domenica 29 maggio 2016

Pagine e Pop Corn - intervista a Elisa Rolfo

Diamo il benvenuto nel nostro foyer a Elisa Rolfo. Sono nata a Torino nel 1980. Nel 2004 mi sono laureata al DAMS della mia città. Mi sono dedicata al teatro e ho collaborato con diverse associazioni culturali all’organizzazione di eventi e festival.  In alcuni casi è stato proficuo, in altri ho dovuto fare i conti con avvoltoi; neanche il mondo dell’arte si salva da questi. Da otto anni gestisco una cartolibreria e tento per quel che posso di portare un po’ di cultura nel lavoro quotidiano. Da poco ho dato vita a un progetto dedicato a tutti gli scrittori che cercano di far sentire la loro voce nonostante l’egemonia delle grandi case editrici.



Cominciamo parlando di te: film o serie tv? Per quale motivo?
Decisamente film, ne guardo molti. Nessuna serie tv, un po’ perché mi annoiano, un po’ perché non riesco a starci dietro, poi trovo la qualità artistica e attoriale più scadente rispetto al cinema, ma forse è una mia convinzione.

Se fossi il protagonista di una serie tv? E se fossi un film?
Sulla serie tv non so rispondere per i motivi sopra citati. Film, direi L’attimo fuggente, rispecchia in pieno il mio pensiero, e fa comprendere quanto sia bello avere ideali e sognare, peccato che poi arriva la realtà a presentare il conto. Quanto più hai sognato, tanto più è salato. Ma i pazzi imperterriti continuano.

Quanto e come influisce ciò che guardi con ciò che scrivi?
Molto poco, quasi nulla. L’ispirazione per ciò che scrivo la prendo dalle situazioni che vivo e dalle persone che incontro.

Pillola rossa o pillola blu? (In caso non si conoscesse Matrix: “Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie e vedrai quanto è profonda la tana del bianconiglio.”) Fantasia o realtà?
La rossa di sicuro, detesto la realtà.

Genere preferito, letterario e cinematografico?
Un po’ tutti, l’unico che proprio non reggo è l’horror. E continuo a essere convinta di non amare la fantascienza, ma poi guardo diversi film e mi piacciono tutti.

Quale regista vorresti scegliesse il tuo libro per farne un film e con quale cast per interpretare i tuoi personaggi?
Un regista temerario, Ozpetek o Virzì, anche se si occupano di generi totalmente diversi. Un cast di sconosciuti, mi piacerebbe sceglierli uno per uno, ho i volti dei miei personaggi in mente.

Raccontaci un po’ del tuo romanzo…
Tutto è iniziato dal capitolo finale di Se non ora quando? Di Primo Levi, il romanzo che porto nel cuore, quando i protagonisti rifiutano il titolo di “displaced person” e vogliono essere riconosciuti come gruppo combattente. Alla fine del secondo conflitto mondiale, i displaced erano coloro che non si sapeva come definire, perché avevano perso tutto, identità compresa. Ho pensato a un displaced contemporaneo, uno che non trova il suo posto nel mondo e vorrebbe omologarsi, ma non può, perché non è abbastanza fico. Poi, quando diventa fico, comincia a rifiutare di omologarsi. Mi ha ispirata il mondo del web, delle pagine di facebook. Ho pensato alla gente che si stordisce dietro a idoli posticci per evadere da una realtà troppo pesante, per non dover trovare la forza di ribellarsi.
Alex è uno sfigato, uno che, in una società organizzata in categorie, non si inserisce in nessun gruppo con a capo un idolo. E’ un displaced. Tra monotonia e solitudine, sogna di far parte della comunità di Norman Zarco, famoso giornalista morto in circostanze misteriose molti anni prima. L’incontro fortuito con il professor Xavier Randall, leader degli Zarconiani, gli offrirà l’occasione di cambiare vita. Ma un nuovo idolo sta nascendo: il violinista Alan Fox che con il suo comportamento ribelle e il rifiuto di una società divisa in schemi infastidisce le autorità e il Governo. Combattuto tra il fascino della musica del violinista e la fedeltà a Norman Zarco, Alex si ritroverà diviso tra due mondi solo apparentemente lontani. Il sistema, con le sue regole, verrà violentemente messo in discussione e le situazioni che vivrà lo porteranno a dubitare delle proprie convinzioni. Finché anche la credibilità di Norman, figura fino a quel momento intoccabile, vacillerà a causa di una verità scomoda. Alex e il suo gruppo si troveranno senza più riferimenti e, per evitare che il loro mondo venga spazzato via, troveranno l’unica soluzione possibile. Sarebbe così strano se succedesse davvero?

È previsto un sequel, o un prequel? Uno spin off?
Non escludo nulla, ma al momento no. Per questo romanzo ho dovuto inventare tutto e ora mi piacerebbe scrivere qualcosa con un’ambientazione reale, parlare di luoghi che conosco.

Altri progetti?
Troppi, in gran parte nella testa. Purtroppo bisogna fare i conti col tempo che il lavoro porta via. Comunque, il mio sogno è scrivere su internet. Tra lo Strega e un sito con migliaia di visitatori al giorno, sceglierei senz’altro il secondo.

Se qualcuno volesse seguirti, dove ti può trovare?
Segnalo il mio blog www.ilpugnodirenzo.wordpress.com

Potete acquistare Displaced qui...

La tua “Corazzata Potemkin”, sia letteraria che cinematografica? Ovvero, cosa non ti piace proprio?
A me La corazzata Potemkin è piaciuto. Non mi piacciono Dante Alighieri e Federico Fellini. Si tratta esclusivamente di gusto personale, oggettivamente riconosco che sono due grandissimi.


E ora diamo inizio allo show.

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