è nemmeno di quelle storie melense che si leggono qua e là.