sabato 29 dicembre 2012

La seduzione dell'acqua - Carol Goodman

Anni fa, al mare, mi ero appassionata ad un romanzo intitolato Il lago delle lingue morte, che il Secolo XIX pubblicava a puntate... quando, tempo dopo, ho provato a cercarlo su Amazon (le mie vacanze erano finite prima dell'ultima puntata e non ho idea di come vada a finire!!!) ho scoperto che in italiano è ormai fuori catalogo. Della stessa autrice, però, ho trovato questo secondo romanzo, la cui descrizione suonava così:

Secondo una leggenda irlandese, una volta l’anno la selkie abbandona la sua pelle di foca e viene a riva nelle sembianze di una bellissima fanciulla. S’innamora dell’uomo che trova la sua pelle, ma per amarlo deve rinunciare alla felicità.

La favola della selkie ossessiona Iris. Sua madre gliela raccontava ogni sera, nel grande albergo di proprietà della famiglia, prima di morire in circostanze misteriose. Trent’anni dopo, questa madre perduta è ancora molto presente nella esistenza irrisolta di Iris, che vive a New York e aspira a diventare, come la madre, una scrittrice di successo. È per inseguire questo sogno che Iris fa ritorno all’Hotel Equinox. Cercherà di ritrovare l’ultimo manoscritto della madre, l’episodio finale di una trilogia dedicata alle fate foca.

Così, nel grigio presente di Iris irrompe un passato indecifrabile, in cui la verità sulla madre si confonde con il triste destino della selkie. Ma nell’atmosfera rarefatta e decadente dell’albergo, che da un dirupo si affaccia sulle acque scintillanti del fiume Hudson, qualcun altro sta seguendo la stessa pista, e lo fa senza troppi scrupoli.

Inutile dire che, data la mia passione per le selkie (come ho già avuto modo di raccontare anche qui), il romanzo mi ha subito attirata... in realtà le fate foca sono molto marginali, giusto il confuso racconto che viene fatto dei romanzi della madre di Iris e del possibile inedito che ne concluderebbe la storia, ma la storia pian piano avvince e affascina.

Le atmosfere un po' rétro dell'Hotel Equinox, il desiderio di Iris di scrivere -che non posso che comprendere- e la sua ricerca di una propria identità, che emerge in tutto il suo splendore proprio nella pace dell'albergo da cui si era voluta allontanare tanto tempo prima. E anche se si comprende ben presto che c'è sicuramente un mistero da scoprire, nella storia, ci si arriva pian piano, con quella calma a cui, abituati all'azione adrenalinica, non siamo più così abituati.

giovedì 27 dicembre 2012

Vita di Pi

Tratto dal romanzo dell'autore canadese Yann Martell, il film racconta appunto la vita di Pi, dall'infanzia a Pondicherry al suo prodigioso naufragio sulla via del Canada, come egli la racconta allo stesso Martell.

La trama, almeno per quanto concerne la parte centrale, il naufragio, è senz'altro ben nota, ed è raccontata con una fotografia meravigliosa ed effetti speciali davvero notevoli: infatti ci sono voluti 4 anni per completare la pellicola, una piscina della capacità di 8 milioni di litri d'acqua per simulare l'oceano e 4 tigri, più una quinta ricostruita al computer, del tutto indistinguibile da quelle reali.

L'incredibile film di Ang Lee (già ben noto per la sua maestria) coinvolge per le immagini, per la storia fantastica, a volte fa ridere ed altre porta all'orlo della commozione, ma, come pare accada anche nel libro, alla fine lascia lo spettatore un po' con l'amaro in bocca...

Sarà vera la storia del naufragio di Pi insieme a Richard Parker? O la tigre sarà solo un'allegoria? Ed eventualmente, cosa simboleggerà l'isola galleggiante dei lemuri? Allo spettatore (come al lettore) la possibilità di decidere cosa credere.

Di sicuro, però, dopo tante critiche entusiaste lo spettatore dsi aspetta più di quanto poi si trovi davvero sullo schermo. E l'intento dell'io narrante Pi, di dimostrare al suo interlocutore l'esistenza di Dio, rimane abbastanza disatteso.

E' un film che vale comunque la visione e che di sicuro merita che sia su un grande schermo in 3D... bravi gli attori, da Oscar la fotografia (già dai titoli di testa, che da soli varrebbero un premio) e notevole il breve cameo di Gérard Depardieu.

Certo però che se poi si ripensa che il film è stato definito "il nuovo Avatar", viene un po' da chiedersi... ma dove???

martedì 11 dicembre 2012

Jesus Christ Superstar

Titolo originale: Jesus Christ Superstar
Paese di produzione: USA
Anno: 1973
Durata: 108 min
Genere: drammatico, biblico, musical
Regia: Norman Jewison
Soggetto: Tim Rice (musical)
Sceneggiatura: Norman Jewison, Melvyn Bragg
Fotografia: Douglas Slocombe
Montaggio: Antony Gibbs
Musiche: Andrew Lloyd Webber
Scenografia: Richard Mcdonald
Interpreti e personaggi: Ted Neeley - Gesù Cristo; Carl Anderson - Giuda Iscariota; Yvonne Elliman - Maria Maddalena; Barry Dennen - Ponzio Pilato; Bob Bingham - Caifa; Larry Marshall - Simone Zelota; Josh Mostel - Re Erode; Kurt Yaghjian - Anna; Paul Thomas - Pietro

 Non sono mai riuscito a vederlo per intero, ma finalmente sono riuscito a trovare questo "cult movie" del 1973. Il film è tratto dall'omonimo musical di Tim Rice e Andrew Lloyd Webber, una pellicola dunque interamente cantata in cui vien fatta una retrospettiva diversa e anticonformista delle ultime settimane di vita di Gesù Cristo.
Da questo film dalla colonna sonora imperdibile, figlia degli anni '70, ne esce una figura di un uomo che ha fatto il suo percorso ma che sino in fondo resta uomo e forse solo in ultimo con il suo sacrificio diviene qualcosa di più. Con e senza sottotitoli il film merita di essere visto in quanto girato tutto in Israele, ma recitato con modi dei figli dei fiori, raccontando in modo intenso la storia dei personaggi del Nuovo Testamento in chiave moderna ed accattivante. Hanno segnato il tempo le canzoni Getshemane, I Don't Know How To Love Him, Jesu Christ Superstar appunto, in cui in parte si insinua che l'estremo gesto sia stato solo l'apice di un grande show mettendo un po' il dubbio la questione religiosa, ma facendo passare il tutto come una grande ribalta per un uomo che è divenuto più importante delle parole che predicava. La conclusione del film tutto sommato rimette le cose a posto riprendendo le scritture. Divertente e trasgressivo il passaggio di Cristo da Erode, molto naif come scenografia. Epico poi il contrasto tra l'inizio e la fine di questo musical dove si contrappongono i figuranti in arrivato su un bus da cui scendono ed iniziano ad inscenare la storia e il loro volto enigmatico e indagatore rivolto verso la croce.
Oltre 1 ora e mezza di splendide canzoni e musiche, da non perdere.

venerdì 16 novembre 2012

Oceano Di Fuoco - Hidalgo

Oceano di Fuoco - Hidalgo
Titolo originale: Hidalgo
Paese di produzione: USA
Anno: 2004
Durata: 135 min
Genere: azione, avventura, drammatico
Regia: Joe Johnston
Sceneggiatura: John Fusco
Fotografia: Shelly Johnson
Interpreti: Viggo Mortensen, Frank T. Hopkins - Zuleikha Robinson, Jazira - Omar Sharif, Sceicco Ryadh - Adam Alexi-Malle, Aziz - Silas Carson, Katib - Said Taghmaoui, Bin Al Reeh - J. K. Simmons, Buffalo Bill Cody - Adoni Maropis, Sakr - Harsh Nayyar, Yusef - Victor Talmadge, Rau Rasmussen - Peter Mensah, Jaffa - Louise Lombard, Lady Anne Davemport

E' la vera storia di Frank T. Hopkins, un pony express specializzato in corse col suo cavallo Hidalgo, che nel  1897 si reca in Arabia Saudita per partecipare ad una pericolosa gara il cui premio è molto allettante. Questa gara che si svolge attraverso tremila miglia nel deserto, da qui Oceano di Fuoco, prima dell'arrivo dell'americano era una corsa riservata a cavalli di razza pura arabica proprietà degli sceicchi. Per questo motivo gli avversari di Cavalca Lontano, nome indiano del protagonista mezzo sangue, fanno di tutto per ostacolarlo. Non manca anche la rivalsa dell'occidente sull'oriente arabico quando il Figlio Blu salva capra e cavoli e si guadagna il rispetto dello Sceicco degli Sceicchi organizzatore della gara.

Questa sera credo sia stata la 6 volta che vedo questo film. Non ha nulla di particolare, ma vengo ogni volta calamitato dal rapporto tra il protagonista ed il suo cavallo mustang, che chiama affettuosamente fratellino. Inoltre la fotografia paesaggistica è notevole, specie in un paio di passaggi del film: credo che siano proprio questi due elementi ad attrarre la mia attenzione. Affascinante come nella storia vengano raccontate più storie, seppur ognuna in modo appena impercettibile ma con delle valenze. Un esempio di queste storie sono la cultura per il popolo dei cavalli sia dei pellirosse che degli arabi seppur in modo diverso, la posizione difettiva delle donne nella cultura islamica, un viaggio estremo attraverso i deserti arabici che diventa un viaggio alla ricerca di se stessi. Apprezzabile la fine del film che mette poi in ultimo in risalto lo spirito animalista e di profondo rispetto e amore per la razza mustang da parte del protagonista, dove le scene finali sono impressionanti dove per girare il tutto sono stati utilizzati 550 cavalli appartenenti a diversi proprietari. Alla fine della ripresa, i cavalli hanno potuto essere riconosciuti e restituiti grazie al fatto che i loro zoccoli erano stati marchiati in maniera differente. Godibile

domenica 14 ottobre 2012

Ted

Diretto da Seth MacFarlane (già creatore dei Griffith), con protagonisti Mark Wahlberg e Mila Kunis, è un film girato con la tecnica del live-action, ossia con attori in carne ed ossa che interagiscono con figure di animazione (in questo caso l'orso di peluche Ted).

Commedia per nulla politicamente corretta, racconta la vita di John, bambino introverso che un Natale riceve un orsacchiotto di peluche ed esprime il desiderio che questo prenda vita e sia per sempre il suo migliore amico... desiderio che puntualmente si avvera!

La notizia dell'orsacchiotto vivente attira l'attenzione dei mass media, e l'orso Ted diventa famoso. Poi gli anni passano, i due crescono e mentre John trova lavoro e si fidanza con Lori, Ted, come ogni buon ex bambino prodigio che si rispetti, diventa invece uno sboccato tossico sessuomane, provocando molti problemi all'amico soprattutto nei rapporti con la ragazza, che finisce per accusare Ted di qualsiasi comportamento irresponsabile del fidanzato e di imporre a quest'ultimo una scelta: o lei o il suo amico.

Tra scene estremamente esileranti, battute caustiche (qui un estratto) e incredibili cameo, in particolare di un autoironico Flash Gordon, il film si rivela pian piano molto meno leggero e sciocco di quanto possa sembrare a un primo sguardo e mostra l'importanza del valore dell'amicizia, che nulla e nessuno dovrebbe permettersi di cercare di spezzare, neppure una fidanzata, per quanto con le migliori intenzioni.

La trama completa potete leggerla su Wikipedia, quindi non mi resta che segnalare la grandiosa performance dell'orso Ted, sempre sopra le righe ma anche sempre irresistibile, e la memorabile interpretazione di Giovanni Ribisi, in particolare nella scena in cui si scatena nel ballo.

domenica 7 ottobre 2012

Gamer

Titolo originale : Gamer
Paese: Stati Uniti d'America
Anno: 2009
Durata: 95 min
Colore
Audio: sonoro
Genere: azione, fantascienza, thriller
Regia: Mark Neveldine, Brian Taylor
Sceneggiatura: Mark Neveldine, Brian Taylor
Fotografia: Ekkehart Pollack
Interpreti e personaggi: Gerard Butler-Kable, Michael C. Hall-Ken Castle, Amber Valletta-Angie, Logan Lerman-Simon, Terry Crews-Hackman, Ludacris-Humanez Brother, Kyra Sedgwick-Gina Parker Smith

In un futuro poco lontano da noi, spopolano i giochi interattivi on-line, dove prima il gioco Society e poi con Slayer le persone sono controllate dalle persone. Mentre nel primo diciamo che i più disperati e poveri per racimolare qualche soldo si fanno controllare e vengono comandati in ogni sorta di azione e interazione, nel secondo il gioco consiste nel controllare i detenuti del braccio della morte. Slayer dunque diviene la speranza di una amnistia se si superano i 30 combattimenti. In questo scenario il protagonista è un detenuto che sta per raggiungere l'ambita libertà, però come in ogni buon thriller accade qualcosa che sposta gli equilibri ed inizia la rincorsa alla libertà non più nel gioco ma nella vita reale.

Visto per la seconda volta questa sera, devo dire che è attuale, visto l'utilizzo massiccio di internet che si fa ai giorni nostri, e seppure di taglio fantascientifico l'idea di avere delle nano macchine nel cervello per connettersi alla gioco, affascina l'idea e la perversione che le persone possano controllare le persone, senza pensare che in questo modo non si vive più una propria vita ma ci si mette nelle mani di altri; forse però non è molto lontano dal rappresentare le vita reale dove siamo comunque obbligati a vivere secondo regole che dettano altri. L'azione in questo film è presente sin dall'inizio e tiene bene sino alla fine, inoltre la presenza dell'attore protagonista di "Dexster" (Michael C. Hall) e l'attrice protagonista della serie "The Closer" (Kyra Sedgwick) a me non è dispiaciuta, attirano per la loro presenza scenica. Quindi nonostante il taglio complessivo un po' da video gioco dal mio punto di vista è guardabile, introducendo elementi di interesse di diversi generi dalla tecnologia, all'etica, alla morale e via dicendo...

giovedì 6 settembre 2012

Il cavaliere oscuro - Il ritorno

Ultimo film della trilogia su Batman diretta da Christopher Nolan, che conclude una saga particolare iniziata con Batman Begins e proseguita con quel Cavaliere oscuro che fece scoprire Heath Ledger al mondo, dei due film precedenti condivide le atmosfere, i colori sobri, la recitazione tutto sommato misurata, l'umanizzazione dei personaggi, i costumi più contenuti, tutte caratteristiche che hanno reso queste pellicole molto meno "fumettistiche", specie se paragonate ad altri episodi dedicati a Batman.

Se devo essere sincera, mi sono ritrovata a vederlo più per la compagnia che non per il film in sè... non essendo particolarmente fan del pipistrellone e non avendo forse visto per intero i due film precedenti (o almeno questo è il dubbio che mi è sorto quando non mi tornavano i "rimandi"), da sola non sarei probabilmente mai andata a vederlo. Sono quindi partita senza alcuna aspettativa o pregiudizio e devo dire che sono rimasta conquistata dal film.

Un paio di critiche che mi erano finite sotto gli occhi mentre cercavo sale e orari di programmazione erano, per l'appunto, piuttosto critiche ed accusavano Nolan di aver costruito un prodotto lento, cupo e pesante, a tratti slegato e che si salva solo grazie agli effetti speciali. Al contrario, l'ho trovato sì cupo (d'altra parte affronta la parabola della lenta discesa dell'eroe all'inferno, della sua presa di coscienza e del suo riscatto, buttarla in burla sarebbe stato come minimo fuori luogo!), ma in modo funzionale e mai fastidioso.

Sarebbe inutile e poco gentile condividere la trama (che volendo si può trovare su Wikipedia, comprensiva di finale), ma posso dire che il film vale davvero la pena di un salto al cinema, anche per chi come me non ha passato l'adolescenza sui fumetti. E non solo per gli effetti speciali che non sono, in fondo, la parte centrale dello spettacolo, nonostante il parere di alcuni critici.

Strepitosi, poi, il paterno Alfred-Michael Caine e la splendida Anne Hataway-Selina Kyle (il rimando a Catwoman resta evidente, ma non viene mai chiamata così), le cui battute al vetriolo da sole potrebbero valere la visione!

martedì 4 settembre 2012

In time

Film del 2011, passato inosservato ai più forse a causa del genere. La trama, la presenza di Justin Timberlake come protagonista e l'assenza di nomi altisonanti certo non hanno aiutato questo film del neozelandese Andrew Niccol, specialista in fantascienza. Suoi sono infatti Gattaca e S1m0ne, mentre ha al suo attivo come scrittore anche The Truman Show, The Terminal e Lord of War. Sebbene, appunto, la trama non sia particolarmente accattivante offre comunque ottimi spunti di riflessione portandoci in una godibile storia di fantascienza distopica, facendoci correre con i protagonisti per le quasi due ore di durata del film.

In un futuro solo idealmente lontano da qui le persone sono geneticamente programmate per crescere e invecchiare fino ai 25 anni, dopo i quali hanno un solo anno di "bonus" esaurito il quale muoiono. Questo se non guadagnano letteralmente il tempo lavorando e se non lo spendono tutto per pagare affitto, autobus, cibo e tutto quel che serve per sopravvivere. Il tempo, quindi, diventa l'unica moneta di scambio contando sul fatto che chi lo esaurirà morirà istantaneamente. Will Salas (Timberlake) ha 25 anni da tre anni e con il lavoro aiuta la madre a sopravvivere, sempre sul filo del rasoio, sempre - per dirla con una battuta -  con i minuti contati. Una sera, in un locale, salva la vita a un uomo. Un forestiero. Uno che sembra cercare guai. Una volta in salvo, l'uomo gli apre gli occhi sulla realtà del loro mondo. Poi sparisce dopo avergli donato tutto il tempo di cui dispone, più di cento anni di vita. l'uomo si uicida sotto gli occhi di Will, che però viene filmato da una telecamera. A corto di tempo, la madre di Will soccombe per strada senza che lui possa aiutarla. Per il dolore, lui decide di spostarsi nella zona ricca della città per derubare del tempo quanti più ricchi incontrerà per la sua strada, senza sapere che i guardiani del tempo (guidati da Cillian Murphy) lo stanno cercando per l'omicidio del suo benefattore. Lungo la strada incontrerà un vero e proprio miliardario e la sua figlia adorata. All'arrivo della polizia scatterà una vera e propria corsa contro il tempo. E contro il sistema.

Le riflessioni su questo film riguardano il tempo, il modo in cui lo viviamo, in cui lo sprechiamo. In cui non lo viviamo, per lo più. E la finta gioventù in cui ci rintaniamo, la confusione che crea, il vuoto. E l'etica, e la ribellione, e - parola complicata per me - la speranza. L'interpretazione di Timberlake non dà grandi slanci, ma è adeguata, buono il resto del cast anche nella totale improbabilità della situazione. Da vedere, forse, con un occhio più "sociale" che prettamente spettacolare.

giovedì 23 agosto 2012

La Meccanica Del Cuore - Mathias Malzieu

Graditissimo regalo, questo libro l'ho letto in poco meno di 5 giorni. Oggetto di discussione e di ispirazione per chi me lo ha regalato, ha voluto condividere con me il piacere di questa leggera lettura.

Edito da Fentrinelli - Sezione Narratori
La meccanica del cuore
 
Siamo nel 1874 nella notte più fredda del mondo nasce Jack che per il grande freddo ha il cuore che non funziona e così una strega/levatrice risolve il problema applicando un orologio meccanico a cucù al posto del cuore per farlo sopravvivere. Ci troviamo in Francia nella città dell'amore ed è così che Jack nonostante non debba amare per non rompere l'orologio che lo tiene in vita, si innamora perdutamente di una ballerina andalusa. Straziato dal pensiero di lei parte per un viaggio alquanto psichedelico per ritrovarla ed amarla nonostante le raccomandazioni della levatrice/strega divenuta sua madre adottiva fossero tutte contrarie: "Uno, non toccare le lancette. Due, domina la rabbia. Tre, non innamorarti, mai e poi mai." Così dalla casa natia attraverso il viaggio e la permanenza in Spagna la narrazione si riempie di personaggi più o meno realistici che accompagnano e ruotano intorno ai due protagonisti della storia. Verso la fine del libro non poteva mancare un piccolo colpo di scena con cui dare un po' di tono realistico e grottesco a tutta la vicenda.
Libro leggero e gustoso da leggere di una storia d'amore giovanile e tribolata ma con momenti topici e intensi che trattengono il lettore anche se sparsi qua è la ci sono degli anacronismi riportati dall'autore Mathias Malzieu (leader di un gruppo rock francese); in alcune recensioni viene affiancato un po' alle atmosfere di Tim Burton, ma per la verità tolti un paio di dettagli, questo libro in effetti ha un suo perché per la mistura del favolistico con sentimentalismo giovanile (che forse trova ancora in se stesso l'autore) con l'ambientazione e scenicità grottesca che non scompare mai.
Per me è stata una gradevole lettura ottenendo un momento di relax, non troppo impegnativa potendo contare sul giusto gusto della lettura che portano con se queste 160 pagine scarse.

giovedì 16 agosto 2012

Linee di sangue - Tanya Huff

Leggere la Huff, per me, è un po' come tornare a casa. Non tanto per temi o personaggi, quanto per il modo sbrigativo e deciso con cui scrive. Familiare, per me, più ancora di mostri e vampiri di ogni tipo. Questo, in Italia dal 2008 per Delos, è il terzo volume della serie del sangue (the blood books) cha ha dato spunto a una breve ma godibilissima serie tv: Blood Ties.

In questo romanzo Vicky Nelson, investigatrice con problemi di vista e con amici davvero speciali, si trova ad affrontare una misteriosa serie di delitti che partono dal Museo Egizio di Toronto. Anche se nessuno a parte Mike Cellucci pensa che il colpevole sia una mummia di cui nessuno ricorda la presenza. Oltre a questo, Vicky si trova ad affrontare un momento di difficoltà di Henry Fitzroy, il suo affascinante amico vampiro - o più che amico - che ha cominciato a sognare il sole e teme che questo sia il preludio a un istinto suicida che potrebbe colpirlo. Divisa tra l'indagine e la protezione del sonno di Henry, Vicky si troverà anche coinvolta suo malgrado nei piani della mummia. Quest'ultima ormai umana si rivela come sacerdote di un antico dio egizio che lo ha reso immortale al fine di procurargli sempre più adepti. In un crescendo di azione e momenti di disperata ilarità, il terzetto improbabile affronterà la mummia e il suo dio contro tuto e contro tutti.

Sono puro intrattenimento, i libri della Huff. Niente di eccezionale eppure intelligenti e divertenti. Peccato che la serie tv si sia esaurita così in fretta, perché i protagonisti erano molto ben resi dagli attori scelti a interpretarli e restano impressi tanto da vederli agire anche solo tra le righe del libro. 

mercoledì 15 agosto 2012

La stanza degli spiriti - Shilpa Agarwal

Una storia di fantasmi, di ragazzi e di una famiglia straziata dal dolore. L'autrice, pur essendo nata a Bombay, ha studiato e vive negli Stati Uniti e con questo romanzo ha vinto un premio dedicato agli autori dell'Asia del sud. Un romanzo del 2005, pubblicato in Italia da Piemme nel 2010.

Nella Bombay del 1947, in attesa del monsone che sta per scatenarsi, la tredicenne Pinky ha la sua prima grande delusione d'amore. Una notte, infatti, scopre suo cugino che sgattaiola nel giardino dei vicini e spia la giovane Lovely. Presa da un senso di rabbia e impotenza, decide di trasgredire a una delle poche regole ferree della casa in cui vive con la nonna Maji, con lo zio e la sua famiglia: apre la porta del bagno durante la notte, sebbene siano almeno tredici anni che quella porta resta chiusa ogni notte per una strana superstizione. In questo modo, Pinky dà il via a una serie di eventi che cambieranno la vita all'intera famiglia. Non solo scatena un fantasma che era imprigionato proprio nel bagno, ma mette a nudo tutte le debolezze della famiglia con cui divide la vita. Mentre tutto scivola acquoso verso la tragedia, Pinky rivivrà la tragedia della sua famiglia: la morte della cuginetta neonata avvenuta per l'appunto tredici anni prima. Non solo, cercando di svelare il segreto che lega il fantasma alla casa, riuscirà a portare alla luce la verità triste e sconvolgente che tutti avevano rimosso o nascosto.

Romanzo interessante, non sconvolgente in quanto a presa sul lettore. Le scene soprannaturali sono ingenue, anche se ben scritte. Il lato "giallo" è caotico, si mette un po' troppa carne al fuoco, fuorviando il lettore per poi attingere a una spiegazione tutto sommato facile, ma strettamente legata alla cultura indiana.

martedì 17 luglio 2012

Sun Tzu - L'Arte Della Guerra

Un libro ed un culto di cui spesso si sente parlare ma che non credo molti leggano. E' uno strano libro, seppur il tema sembra essere quello di tattiche di guerra in realtà non è solo questo; incentrato e strutturato sui temi bellici, come ogni libro che si rispetti oltre alle parole nelle righe che hanno il loro significato, si possono trovare tra le righe preziosi suggerimenti di come affrontare molte situazioni nella vita di tutti i giorni, senza lotte e senza violenze.
Devo essere sincero io personalmente l'ho letto già due volte e l'ultima forse troppo tempo fa. Magari leggerò una terza volta questo libro (copertina qui a fianco)  che, se la memoria non mi tradisce, è strutturata in 3 parti tali:

La prima diciamo la trascrizione del trattato vero e proprio nei suoi capitoli con gli insegnamenti relativi agli aventi bellici individuando per i vari capitoli quello che i diversi autori (così almeno viene detto) scelsero per dare una guida negli eventi di guerra. La posizione geografia, i diversi ruoli delle persone, le tattiche, le necessità e le astuzie e così via.

La seconda parte una specie di commentario pari passo di tutte le sezioni trattate nella prima dando non solo la chiave di lettura ma una specie di riflessione sui contenuti stessi.

La terza ed ultima che seppure non sia la più sviluppata, a parer mio è la più significativa, in quanto mettendo insieme la prima e  la seconda parte ne va a sviscerare l'aspetto filosofico e sociale, denotandone un aspetto che almeno per me sino a quel momento era ignoto, ovvero che come molti altri scritti orientali non è solo quello che si legge che è da tenere in considerazione ma anche i risvolti e le molteplici implicazioni.

Come risultato oltre ad una lettura che può essere affrontata con diversi metodi, in successione nelle pagine, piuttosto che a canguro per leggere diciamo in consecutio capitolo originale, commentario e disamina, o per singoli temi di maggior interesse, se gustata al punto giusto permette di leggere con tempi e modi antichi, a volte troppo asciutti come a volte appassionati a seconda del tema; ad esempio mi ricordo che ogni tema che trattava delle nazione e del sovrano i toni erano caldi appassionati e sentiti segno di notevole partecipazione, mentre leggendo di tattiche il linguaggio diveniva essenziale, asciutto e distaccato. Pur sembrando una lettura pesante se presa dal verso giusto apre una nuova e più ampio visione del mondo e concede anche nuovi strumenti per vivere la quotidianità dove il più delle volte come in ogni guerra che si rispetti non è la crudezza o il sangue che determinano il risultato ma l'arte di gestire lo scenario, interpretare ed affrontare i personaggi e determinare a tavolino con mosse di strategia il miglior esito.

Consigliato vivamente a coloro che sono in cerca di nuove prospettive.

lunedì 9 luglio 2012

Il trono di spade - George R.R. Martin

Affrontare la recensione per un'opera come questa mi è difficile. L'intera serie delle "Cronache del ghiaccio e del fuoco" lo sarà. Ma ci provo. Dopo aver letto una raccolta di racconti dello stesso autore ho deciso di leggere questa lunghissima serie e dalla prima pagina in poi tutto è stato come un sogno. Il romanzo è la prima parte di "A game of thrones", che in Italia é stato suddiviso in due libri ed é datato 1996. Dall'anno scorso ne é stata tratta una serie tv giunta alla conferma della terza stagione.
Premessa: questo fantasy é ambientato nei Sette Regni di Westeros, un mondo immaginario in cui le stagioni durano decenni e che ha come riferimento storico il nostro medioevo (castelli, cavalieri, regine e intrighi di corte, combattimenti e strane creature). La storia è narrata capitolo per capitolo da personaggi diversi appartenenti alle diverse fazioni e casate coinvolte nella narrazione. Ogni capitolo un personaggio, così da poter vedere il complesso della storia sotto i diversi punti di vista e approfondire ogni personaggio allo stesso modo.
Si conoscono così la casata degli Stark, sovrani di Grande Inverno nelle terre del nord; quella dei Lannister di Castel Granito, potenti e ricchissimi imparentati con il nuovo re Robert Baratheon; si conosce l'ordine dei Guardiani della Notte, una sorta di monaci occupati da secoli a sorvegliare la grande barriera al Nord onde evitare invasioni da parte di popolazioni ostili: Estranei, Bruti, Giganti... Si incontrano due giovani Thargaryen, fratello e sorella figli del precedente re, esiliati dopo l'omicidio della loro famiglia, lontani da casa e impegnati nel tentativo di riappropriarsi del loro posto nei Sette Regni. La trama sembra complessa, ma scorre invece chiarissima mano a mano che la lettura procede.

Eddard Stark, signore di Grande Inverno, si trova a dover giustiziare un disertore dei guardiani della notte che afferma di aver visto gli Estranei, una popolazione relegata al di là della grande Barriera e ormai creduta estinta. Al suo rientro, la notizia dell'arrivo della carovana di re Robert Baratheon lo coglie di sorpresa. Sono passati anni da quando i due hanno combattuto fianco a fianco e la sua vista mette Eddard sul chi va là. Il Primo Cavaliere del re è morto da poco tempo e Robert, in nome della loro vecchia amicizia, vuole chiedere al suo vecchio compagno di battaglia di prendere il posto del defunto giù al sud. Eddard non ha scelta e deve partire anche quando uno dei suoi figli ha uno strano incidente e rischia la vita. Porta con sé le figlie Sansa e Arya, dopo aver promesso la prima al primogenito di Robert e affidato il regno alla moglie e al primogenito Robb. Nel viaggio lascia anche il figlio bastardo Jon, che parte per entrare nei guardiani della notte, non andando d'accordo con la matrigna Catlyn e non avendo un posto vero e proprio a Grande Inverno. Con ogni figlio di Eddard corre un meta-lupo, animali enormi e quasi creature mitologiche. Quando Bran, il figlio in pericolo di vita, rischia di essere ucciso in un attentato si comprende che i giochi sono ben più grandi di quanto sembrassero in precedenza. Catlyn parte in gran segreto per raggiungere Eddard e metterlo in guardia, Jon raggiunge la Barriera e comincia il suo addestramento, il piccolo Bran si risveglia senza ricordi, il disaccordo tra Sansa e Arya cresce sempre più, re Robert sembra essere diventato un ubriacone senza ritegno e senza alcuna volontà di regnare come dovrebbe.
Dall'altra parte del mare Daenerys Thargaryen viene data in sposa, appena quattordicenne, da suo fratello Viserys di poco più grande a un grande guerriero della razza dei Dothraki: Khal Drogo. Questo affinché il Khal, capo di un esercito di quarantamila uomini, conceda l'aiuto ai fratelli per riconquistare il trono di spade, il trono dei re forgiato dai draghi con le spade dei vinti, usurpato da Robert Baratheon.
Continui colpi di scena, inganni e sotterfugi, giochi di potere e umane illusioni condiscono le oltre quattrocento pagine del romanzo, lasciando senza fiato.

Come una droga questo romanzo cattura l'attenzione dalla prima pagina, tanto che giunti all'ultima non c'è altra scelta che prendere in mano il secondo volume e continuare a scoprire fino a che punto gli inganni saranno portati avanti, cosa nascondono i personaggi, quale destino toccherà a ognuno di loro. Senza riuscire a staccare il naso dalle pagine. Forzandosi per non continuare a leggere tutta la notte e oltre. Bellissimo, intenso, coinvolgente. Da non perdere.

giovedì 5 luglio 2012

La fabbrica di cioccolato

Titolo originale: Charlie and the Chocolate Factory
Paese: USA
Anno: 2005
Durata: 110 min
Genere: fantastico, commedia
Regia: Tim Burton
Soggetto: Roald Dahl (romanzo)
Sceneggiatura: John August
Fotografia: Philippe Rousselot
Musiche: Danny Elfman
Scenografia: Alex McDowell
Costumi: Gabriella Pescucci

Trama - Charlie Bucket è un bambino povero che vive in una malandata casetta di legno assieme ai genitori e ai quattro nonni. Ha una smisurata passione per la cioccolata, ma la povertà della sua famiglia gli concede una sola tavoletta per il suo compleanno. Da poco, l'annuncio del cioccolatiere più famoso del mondo, il lunatico e enigmatico signor Wonka, ha sconvolto la loro piccola cittadina: Willy Wonka ha nascosto in cinque tavolette di cioccolato dei biglietti d'oro, che permettono al proprietario di visitare la sua grandiosa fabbrica e di vincere un premio speciale. Tutto il mondo viene a conoscenza della notizia, e i primi biglietti, poco dopo, vengono trovati da quattro bambini. L'ultimo biglietto viene trovato proprio da Charlie, che in compagnia del nonno Joe andrà nella bellissima ed enorme fabbrica di Willy Wonka, dove li aspettano incredibili avventure e dolci straordinari. Durante il giro della fabbrica una serie di flashback rivelano il passato di Willy, figlio dell'intransigente dentista Wilbur Wonka, che non gli concedeva neanche il più piccolo dolciume, finché il piccolo Willy riuscì di nascosto a mangiare un cioccolatino: da allora la passione per il cioccolato cambiò il corso della sua vita fin che suo padre lo abbandonò: vagabonderà fino alla tribù degli Oompa-Loompa, con la quale gestisce la famosissima fabbrica.
Durante il giro all'interno della fabbrica, una serie di sfortunati eventi coinvolgono i quattro ragazzi antipatici, che escono di scena uno dopo l'altro. Solo Charlie Bucket rimarrà incolume alle sorprese del signor Wonka, al quale spetta dunque il premio speciale: diventare il nuovo direttore della fabbrica!
Così Willy Wonka riaccompagna Charlie e il nonno a casa spiegando di avere bisogno di un erede e decise di fare visitare a 5 bambini la sua fabbrica e quello meno fastidioso avrebbe vinto. Charlie è felice del premio ma scopre di dover salutare per sempre la sua famiglia per potersi trasferire definitivamente nella fabbrica di cioccolato. Charlie rinuncia al posto di direttore lasciando Willy Wonka allibito. Tempo dopo Wonka ripropone il posto a Charlie, che gli domanda cosa abbia contro la sua famiglia; Willy rivela allora il suo difficile rapporto col padre e insieme decidono di andarlo a trovare. Willy ritrova il padre, che lo riconosce per la sua dentatura, e fanno la pace (Charlie nota anche un album che conteneva i ritagli di articoli dei giornali sui successi del figlio). Da allora Willy e Charlie lavoreranno insieme alla fabbrica, a una sola condizione: l'intera casa di Charlie verrà trasferita all'interno della fabbrica stessa.

Ennesimo visionario e spettacolare film di Burt che io personalmente adoro per la sua visione, miscela di goticismo, futurismo con quel senso di morbidezza e delicatezza che rendono i suoi film sempre gustori da guardare per molti aspetti. Da notare le diverse nomination per i costumi di Gabriella Pescucci nell'anno 2006 per questo film. Nel cercare notizie su questo film, ho trovato diverse citazioni ed autocitazioni di Burton, ed anche cenni al fatto che per l'autore del libro sia stata una specie di rivalsa rispetto al primo film del quale non aveva approvato la sceneggiatura, rimaneggiata dal suo libro, della prima uscita in pellicola del film Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato. Come spesso accade non si sa mai dove stia la ragione tra diversi film di prima uscita ed i loro remake, cambiano gli attori e le tecnologie di rappresentazione, certamente la verità è nel libro e non altrove.

In conclusione per me un film apprezzabile per diversi aspetti come lo è stato anche il film predecessore, non faccio paragoni perché entrambi raccontano in qualche modo il libro, che perde a sfavore di politiche economiche e scelte di ottimizzazione. Da vedere e gustare.

Johnny Deep sempre carismatico e geniale nel rappresentare i suoi personaggi un po' eccentrici.

mercoledì 20 giugno 2012

Biancaneve e il Cacciatore

Mi rendo conto solo ora di non aver scritto neanche una parola sugli ultimi film visti (The Avengers e Men in Black 3D), ma ormai mi sembra un po' tardi per porre rimedio... quindi procedo senza indugi con quest'ultima visione.

Qui la favola popolare, codificata poi dai fratelli Grimm, è vista in una chiave ancor più gotica del consueto e viene raccontata in un'ottica decisamente singolare. E' un peccato, però, che non approfondisca nessuno dei temi che accenna, ma piuttosto tenda un po' al miscuglio con rimandi a tante, forse persino troppe, altre favole e leggende.

La storia la conosciamo tutti: la giovane Biancaneve rimane orfana di madre, il re inconsolabile alla fine si risposa (in questo caso tratto in inganno da una bella donna solo apparentemente indifesa) e successivamente muore (in questo caso per mano della donna di cui sopra, giusto la notte di nozze), lasciando la figlia ed il regno nelle mani della Regina crudele che, ossessionata dal timore di perdere il proprio titolo di più bella del reame, ordina al cacciatore di portare la sventurata Biancaneve nel bosco e di ucciderla.

In questa versione la giovane Biancaneve è tutt'altro che la fragile ragazza a cui si è in genere abituati, ma anzi viene inseguita dal cacciatore perché è fuggita dalla prigione in cui la Regina l'ha fatta rinchiudere sin dalla morte del Re, e si rivela una discreta combattente; la Regina, Ravenna, strega capace di potenti magie, è in realtà una creatura dal cuore inaridito, ferita dalla consapevolezza che gli uomini si invaghiscono della bellezza femminile, usano le donne finché tale bellezza sfiorisce con l'età ed a quel punto le gettano ai cani per cercare una nuova sposa più giovane e fresca; il Principe Azzurro è del tutto inutile, anche per quell'unico scopo che ha nella favola classica (ed anche solo per questa verità il film dovrebbe essere visto da TUTTE le ragazzine, che altrimenti crescono con un falso mito insensato e fuorviante) ed il Cacciatore -vuoi perché Thor è sempre Thor- risulta il vero protagonista della storia.

Ora, sorvolando sul fatto che in quanto a bellezza Kristen-Bella-Swan-Stewart non si avvicinerà neanche mai a Charlize Theron, neppure nelle scene in cui è sapientemente invecchiata e imbruttita, il film è piacevole e sapientemente costruito.Gli effetti speciali sono notevoli, uno su tutti quello dello specchio magico che si liquefa ed assume forma umana per parlare con Ravenna; l'ambientazione spettacolare.

E' un peccato che i pochi aspetti "psicologici" affrontati, ossia in particolare la ragione che ha spinto Ravenna a sviluppare una così radicata misandria e a diventare tanto crudele, siano appunto solo piccoli accenni che non vengono sviluppati. E' altresì un po' fastidioso il continuo infarcire la storia con accenni presi altrove, ad esempio il Principe Azzurro, che in questo caso ha persino un nome, William, che come arciere fa tanto Robin Hood; oppure il fratello albino di Ravenna, con un'imbarazzante pettinatura da paggetto, che nel suo ruolo di tirapiedi della Regina ricorda in modo imbarazzante l'albino del Codice Da Vinci; o ancora i nani che, nonostante un fantastico Bob Hoskins, fanno un po' tanto Compagnia dell'Anello.

Notevole invece l'uso dei simboli, da sempre largamente presenti nelle favole ma spesso non così ripresi nelle trasposizioni cinematografiche: lo specchio e la mela innanzitutto, che mai e poi mai potrebbero mancare; i corvi, che finiscono, come sempre a rappresentare i messaggeri o i "servi" della strega cattiva, secondo quelle superstizioni e preconcetti di derivazione cattolica così difficili da cancellare; ma soprattutto l'incredibile cervo bianco che, in un luogo che mai si penserebbe possa essere profanato dall'arrivo dei malvagi inseguitori, "incorona" Biancaneve come la prescelta, colei che riporterà la luce e la vita nel regno prosciugato da Ravenna (il cui nome, è evidente, nulla ha a che fare con la città, ma bensì con l'assonanza con la parola Raven, corvo)...

Insomma, non posso dire che si tratti di un capolavoro, ma è piacevole e ben fatto, un attimo di favola -seppur in una rilettura particolare- che a volte fa proprio bene. Soprattutto se si va al cinema con una persona piacevole con cui scambiare qualche commento sotto voce azzeccato ed arguto.

mercoledì 6 giugno 2012

Il Risveglio - J.R. Ward

Quando sentivo parlare di questa serie di romanzi "paranormal romance" di J.R. Ward non riuscivo a capire come tante persone potessero essere completamente fuori di testa per i vampiri della Confraternita del Pugnale Nero. Insomma, sono personaggi di una serie di libri, sono vampiri non particolarmente belli nel senso classico, sono degni di un romanzo di Cussler, eppure... Quando ho iniziato il primo libro ho avuto come la smania di finirlo al più presto, come fosse una droga. Era divertente, ironico, scorrevole e assurdo. Anche se non mi ritrovavo a condividere le parole entusiastiche delle altre lettrici non ho potuto staccarmi dal romanzo.

Il primo romanzo della serie vede l'incontro tra Wrath, re vampiro dalla vista debolissima e capo della confraternita, e Beth Randall. Quest'ultima, giornalista a Caldwell e ignara di essere la figlia semiumana del vampiro Darius, sta per subire la transizione. Diventerà una vampira, se sopravviverà al trauma. Inviato da Darius a proteggerla, Wrath prova una fortissima attrazione per la ragazza che diventerà presto un amore travolgente. Il tutto è compicato, come era ovvio che fosse, da una associazione di uomini senz'anima votati all'annientamento dei vampiri, i Lesser. Questi organizzano trappole per i vampiri civili, quelli che vivono pacificamente la loro vita tra gli umani - di cui, tra l'altro, non bevono il sangue - senza farsi notare e desiderano polverizzare i membri della Confraternita del Pugnale Nero, una casta di guerrieri potentissimi e molto affiatati.
Oltre ai Lesser, la polizia di Caldwell, incuriosita da alcuni eventi misteriosi in cui sembra coinvolta Beth e che coinvolgono anche l'amico detective Butch, si mette a indagare su di loro...

Io ci sono cascata. Leggerò piano pianino tutti i romanzi (acquistandoli in brossura in versione il più economico possibile, perché sono una decina (tra l'altro già pubblicati per Mondolibri con titolo diverso - questo, per esempio, é Dark lover; un amore proibito) e non costano poco. Tutti intorno alle 400 pagine eccetto un paio decisamente più voluminosi, scorrono che è una meraviglia. Non sono adatti a un pubblico teen, per ovvii motivi (ma anche per alcuni meno ovvii) però vanno benissimo per una lettura post ombrellone...
Voi fate un po' come vi pare. Io sono condannata e già sono una risaputa lettrice di "schifezze" ;)

mercoledì 30 maggio 2012

Non morta & nubile - MaryJanice Davidson

MaryJanice Davidson è una prolifica scrittrice americana che si occupa principalmente di romanzi cosiddetti "paranormal brillanti" per adulti e per adolescenti. Questo è il primo volume di una serie popolare negli usa, che lei stessa ha definito di "chick-lit vampirico", inserita da DelosBooks nella sua piacevole collana "Vampiri & Paletti".
Betsy Taylor, che potrebbe essere tranquillamente uscita da un romanzo di Sophie Kinsella, ha avuto una pessima settimana: trentenne ancora single, è stana prima aggredita da strani personaggi in un vicolo, licenziata dal suo lavoro di segretaria e infine investita e uccisa in un incidente stradale. Questo avrebbe come minimo dovuto mettere fine alla sua "pessima settimana" e invece... la ragazza si risveglia incredula, ma ben decisa a tornare alla sua condizione di morta. Cosa che, ovviamente, non le riuscirà.
Si scopre che quelli che l'avevano aggredita erano vampiri, che in questo modo l'avevano trasformata (ma solo l'avvenimento estremo della morte fisica aveva completato la sua trasformazione) e, se questo non bastasse a complicare le sue possibilità di riprendere la sua vita come se nulla fosse, i vampiri della città iniziano a vedere in lei la Regina che, secondo una profezia, sarebbe arrivata a salvarli dalla tirannia del malvagio Nostro per governare su di loro con giustizia.
Se poi ci si mette anche un affascinante vampiro che vuole autoproclamarsi suo consorte... le cose importanti che avrebbe da fare (come dedicarsi allo shopping e alle sue amate scarpe) rischiano di finire inesorabilmente in secondo piano...
La definizione di "chick lit vampirico" non potrebbe essere più appropriato, anche paragonando questo romanzo a quelli di Kerrelyn Sparks o di Katie MacAlister (per restare su un genere simile ma non così estremizzato)... Il libro si lascia senz'altro leggere, a tratti diverte, non è spiacevole, ma diciamo che non conquista al punto di volere subito tutti gli altri della serie (e al momento sono già almeno una decina, tutti dal titolo "Non-morta &...").
Il personaggio di Betsy è piacevole, molto riuscito in questa inconciliabilità tra il suo carattere e quelle che sarebbero le sue priorità, ed il ruolo che le vorrebbero attribuire. Il suo primo pensiero sono gli abiti, le scarpe ed il trucco, anche quando si risveglia sotto terra; è umorale, del tutto disinteressata al nuovo mondo che dovrebbe salvare e governare. I vampiri, invece, sembrano la parodia dei peggiori film di serie B.
Come dicevo, piacevole ma nulla più. Pondererò se avventurarmi nell'acquisto del secondo o meno.

domenica 29 aprile 2012

Il Debito

Passato inosservato forse per mia distrazione, ho noleggiato questo film anche a causa del mio interesse per Sam Worthington. Il film è del 2010 per la regia di John Madden, ma si tratta del remake di un film israeliano del 2007. Il cast è di qualità, oltre a Worthington (Avatar e Scontro tra Titani tra gli altri) ci sono una bravissima Helen Mirren (vista recentemente in State of Play) e Tom Wilkinson.

Alla presentazione del libro di Sara, giornalista di Tel Aviv, si racconta di un fatto che nel 1965 coinvolse i suoi genitori, entrambi agenti del Mossad. Partiti per catturare e portare in patria un criminale nazista una coppia di ragazzi, Stephan e David (Worthington) e Rachel, appena giunta dall'Argentina, si mettono all'opera a Berlino Est. Individuato il criminale e studiato il piano non resta che metterlo in atto. Stephan è il capo, determinato e ambizioso, deciso quanto basta ad approfittare di un momento di debolezza di Rachel che invece è attratta da David. Quest'ultimo, votato alla ricerca della verità e della giustizia, rifiuta la ragazza per un solo istante pentendosene amaramente. Ma il piano procede. Loro rapiscono il nazista, tentano di portarlo al treno che lo dovrebbe portare a Berlino Ovest e in Israele subito dopo. Qualcosa non funziona e i tre si trovano a nascondere l'uomo, legato e imbavagliato in salotto, in attesa di un nuovo piano.
Tra un flashback e una porzione di tempo presente si sviluppano le storie dei tre e dell'uomo che inseguivano. Il tempo che passa per tutti mentre ognuno di loro si porta dietro dubbi, sofferenze e rancori. Il senso dello stato che prende il sopravvento su tutto diventa un peso insostenibile, soprattutto quando dopo trent'anni David si suicida prorpio in occasione della presentazione del libro che parla di loro. Quante bugie, quanti rimorsi, quanti segreti tenuti troppo a lungo...

Non sono del tutto d'accordo con la recensione di MyMovies, il film mi è piaciuto anche e soprattutto perché non è un film d'azione. Un film che, come altri, fa riflettere su alcune pagine oscure della storia come la fuga dei criminali nazisti e la loro successiva ricerca fatta con ogni mezzo possibile anche a costo di andare oltre la propria umanità. Un po' come Munich, ma più teso a raccontare dell'aspetto psicologico dei protagonisti. Le loro ragioni, i dubbi e le terribili esperienze passate. Insieme alla ferocia del loro prigioniero, incapace di sembrare umano fino alla fine.
Le interpretazioni sono buone, sia per il terzetto di giovani spie che per le loro versioni adulte. Forse è lento, ma molto intenso. Lo consiglio.

lunedì 16 aprile 2012

Butterfly - Laurell K. Hamilton

Il nono capitolo della saga di Anita Blake è forse quello che finora mi è piaciuto di meno. Forse perché la presenza vampirica e mannara è molto limitata, forse perché fino almeno a metà del romanzo (nemmeno corto, 638 pagine) tutto sembra muoversi a rilento tra dettagli dell'indagine, cura spasmodica nella descrizione delle armi e litigi tra i vari protagonisti. Poi si riprende, ma non ha lo stesso charme dei precedenti.

Anita Blake viene chiamata da un amico in New Mexico. Sebbene l'amico sia il killer Edward, Anita si trova davanti un uomo inaspettato: l'alter ego di Edward, Ted Forrester. Questo Ted ha una vita che Anita non solo non si aspettava, ma nemmeno la concepisce. Cominciano qui i problemi, che si vanno ad aggiungere all'indagine per cui Edward/Ted ha chiamato Anita. Qualcosa (perché non c'è alcuna possibilità che sia un qualcuno) ha scuoiato e mutilato diverse famiglie tra Albuquerque e Santa Fe lasciandone alcune inspiegabilmente vive. Non c'è modo di capire di cosa si tratti per lungo tempo, tempo che Anita occupa litigando sia con Edward che con altri suoi collaboratori che lui ha invitato a partecipare all'indagine. Bernardo, cacciatore di taglie nativo americano donnaiolo, e Olaf. Quest'ulimo, psicopatico e serial killer addestrato probabilmente da qualche ente statale, darà del filo da torcere ad Anita, detestandola cordialmente (all'inizio) e desiderando di ucciderla fin dal primo sguardo.
Fino a quando Anita non avrà una sorta di illuminazione e sarà aiutata dalla Master locale Itzpapalotl a scovare ed eliminare il mostro che si cela dietro a tutto l'orrore che hanno visto i protagonisti.

Il libro, per desiderio dell'autrice, è dedicato quasi esclusivamente a Edward, amico di Anita e suo fidato collaboratore. Un'arma letale, killer prezzolato, uomo misterioso. Tutta la storia, sebbene raccontata dal punto di vista di Anita, riguarda lui. I suoi rapporti, la sua vita o le sue vite, i suoi amici e il suo passato. Forse questo, oltre a vedere Anita fuori dal suo ambiente e senza i suoi amanti (Jean Claude e Richard), rendono il romanzo diverso. Forse sono una tra le poche persone che non l'ha apprezzato come i precedenti, forse il lato più sensuale di Anita non mi turba o non mi spaventa normalmente e quindi non vederlo rappresentato in questa storia mi ha tolto un piccolo piacere della vita... Non so. Fatto sta che se si ama Anita si accetta anche questa storia e si va avanti con i diversi romanzi che vengono successivamente.

lunedì 19 marzo 2012

Venti corpi nella neve - Giuliano Pasini

L'autore di questo giallo italianissimo è uno dei finalisti della prima edizione del torneo in rete organizzato da GEMS. Dopo aver pubblicato in versione e-book con un titolo differente (La giustizia dei martiri) come previsto per i finalisti, dopo aver rivisto il lavoro, l'autore è riuscito a pubblicare in cartaceo con la nuova collana di Fanucci, TimeCrime. Meritatamente.

All'alba del capodanno del 1995 Case Rosse, piccolo borgo dell'Appennino tosco emiliano, viene scossa da un triplice omicidio. Il commissario Serra si ritrova a indagare sotto la pressione del procuratore e del suo ex capo. Lui, che viene da fuori e non conosce bene le dinamiche della comunità, con l'aiuto del collega Manzini e di una sua dote molto particolare si ritrova ad approfondire i fatti mentre nella sua vita si riaffaccia Alice. Rapporti complicati, molte parole non dette, fatti che non vengono raccontati da anni. Fino a giungere con le indagini a un capodanno del passato, quando nello stesso luogo vennero giustiziate venti persone in una rappresaglia contro i partigiani e all'antica ferita di quel borgo in apparenza così tranquillo. Roberto Serra con la sua tenacia riuscirà a ricollegare gli eventi e a risovere, non senza risvolti tragici e nuove vittime, il suo ultimo caso laggiù.

La scrittura scorre fluida, parole chiare, capitoli brevi e sensazioni nette. Il tocco di bizzarro nella dote di Roberto Serra fa la differenza senza rendere il romanzo qualcosa di diverso da quello che è. Un thriller, nuovo e classico allo stesso tempo, con quel tanto di storia italiana che serve a non dimenticare, ricco di sfumature emozionali. Un romanzo che si legge senza rallentamenti, senza una parola di troppo. Complimenti, davvero.

venerdì 9 marzo 2012

Quasi amici

Quasi amici - Intouchables (Intouchables) è un film francese del 2011 diretto da Olivier Nakache e Éric Toledano che in brevissimo tempo in patria è diventato il secondo film di maggior successo di tutti i tempi , dietro il film del 2008 Giù al nord.

Ispirato ad una storia vera, quella di Philippe Pozzo di Borgo (autore di Le Second Souffle) tetraplegico dal 1993, ed il suo rapporto di crescente amicizia con il suo aiuto domestico Yasmin Abdel Sellou, il film ha ricevuto nove candidature ai Premi César 2012 ed ha fruttato il premio come miglior attore all'interprete di origini senegalesi Omar Sy.

Il film racconta lo sviluppo dell'improbabile quanto autentica amicizia tra Philippe, ricco e colto tetraplegico, e Driss, giovane di origine senegalese appena uscito di prigione ed abituato a vivere di espedienti, che viene assunto come badante personale del francese.

Il film si svolge in un lungo flashback che ha inizio in una notte a Parigi, mentre i due uomini sfrecciano a tutta velocità per le vie della città.

Si torna al primo incontro dei due uomini, quando Philippe, alla ricerca di qualcuno che gli faccia da badante personale, anziché scegliere uno dei tanti personaggi qualificati che gli si propongono, opta per il giovane senegalese, che in realtà non ha alcun desiderio di farsi assumere, ma desidera solo che venga controfirmata la lettera di richiesta di assunzione per poter ottenere il sussidio di disoccupazione.

Il periodo di prova inizialmente prospettato al giovane riluttante si trasforma pian piano in un lavoro stabile ed il legame tra i due uomini man mano si approfondisce e porta beneficio ad entrambi: Driss finalmente tratta Philippe come una persona e non come un menomato, arrivando talvolta addirittura a dimenticarsi delle sue limitazioni, e lo fa divertire e tornare a vivere in modo più autentico, mentre Philippe contribuisce ad ampliare gli orizzonti culturali di Driss, oltre a dargli nuove prospettive rispetto alla sua vita di espedienti nella banlieu povera e squallida in cui è cresciuto.

Nessuno riesce a smontare il sodalizio tra i due uomini, nè l'amico preoccupato che presenta a Philippe la fedina penale di Driss, né il resto del personale domestico, che viene a sua volta man mano conquistato dal giovane, né tanto meno i capricci della figlia di Philippe. Nessuno tranne l'inevitabilità del destino, che si presenta un giorno alla porta nelle vesti del giovane cugino di Driss, che in sua assenza si è messo nei guai: sarà a quel punto che il giovane dovrà scegliere di riprendere il suo ruolo in famiglia, ma ormai con ben altre prospettive e valori rispetto all'inizio della storia.

Ma non sarà certo questo a mettere fine al legame tra i due uomini, ormai profondo e incancellabile...

Al contrario di quanto si potrebbe pensare dalla trama così in breve, si tratta di un film a tratti toccante, ma che non scivola mai nel melodramma. Al contrario, sono moltissime le risate, l'ironia, le situazioni buffe.

Credo che il segreto del successo di questa pellicola, che consiglio davvero a tutti, sia proprio l'intelligente leggerezza e delicatezza con cui affronta un argomento così serio e pesante come il dramma di un uomo che, a causa di un incidente, è incapace di muovere qualsiasi parte del corpo dal collo in giù. Senza mai essere irrispettoso, butta alle ortiche il politically correct ad ogni costo diventando così autentico e di volta in volta serio o buffo, riflessivo o semplicemente divertente.

Davvero un gran film, da vedere!!!

domenica 26 febbraio 2012

The whistleblower


Noleggiato oggi in videoteca senza mai averne sentito parlare, questo film di Larysa Kondracki  del 2010 è tratto da una storia vera: l'esperienza di una poliziotta americana che partecipa a una missione di pace in Bosnia. Film drammatico prodotto da Germania e Canada, con l'insistenza diretta di Rachel Weisz, che interpreta anche il ruolo di protagonista. Partecipano al film anche Vanessa Redgrave e David Strathain.

Kathryn Bolkovac è una poliziotta del Nebraska la cui ultima separazione ha portato via la figlia. Non avendo la possibilità di un trasferimento, per guadagnare denaro sufficiente a ricominciare vicino a lei, Kathryn accetta una proposta di lavoro come peacekeeper in Bosnia dove deve collaborare con la polizia locale gestita dall'ONU.
Dopo essersi conquistata la fiducia di una dirigente grazie al suo impegno nel far perseguire un uomo accusato di violenza domestica, entra a far parte di una sezione che si occupa di crimini di genere. Sarà qui che incapperà nel pestaggio di due ragazze che condurranno le sue indagini a una organizzazione per la tratta delle donne in cui sono implicate più persone del previsto. La sua lotta per portare a galla la verità sarà durissima.

Questi sono film che dovrebberofarci pensare a quanto la situazione delle donne non sia affatto rosea, se per caso ci illudessimo del contrario per un innato desiderio di ottimismo. Duro e non consolatorio, non permette allo spettatore di arrivare alla catarsi e dimenticare gli avvenimenti descritti un ora dopo aver visto il film. Il fatto poi che si tratti di una storia vera e che per arrivare sugli schermi ci sia voluta la cocciutaggine della Weisz non fa che aumentare il senso di disagio per quanto succede ancora al mondo e di cui non ci curiamo o facciamo finta di non sapere nulla...

domenica 19 febbraio 2012

The Final Cut

The Final Cut - 2004
Titolo originale: The Final Cut
Paese: Canada, Germania
Anno: 2004
Genere: drammatico, fantascienza, thriller
Regia: Omar Naim
Distribuzione (Italia): Eagle Pictures
Interpreti e personaggi: Robin Williams-> Alan W. Hakman; Mira Sorvino-> Delila James; Caviezel-> Fletcher; Mimi Kuzyk-> Thelma; Stephanie Romanov-> Jennifer Bannister; Thom Bishops-> Hasan; Genevieve Buechner-> Isabel Bannister; Brendan Fletcher-> Michael; Vincent Gale-> Simon

Trama: In un prossimo futuro grazie alla tecnologia ed alla biomedicina sarà possibile, per coloro che avranno i mezzi economici, avere un impianto nel cervello che permetterà di registrare tutta la vita della persona. Ed è così che grazie a questa nuova moda che con i "Montatori" si potranno fare i Rememory, ovvero i film con montaggi audiovideo della vita delle persone per ricordarle al meglio. Tra i montatori il miglior è Alan Hakman a cui vengono affidati i montaggi delle persone più abbienti, potenti e conosciute. Tra questi ultimi anche l'inventore di questa specie di "scatola nera" per uomini. Da qui inizia il percorso di interviste e indagine sulla famiglia e conoscenti del defunto per trovare la linea di montaggio migliore da proporre alla famiglia. Contemporaneamente comincia anche la corsa verso il tempo e verso la verità della memoria degli uomini e delle donne, in cui ci sono sovversivi e reazionari che vogliono smascherare i segreti di questi impianti rincorrendo i dati registrati dal suo inventore, dando la caccia al protagonista Hakman, che attraverso un rememory precedente si innamora della fidanzata di un altro cercandone la compagnia e l'affetto, che presto perderà quando la ragazza scopre la perversione con cui è nato il rapporto, motivo per il quale distrugge la "ghigliottina" ovvero lo strumento di visualizzazione e montaggio delle registrazioni per la produzione dei rememory. Si giunge così alla alla parte finale del film nella quale il nostro protagonista, tormentato da un ricordo incompleto, in cui crede di aver ucciso un vecchio compagno di giochi, nell'indagare nella vita dell'inventore della "scatola nera" scopre a sua volta di averne una e da quel momento oltre alla ricerca della verità del defunto parte anche la ricerca della propria verità; percorso nel quale è costretto a fare i conti con il proprio mestiere e le scelte etiche e morali per le quali in conclusione pagherà dazio e diverrà egli stesso lo strumento dei reazionari per demolire il mercato della "memoria sporca".

Film intenso e per certi versi volutamente lento così da mettere lo spettatore nella condizione di riflettere sull'etica e sulla morale della gestione della vita: è giusto aver modo di condizionare il ricordo di se nelle persone, è lecito nascondere le pieghe oscure della vita di una persona, è plausibile poter registrare ed accedere alle questioni più intime di un defunto e appropriarsi di ciò e coloro che restano? 

Da vedere con un grande Robin Williams che dimostra ancora una volta le sue enormi doti anche nei ruoli drammatici.

giovedì 16 febbraio 2012

Nel bicchiere di una donna - Carlotta Invrea




La domanda che ti rimbomba in testa ad ogni pagina è :


"Che vino sono ?" . Cerchi di allontanarla, continuando a leggere, ma quando ti trovi immerso in profumi, odori, sapori della terra delle Langhe lei torna. Ti ritrovi a toccare l'uva mentre la raccogli, e in tanto nella tua bocca si mischiano sapori di agrumi, di miele. E la domanda resta nella tua testa. E non fai nemmeno in tempo ad accorgerti che ti ritrovi in un'enoteca con in mano una bottiglia "Sangue di giuda" o "anthilia" pensando :"io sono solare ?". E nel sacchetto ovviamente c'è una bottiglia di "La Fuga" perchè quella proprio non puoi non assaggiarla, e gustandola ti ritrovi a parlare in una notte di maggio, in un locale di Torino, guardando un braccialetto. Ma vuoi scoprire, vuoi sapere, vuoi vivere e viaggi assaporando un Matilde, con la brezza del mare vista dagli splendidi monti delle cinque terre. E per un attimo, un solo attimo, la tua mente si distrae catturata da una frase : "i topi non avevano nipoti" e cerchi altre frasi palindrome ma con scarso risultato. LA domanda rimane "che vino sono?" .


Chiudi gli occhi e senti i mormori di una vinoteca, il lento vivere di un paesino di campagna, il genuino conoscere, e guardano la luna in una notte di mezza estate ricordi " la luna è bugiarda: quando sembra una D cresce, quando sembra una C decresce" . Intanto nel tuo bicchiere viene versato LA Fuga di Donnafugata, e chi te lo serve ti sorride come solo certe donne sanno fare. Sorseggiando sorridi, osservi i "clitoraduni" e cerchi di origliare. Per comprendere, per capire.


che VINO SONO ?! .....




ora lo so....

venerdì 10 febbraio 2012

La mandorla - Nedjma

Colta da impulso irrefrenabile a comprare qualcosa di rosso mi è capitato tra le mani questo racconto erotico di un'autrice marocchina. Lasciato lì per qualche anno, l'ho recuperato di recente per sopraggiunto turno in lista. Secondo la copertina si tratta di un racconto erotico che diventa un atto politico e dovrebbe essere una storia vera. Chissà?

La giovane Badra, diciassettenne che vive in un villaggio all'interno del Marocco, viene data in sposa a un quarantenne notaio che vuole un erede a ogni costo. Ha già ripudiato due mogli e ora sfoga su Badra le sue frustrazioni. Ma l'erede non arriva e la ragazza, in un impeto di ribellione e stanca delle maniere di marito e suocera, scappa - rischiando la vita - da una zia a Tangeri. Qui rinasce e riscopre piano piano il suo corpo, già intuito nella prima adolescenza, e il potere che il sesso ha sugli uomini. Nel frattempo incontra qualcosa di molto vicino all'amore e la cultura, la ricchezza, la libertà...

Al di là del racconto erotico che ha dei suoi spunti interessanti, ma che va a gusti, la questione della storia vera si pone più di una volta. Non che sia inverosimile, ma molti degli episodi - sebbene normali - sembrano esagerati rispetto a quella che potrebbe essere una normale educazione sessuale. Ma la differenza tra la nostra vita e quella dell'autrice è tale da non poter comprendere fino a che punto il racconto è verità o finzione.
In ogni caso, mi sembra che per uno svago esotico sia la lettura adatta. Non so se rappresenti davvero un caso letterario o se sia un espediente. Lascia un po' il tempo che trova, se uno cerca all'interno qualcosa di più del racconto erotico punto e basta.

domenica 29 gennaio 2012

I guardiani del destino

Perso al cinema per mancanza di tempo, l'ho recuperato oggi in videoteca. Un film tratto come molti altri dal lavoro di Philip K. Dick, colosso della fantascienza dalla cui opera sono nati film come Blade Runner, Minority Report, Paycheck e Next (ma anche Atto di Forza e Screamers).

David Norris (Matt Damon) è un giovane candidato al Senato per lo Stato di New York che sta per arrivare alla vittoria, ma che viene rovinato dalla pubblicazione di una foto compromettente poco prima delle elezioni. Dall'alto di un grattacielo quattro signori col cappello seguono gli avvenimenti. Mentre David prova il discorso della sconfitta nei bagni dell'hotel, compare una ragazza in abito da sera e con le scarpe in mano. Basta uno scambio di parole, qualche sguardo e un bacio e David ritrova l'ispirazione, pronunciando un discorso non scritto, ma straordinariamente efficace. Però ha perso di vista la ragazza, scappata davanti alla sicurezza dell'hotel prima di potersi presentare. Qualche tempo dopo, mentre David va in autobus al lavoro (un lavoro normale, dopo aver rinunciato alla politica almeno momentaneamente) reincontra Elise e tutto per lui torna a splendere. Ha il suo numero di telefono ed è entusiasta. Talmente entusiasta da non accorgersi che intorno a lui c'è qualcosa che non va. Entrato nella sala riunioni dove lo stavano aspettando, David incontrerà dei misteriosi personaggi che senza grosse spiegazioni gli dicono che non dovrà mai più incontrare Elise perché non fa parte del "piano". Da quel momento in poi la lotta di David contro il suo stesso destino, sarà una lotta che pone domande sul suo modo di vivere, sulle aspettative, sui sentimenti, sulle scelte, su che cosa vale la pena perdere pur di avere l'amore.

Un film diretto da George Nolfi, finora impegnato come scrittore a Hollywood, in modo da alternare momenti adrenalinici a momenti di dolcezza. Gli uomini col cappello ricordano gli osservatori di Fringe, ma sono qualcosa di diverso e il loro "Presidente" è IL burattinaio per eccellenza, colui che decide di rientrare in gioco dopo aver concesso agli uomini il libero arbitrio, colui che decide un piano cui tutti devono sottostare illudendosi di vivere una vita propria. Insomma una sorta di Matrix senza macchine e astronavi, tutta vissuta in una New York piena di sfaccettature e di strane porte che conducono ovunque. Una sorta di Inception in cui la realtà non è sempre così chiara e la dimensione in cui si muovono i personaggi è onirica. Una bella storia soprattutto d'amore e sull'amore. E su cosa ci muove e ci fa muovere davvero...

martedì 24 gennaio 2012

Sasenka - Simon Montefiore

Libro regalatomi per il mio compleanno che probabilmente non avrei acquistato per conto mio, ma che ho letto volentieri anche se non in fretta. L'autore è uno storico al suo esordio come scrittore di romanzi. Il romanzo vero e proprio viene preceduto da una lista di 4 pagine con i personaggi principali divisi tra reali e immaginari. La storia, come mi è già capitato in altre occasioni, è divisa in tre parti ambientate in diverse epoche.

Nel 1916 conosciamo Sasenka (Aleksandra Samuilnovna)Zejtlina, nata col secolo, studentessa di un istituto per nobili fanciulle. Il primo colpo è il suo arresto da parte della polizia segreta dello zar sotto agli occhi esterrefatti della tata inglese a causa delle sue simpatie bolsceviche. Di origine ebrea, con una madre bizzarra e un padre nobile e affarista, lei ha subito il fascino delle letture proibite proposte dallo zio Mendel. Ciò farà di lei un'agente attivo nella rivoluzione in atto.
Più avanti, nel 1936, la ritroviamo sposata con un compagno e madre di due bellissimi bambini: Neve e Carlo. Entrambi i coniugi hanno fatto carriera e vivono agiatamente protetti da Stalin. Improvvisamente Sasenka s'innamora di uno scrittore georgiano impertinente e allegro, trascinando così la sua famiglia in un vortice che non lascia scampo.
Nel 1994 una ragazza di nome Katinka, studentessa di storia, viene incaricata di trovare i veri genitori di una ricca signora di origini russe che vive a Londra. In una Mosca non ancora del tutto libera, tra gli archivi del partito e funzionari reticenti, tra i pochi indizi confusi forniti dai pochi sopravvissuti dell'epoca e le dritte di un giovane e stravagante collega, Katinka farà luce sugli avvenimenti e scoprirà cosa è successo a Sasenka e alla sua famiglia prima della guerra. Con conseguenze personali inaspettate.

Che dire, il romanzo è ben scritto. Le atmosfere sono rese perfettamente e in buona parte il romanzo coinvolge. A convincermi meno è la terza parte, quella non solo conclusiva ma anche chiarificatrice. Insomma, a lungo mi son chiesta dove andasse a parare. Non prevedibile, ma comunque strutturato in modo da far comprendere con un breve anticipo gli avvenimenti che stanno per accadere, il romanzo termina senza grandi emozioni. Che forse erano ciò che cercavo. Ma per farsi un'idea dell'epoca e del tipo di mondo che si era costruito è un ottimo libro. Non spaventoso, non eccessivo, molto chiaro e lineare. Non una storia d'amore travolgente come promesso dalla copertina, anche se l'amore è raccontato alla perfezione.

mercoledì 18 gennaio 2012

Il bacio della Tempesta - Laurell K. Hamilton

Quinto romanzo della saga di Meredith NicEssus di Laurell K. Hamilton, ho già avuto modo di scrivere del primo libro, Un bacio nell'ombra, del secondo, Il tocco della notte, del terzo, Sedotta dalla luna, e del quarto, Nel cuore della notte, e vi rimando in particolare alla recensione del primo per capire chi è Merry.

Come ho già avuto modo di dire, questo episodio della saga -insieme ai due precedenti, Sedotta dalla luna e Nel cuore della notte- forma una sorta di "trilogia" all'interno della serie, in cui le vicende si svolgono nell'arco di sole 24 ore... tempo stimato all'interno dei tumuli di Faerie, in cui il tempo scorre diversamente, a volte più lento ed altre molto più veloce, che nel mondo umano che si trova all'esterno.

La descrizione data dalla TEA, che ne ha curato l'edizione economica come per tutti gli altri libri della Hamilton, è scarna ma precisa:

Meredith Gentry, erede al trono della corte Unseelie, ormai si allontana di rado dal palazzo della zia Andais, signora dell'Aria e delle Tenebre, perché il suo compito primario è concepire un erede. Se rimanesse incinta, potrebbe aspirare a diventare regina; se dovesse fallire, al trono salirebbe Cel, suo cugino, un individuo crudele e spietato, disposto a tutto pur di eliminarla. Quindi deve stare molto attenta. Soprattutto ora che lei e Mistral, il nuovo capitano delle guardie, sono diventati amanti, infrangendo l'esplicito ordine della regina Andais, e che la loro unione ha magicamente trasformato gli aridi Giardini Morti in una magnifica oasi di piante rigogliose e fiori lussureggianti. Merry è convinta di avere finalmente la prova che la corte Unseelie sta per tornare al suo antico splendore: se così fosse, avrebbe finalmente inizio una nuova era di pace. Ma il destino è in agguato: per sbaglio, Merry entra nel territorio degli sluagh, i sanguinari guerrieri confinanti coi sidhe, viene accusata di tradimento e presa in ostaggio...

Di amplesso in amplesso (singolo o multiplo, ciascuno ben descritto nei dettagli), l'ancora ignara Merry risveglia grandi poteri nei tumuli di Faerie e nei personaggi che la circondano. E' sempre più evidente che sia lei la Regina  desiderata dalla Dea Danu... solo i protagonisti sembrano ancora non rendersi conto dell'evidenza.

Le vicende si svolgono nell'arco di una giornata, in cui all’harem di Merry finisce per aggiungersi -più per decisione della Dea che altro, dal momento che era stato espressamente proibito- il nuovo capo delle guardie della regina Andais, Mistral (da cui il titolo del romanzo). Ma oltre al sesso -decisamente in primo piano- avvengono anche tutta una serie di fatti che fanno evolvere la storia principale, quella che i lettori affezionati stanno seguendo sin dal primo volume della serie.

Tra sithen che cambiano in conseguenza della magia di Merry, guardie che scompaiono nel terreno dopo un amplesso per poi ricomparire successivamente, giardini che riprendono vita, marmi bianchi laddove prima c'era solo pietra scura (cosa che scatena le ire di Andais, che vede la corte Unseelie virare un po' troppo verso i colori di quella Seelie), nell'arco di una semplice giornata riprende forma anche la Caccia Selvaggia -che si scatenerà ingovernata- ed il folle principe Cel riacquista anticipatamente la libertà. Tutto mentre i nostri eroi sono ancora attesi dal re della Corte Dorata...

Bello, divertente, coinvolgente e sensuale come sempre, forse in questo romanzo le scene di sesso prendono un po' troppo spazio alla vicenda. Sempre magistrale, invece, il modo in cui la Hamilton catapulta il lettore in questo suo mondo fatato, che ha saputo costruire con grande perizia e con evidente conoscenza dei miti a cui fa, di volta in volta, riferimento con grande capacità!