domenica 13 dicembre 2015

Pitch Perfect

Ho visto il primo film Pitch Perfect per caso una domenica pomeriggio, spiaggiato sul divano, ed anche se all'inizio ho temuto che fosse la solita commediola per teenager, al primo attacco musicale mi sono dovuto subito ricredere e la mia attenzione è salita. E quando ho trovato modo di vedere anche il secondo non mi sono negato.
Nel primo capito diretto da Jason Moore, basato sul libro "Pitch Perfect: The Questo for Collegiate A Cappella Glory", si narrano le vicende di Liceali appassionati di canto a cappella; però contrariamente a quanto uno potrebbe pensare, si tratta di canto corale, da qui il titolo "Intonazione Giusta", moderno in cui vengono armonizzate in modo dinamico e avvincente tutte le canzoni di ogni genere, riprendendone a tratti anche le cadenze originali. Mentre in questo primo episodio si narra come la sorellanza delle Barden Bellas inizialmente in crisi di prestazioni e di affiatamento viene riportata ad alti livelli grazie al talento di una nuova studentessa portata a produrre ed armonizzare qualsiasi canzone, nel secondo capitolo (diretto da uno dei produttori Elizabhet Banks anche del primo capitolo) dopo una disastrosa esibizione davanti al presidente degli USA, vengo estromesse da ogni sorta di competizione ed esibizione nazionale, perdendo così il diritto acquisito dopo aver vinto il concorso principale per 3 anni di seguito. Da qui la discesa vertiginosa di autostima e di bravura, che verrà ritrovata e migliorata grazie alle nuove idee della protagonista e di una nuova cantante "lascito" figlia di una Bellas degli anni precedenti, proponendo per la prima volta un pezzo originale, anziché le solite cover.
Affascinato da sempre da canto corale, questi due film sono stati per me una rivelazione, godendo di momenti musicali di alto livello in cui il gruppo protagonista e gli antagonisti hanno proposto coreografie e armonizzazioni davvero suggestive, accattivanti e di una qualità davvero elevata. Contrariamente ai soliti temi che questi film commedia trattano, come competizioni scolastiche come la danza, lo sport, il canto singolo o di gruppo, mai mi sarei aspettato di vedere il canto corale a cappella, genere solitamente poco conosciuto, ma qui trattato in un modo davvero esemplare e moderno sfruttando anche la varietà di personaggi che compongono il gruppo delle Barden Bellas (asociali, obese, omosessuali, ninfomani, ecc.).
Ovviamente ho dato uno sguardo alle recensioni dei due film e mentre i professionisti fanno le loro considerazioni dotte e sprezzanti, io ritengo che la qualità della parte musicale non sia così scontata come si possa pensare: i momenti di canto sono tutti ottimi dando modo di spaziare dal canto canonico a quello tipico di strada uscendo così da luoghi comuni ma ritrovandoli nella loro essenza più giovane e fresca. A chi piace la musica nel suo senso più ampio suggerisco entrambi i film da guardare quasi esclusivamente per i momenti ironici ed ovviamente per quelli musicali, due film gradevoli e poco impegnativi.

martedì 8 dicembre 2015

Gli attimi in cui Dio è musica - Paola Ferrero


Leggere questo libro mi ha dato la sensazione di guardare un vecchio filmino super 8 nel buio della mia stanza, con la sola luce della lampada del proiettore, e con sottofondo il rumore dello scorrere del nastro. E ci si trova nel silenzio delle emozioni, e anche dove si ode musica, è il prodotto elettrico delle sinapsi. Siamo sempre soli, nell’affrontare il viaggio della vita.
 “Conosco la solitudine, in cui è facile immergersi guardando il paesaggio confondersi nelle nebbie della campagna.”. Potrebbe essere la campagna una metafora di una ricchezza oramai in decadenza, un modo di vivere la terra troppo antico e dispendioso, ma legato alle esigenze della natura stessa. “Il buio e il silenzio avvolgono le case. Fuori non c'è anima viva. Potrebbe fare paura, ma non è così. Ci si abitua in fretta.”. La campagna Piemontese in contrapposizione con la fremente città Torinese fa da contorno alla vicissitudini di una ragazza, ai suoi sogni, alle sue paure, ai suoi amori e alle sue delusioni. Potrei iniziare a scrivere dicendo che le sorelle “Ardengo” sono due giovani incapaci di provare veri sentimenti, in balìa della noia e dell'indifferenza di fronte al declino sociale ed economico della loro famiglia. La madre rimasta vedova, trascorre una vita abitudinaria e legata ai clichés morali del suo paese, quasi in uno stato di inconsapevolezza. Spezzoni di filmati, color seppia, come tante fotografie, raccontano gli attimi della vita della protagonista. A tratti appaiono i colori, si accende la passione, e sembra persino di udire della musica, ma se ti ostini a volerla percepire meglio, l’unico ritmo che si sente è lo scorrere del nastro. Attimi, eterni, unici, ripetitivi, profondi, caldi, superficiali, freddi. “Ogni giorno uguale all'altro, i soliti clienti, le solite scocciature.”, “Ogni giorno lo stesso orario, lo stesso odore, lo stesso panino a pranzo.”. Lo stesso paesaggio, ogni giorno, come un loop matrixiano, “Il mattino dopo sono pronta per ricominciare, anche se questo vuol dire ripetere le stesse identiche cose di ieri.”. Dove non ci sono pillole rosse e blu, ma dove i varchi sono baci, sguardi, carezze, emozioni, odori e sapori. “L'aria è pulita e sa di terra umida. Di erba che cresce e del solito letame.”, “Odore di casa, diciamo noi.”. Baci di cui si ha sempre paura di rimanere intrappolati, perché se è vero che “Tutto si concentra nel bacio”, l’importante è “Sapere come bacia”. Le emozioni sono la droga per sopravvivere, “E' come una tossina, i suoi baci e il suo corpo creano dipendenza. Mi fa stare bene e questo è già qualcosa.”. E poco importa se quel bacio arriva da un Paolo, da un Bruno o dal Leo Merumeci di turno. L’indifferenza è la sola salvezza. “Non so se sono io ad essere insensibile o se questo è un modo di difendermi dal mondo. Ne ho già viste troppe.”. Fingere per non perire. “Se anche riesco a fingere durante il giorno, di notte le paure e i mostri escono allo scoperto.”. La notte è la luce più potente che illumina la nostra vita. Dopo la notte c’è solo la domenica. “La domenica è un giorno inutile”. Un classico personaggio sveviano, con la sua indifferenza, il suo farsi trasportare, e con la convinzione di poter cambiare quando si vuole, con la presunzione che quella sia per davvero l’ultima sigaretta. Attimi, continui attimi che si dispongono a volte uno dopo l’altro come binari, e a volte uno dietro l’altro come vortici che fanno tornare indietro. Attimi di profondo silenzio e attimi di rimbombante musica. La musica non è solo la colonna sonore della nostra vita, ma è la musa della vita stessa. Anzi “Dio è musica.”. “Lavorare con la musica è la cosa più bella del mondo, sia che tu la balli, che la suoni, oppure che tu semplicemente faccia da tramite e ti occupi di farla ascoltare.”. Perché quando “GLI attimi in cui Dio è musica”, si ritorna a vivere. Esplode tutta l’energia, come nei balli cult del telefilm Saranno famosi. Dove “la gente ci guarda di storto, eppure lo so che vorrebbero farlo anche loro. Mollare la loro facciata di persone serie per lasciarsi andare.“ E ti ritrovi a battere il piede al ritmo, pur rimanendo composto, perché vorresti ma non puoi. Perché vivere per la musica o lo comprendi o non puoi. Nessuno può capire il dolore se non ami la musica. “Quelle cose che riesci a fare solo se torturi il tuo corpo finché non ne è capace.” Intanto scorrono le pagine, e il nastro continua a scorrere. In ogni frase, in ogni attimo c'è la voglia, la sensazione, la potenza della rincorsa. Si percepisce il salto, che sia in un gelido burrone, in un acqua profonda, o in uno specchio cristallino da laguna Blu. Ogni attimo si perde nell'attimo prima del balzo, di un bacio, di un urlo, di uno schiaffo, di un amplesso... ma poi non avviene, si rimane lì con la sensazione di aver perso un fotogramma, quel fottuto attimo. Come se si dovesse salire su un treno, lo si vede rallentare, ci si prepara a mettere il piede sopra, ma il treno non si ferma, si allontana e tu non lo vedi nemmeno andare via, perché stai già a guardare l'altro treno che sta arrivando “La luce ci accoglie caldissima e abbagliante.” e nuovamente sei pronta a rimettere il piede sopra, descrivi il movimento sinuoso del muscolo della gamba... ma i treni sembrano non fermarsi mai... poi ti accorgi che essi non solo si fermano ma ti aspettano anche ... solo che sei tu che non sali… non hai il coraggio di salire, perché forse alla fine l'adrenalina è l'attesa del piacere... l'attimo prima del salto... “Sono questi gli attimi per cui vivo.”, perché “Quel che importa è il presente, solo il presente.”. Vivere il presente, in quell’attimo dove il futuro è espressione solo dell’attimo presente e si presenta sotto forma di idea che non si realizzerà, ma solo per dare la sensazione di piacere dell’attimo presente. “Mi piace avere sempre un progetto in testa. Qualcosa di nuovo, una sfida.”. Vivere attimo per attimo, farsi trasportare dalle sensazioni del presente perché “Il vantaggio di non guidare è anche questo: non preoccuparsi della strada da fare. “.

mercoledì 3 giugno 2015

Zeta - Lisa Terzi

Se ci si aspetta un tipo di erotismo classico è meglio stare lontani da questa "raccolta di orgasmi". Uscita per la collana "Carnet erotique" di Lettere Animate, è l'opera prima di un'autrice che ha scelto di usare uno pseudonimo data la natura del suo lavoro. Coraggioso, insolito e a tinte molto forti, a volte spaventoso e altre volte perfino blasfemo, lontano dalle atmosfere satinate delle 50 sfumature (che di erotico hanno meno del meno) quanto Mercurio da Saturno. Uno sguardo che va al di là del reale rapporto sado-maso, che affonda invece nella pura fantasia anche quando è quasi inconfessabile. Proprio perché fantasia personale, vera e spaventosa, incomprensibile per chi non ne condivida in qualche modo i tratti.

"Ogni forma di violenza non desiderata non è cosa positiva." Questa frase apre la serie di capitoli, trentanove, che l'autrice stessa definisce orgasmi. Perché, sebbene lei stessa ammetta che alcuni siano autobiografici, la maggior parte di questi è pura fantasia. Cruda, violenta, quasi splatter. Donne - quasi sempre una Lisa - catturate, seviziate, massacrate e a volte stuprate. Un erotismo che arriva come un pugno allo stomaco, più forte addirittura quando il sesso non c'è. Un viaggio che è più intimo del previsto e che l'autrice è stata in dubbio se pubblicare o meno, consapevole del rischio che correva nel raccontare come erotiche certe scene senza distaccarsene. Senza in qualche modo denunciarle ma esponendole così come le vede nonostante una educazione che tutti definiremmo "normale". Perché in fondo dietro alla defiizione di normale ci si nasconde facilmente, magari reprimendo parti di noi che ci spaventa anche solo immaginare. Ecco, se questo e-book ha un pregio è quello di mettere a nudo il mostro e lasciarlo giocare tra le righe, farlo sfamare e concedendogli l'attenzione che reclama. Per poi tornare su di un piano reale e decidere fino a che punto si vogliono vivere le proprie fantasie, condividendole con chi è pronto a farlo. Perché tutto, proprio tutto, deve essere desiderato da entrambe le parti. Sempre.

Invogliata all'acquisto da un'intervista che ho letto, incuriosita non tanto dal mondo bdsm quanto da un punto di vista prettamente immaginativo. Dal piacere che può scaturire dalle immagini più disparate, da quanto potente sia questo aspetto nelle donne. L'immaginazione sfrenata anche quando non può trovare riscontro nella realtà - a volte soprattutto quando non lo può fare - porta a un piacere talmente intenso che nessuna realtà può restituire. Tabù, rituali ancestrali, cannibalismo, omicidio, tortura. Il primitivo che ancora abita dentro di noi e che tanto teniamo a bada (per poi incanalare questa energia chi meglio e chi peggio - che sia ammazzarsi di pesi in palestra o andare a devastare la città durante una manifestazione, una passione sfrenata per il cibo o lo shopping compulsivo) spaventati da ciò che potremmo essere, se non dal nostro stesso giudizio di sicuro da quello della società.
Incuriosita dall'aspetto violento di queste fantasie e dalla dolcezza di fondo dell'autrice che traspariva nelle sue parole tra le righe dell'intervista. Due facce della stessa persona, un equilibrio che in qualche modo funziona. Un equilibrio che ci necessita in quanto esseri umani, in qualsiasi campo, ma che colpisce - evidente - nella sfera sessuale. Quella sfera che noi donne dovremmo vedere legata a un focolare e una fila interminabile di marmocchi e che ci viene inculcata fin da piccole e che ci provoca innumerevoli sensi di colpa non appena ci rendiamo conto che non è proprio quella, la cosa che sentiamo.
Insomma incuriosita da chi, con naturalezza e senza nascondersi dietro a terminologie da romanzetto "easy", ha avuto il coraggio di raccontarsi fino in fondo.

sabato 4 aprile 2015

Il marchio - Aurora D'Evals

Nel momento in cui non si faceva che parlare delle improbabili sfumature di ogni colore e molte autrici italiane e straniere cavalcavano l'onda del bdsm riempiendo pagine di stereotipi beceri (che per quanto un lettore cerchi lo svago nell'esagerazione del mito, non fanno che sminuire sia la donna che qualsiasi tipo di rapporto di coppia sano), usciva un romanzo italiano fuori dal comune.
Dalla penna di Aurora D'Evals, pseudonimo con anagramma, per Runa Editrice,anno 2014. Già la copertina attira lo sguardo, ma fin dalle prime righe si nota la differenza tra questo tipo di storia e l'opera che ha reso milionaria la James.

Sara è una ragazza di buona famiglia con un impiego in banca e un fidanzato che corrisponde a tutti i criteri dettati dalla sua condizione. Tutti tranne uno: non stimola in lei alcun tipo di passione.
Attratta dal dolore fin dalla giovane età, Sara riconosce nel tatuatore Ginko, artista metallaro e completamente diverso da lei, un dominatore naturale. Non senza difficoltà, perché per Sara avere l'approvazione della famiglia è fondamentale anche se frustrante,  i due iniziano una relazione in cui entrambi si mettono in gioco completamente. Passo dopo passo lui le insegnerà il suo modo di amare e lei, anche se con qualche insicurezza, ne scoprirà ogni potenzialità e ogni limite.
Sempre uniti da un "guinzaglio" mentale, i due giovani cammineranno insieme verso un rapporto appagante, non esente da gelosie e insicurezze, legato al ruolo che hanno scelto di giocare nella loro vita.
Ruolo che gli eventi metteranno a rischio, ma che con attenzione e amore reciproco loro riusciranno a ristabilire.
Senza pregiudizio, senza ipocrisia e aspettative irrealistiche. Solo due persone che si completano a vicenda.

Al di là dei commenti facili, questo romanzo è stata una piccola sorpresa (non sarà certo il capolavoro della letteratura, ma si fa leggere in fretta ed è chiaro e limpido). I protagonisti non rispondono agli stereotipi del classico romance, non sono eccezionalmente belli, o nobili, ricchi, famosi etc.: sono due normali trentenni con un lavoro e degli amici, con caratteri a tratti spigolosi ma mai forzati, con insicurezze non derivanti da inesperienza o da una presunta patologia o trauma - buffo come il famigerato Mr. Grey delle sfumature venga guarito dall'amore smisurato di una vergine con la predisposizione naturale alla fellatio - che anzi vivono a modo loro fino alla fine nonostante tutto. Non è tanto la scrittura, buona e godibile, dell'autrice che descrive in modo chiaro e a tratti crudo i loro giochi mostrando al contempo ogni esitazione e paura della protagonista (che parla in prima persona); non è la tematica bdsm che seppure abbia il suo fascino magari non è esattamente fantasia di ciascuno - o lo è al limite del "famolo strano" - ed è vista dai più come abuso psicologico su un soggetto debole senza considerare che in un rapporto sano ci sono sempre e comunque ruoli che si rispettano. Proprio nella normalità dei due, nel loro reciproco scambio e nel costruire una relazione che sia loro, sta la riuscita di questo romanzo. Nell'illustrare dall'interno una relazione tra master e slave, una delle possibili e non così improbabili, senza infarcire di fesserie il tutto.
Per dimenticare i pregiudizi bisogna conoscere; questo romanzo fornisce un punto di vista scevro da romanticherie smielate e irrealistiche, senza mezzi termini, pur avendo un lieto fine e una storia d'amore al suo interno.
Forse non per tutti, ma interessante e meno banale e fuorviante del best seller inglese.

lunedì 23 marzo 2015

La vita sessuale delle gemelle siamesi - Irvine Welsh

  Per svariati motivi ci ho messo parecchio a leggere questo libro, e molte volte riprendendolo ho pensato di leggere Chuck (Palahniuk), stavolta Irvine ci ha messo più ricerca, i temi trattati sono ancora più profondi. Poi verso la fine ti accorgi che il libro è proprio di Welsh, inconfondibile. I temi trattati sono diversi, importanti, drammaticamente seri e irritabilmente frivoli. E quelli più... importanti vengono solamente sfiorati, come se la brezza primaverile ti accarezzasse la pelle, ma la stessa brezza è tagliente e ti lascia cicatrici così profonde che nonostante tutto il trucco estetico, non si riesce a coprire. Almeno voglio pensare che Irvine abbia voluto dare questo significato, mi dispiacerebbe pensare che non abbia avuto voglia di approffondire, ma solo buttare ancora merda nel cesso. Libro molto al femminile, anche se è difficile per un uomo scrivere un Io femmina, e lo si comprende nelle scene di sesso, nelle tante scene di sesso, hanno imbarazzato persino me, ma si sa che il sesso è il sale della vita. E le donne sanno essere molto più camioniste nei loro racconti. 


Stavolta non ci sono acidi, spinelli o eroina ma le droghe sono altre, ma hanno sempre la stessa funzione, estrapolarsi dalla realtà. Modificare tutto quello che non ci piace, che vogliamo nascondere dandoci del piacere immediato, ma che come tutte le droghe ci rende parassiti affammati continuamente. "- La coca-Cola non è solo merda! Ti fa venire voglia di consumare altra merda.", "E' tutto a causa dell'astinenza da Coca-Cola...". E come due tossici che discutono se sia meglio l'eroina o il crack le due protagoniste si incontrano scontrano. "- Pare che l'acqua sia la tua risposta a tutto!. - La tua era la Coca, e col cazzo che era una risposta!". Ottimo libro da leggere a fine febbraio, quando il sole toglie le ombre al tuo corpo. "Un giorno senza corsa mattutina è un giorno in cui non entri all'attacco, ma a tentoni." "Qualcuno penserebbe che è villano e superficiale, ma essere fuori forma ... è davvero un crimine contro l'ordine estetico..., forse l'ultimo bastione di integrità in un mondo a culo.". 

Un romanzo che sembra scritto a quattro mani con Roberto RE: motivazionale. "I perdenti trovano scuse, i vincenti trovano soluzioni.". "non evitare il problema dagli contro.". Motivazionale per molti ma non proprio per tutti: "tutti dicono di voler far gli scrittori.. se si pubblicasse ogni romanzo concepito sullo sgabello di un bar non resterebbe nemmeno un albero sulla verde terra di Dio." Siamo figli delle reclam, sempre pronti ad indossare la maschera di moda, pur di non far vedere chi siamo veramente. "Mi sa che mi sto avvicinando a quel punto della vita in cui riconosci nel tuo comportamento i lati peggiori dei tuoi genitori." Roba da donne. Tutto deve fare notizia, i sorrisi, gli amori, le lacrime, le scopate. Non riusciamo più a vivere di noi con noi stessi. "Siamo uno stufato, una pentola che non smette di ribollire e cuocere.". Siamo dei fottuti guardani, ci piace la tragedia, ci piace sapere che qualcuno soffre più di noi, ci piace dare consigli quando non siamo noi coinvolti, ma non riusciamo a risolvere i nostri problemi. "Ma non c'è nessuna possibilità che le cose vadano bene se non vuoi bene a te stessa e non vivi il rapporto cercando l'altra persona per affermante la tua cazzo di esistenza!". La maggior parte di noi, vorrebbe separate il nostro gemello siamese, la parte buia, la parte coscienziosa, la parte debole, la parte romantica, la parte che ci fa piangere, che non ci fa vivere come ci piacerebbe essere, peccato che è come alla gente piacesse che fossimo. Vorremo tagliarci in due e separarci ma non ne siamo capaci e allora una "una doccia bollente... i getti d'acqua spazzare via gli strati di sudore e sporcizia... ". Pronti a rivevere, a sopravvivere, alla futilità di questo mondo che ci vuole tremendamenti perfetti e simili. 1 100 1000. "I numeri dicono sempre la verità.. la matematica viene da Dio." Welsh è sempre Welsh del lercio. Non ci sono scene d'amori, e la troika non è la troika tedesca. E le inquadrature non sono mai fatte nè sugli occhi, nè sulle labbra, nè sui corpi ma solo sugli umori. Secrezioni che fanno parte anche esse dell'Amore, quello con la A maiuscola, quello che ti fa gridare, perdere il fiato e amare. "ma per me non esiste una vita normale senza di lei." Finendo nell'inzio. "ma la cosa più maledettamente forte dell'avere un bambino è che sei talmente presa a pulire dove è passato lui che non ti resta il tempo per le altre merde che la vita getta sulla tua strada."

Ciò che inferno non è - Alessandro D'avenia

La mia non_recensione di questo libro poteva racchiudersi in un solo nome, per esagerare due: "Il mio nome è Federico." e poi con un altro nome "Gregor". E non vuole dire altro che rabbia e felicità: rabbia per essersi visto rubato l'anima e felicità di sapere di non essere il solo ad averla. Ma potrei mai soffermarmi su solo 2 nomi? Io che "I miei libri. Sottolineati, orecchiuti, sgualciti. Co...n i libri io ci lotto.". "Perchè sottolinei le frasi? Per ricordarmele.". E poi quando leggo "Un tavolo con Coca-cola e pane e nutella. Il resto puà anche essere di altre marche, ma quelle due cose devono essere così, pena la rivoluzione.", non posso proprio non scriverlo. "Io sono colui che sono" e "me l'aspettavo". Ma non mi aspettavo che elencasse quasi a deridermi e contraddirmi: "cinque le cose che rimpiangeremo:", per l'elenco compratevi il libro. 


Niente è più educativo di un buon libro, un buon libro ti "impara" le cose, perchè "A scuola ti insegnano le cose come devono essere, non come sono.". La strada è la vera maestra, la strada ti "impara" la vita, ti "impara" il "sacrificio:fare sacre le cose.","odiare è più facile e immediato." ma bisogna avere il coraggio di amare, anche quando non sei capace."Sapere compiere scelte e farsi carico dei propri errori. Non aver paura di rimanere soli perchè si è determinati. Il contrario di un uomo è un camaleonte, uno che si adatta, che si mimetizza, che non sceglie.". Mi fa quasi vergognare e riflettere confermandomi una domanda che mi sono sempre fatto, fin da piccolo e non ho mai saputo dare risposta, e nessuna mi ha saputo rispondere: " Come fa un bambino di una baraccopoli indiana a conoscere Dio? "Bastava nascere a Brancaccio anzichè a Notarbartolo" per non morire dentro? Poi si può pensare che ogni essere, ogni cosa fa parte di un progetto divino, e anche le tessere nere servono per completare il mosaico, "Noi siamo come tessere che, disposte una accanta all'altra, insieme realizzano la polifonia di Dio nel mondo.", ma nascere soprano pur volendo essere baritono. Sono cose che non mi convincono, e mi fanno rabbia, pur sapendo, pur avendo, non comprendo e a volte vorrei davvero capire il perchè. "Dio gli ha messso in petto il cuore, ma si è dimenticato la corazza.". Non è giusto, non lo trovo corretto, e puoi dirmi quello che vuoi, puoi dirmi che "Le cose investite di troppa luce proiettano altrettanta ombra, ogni luce ha il suo lutto, ogni porto il suo naufragio." ma rimane il fatto che io non posso decidere, e a volte viene dato un peso troppo alto ad una singola persona. C'è troppo inferno attorno a noi. "quando vedi certe cose, poi non puoi più ignorare." ma "siamo talmente rincretiniti che vediamo le cose senza più sentirle.". E quello che da più fastidio non il boato "Un tratto intero dell'autostrada...era esploso, scagliando nel nulla Giovanni Falcone e quelli che erano con lui." ma il continuo logorrante rumore di una fregolio di mani. Inferno è attorno a noi, e dentro di noi, nella nostra ombra. "In paradiso o all'inferno uno c'è o non c'è. No ci va. ... Sono dentro di noi..." . Nel silenzio che si forziamo di avere. "Togli l'amore e avrai inferno metti l'amore e avrai ciò che inferno non è.". Ma non l'amore romantico, l'amore poetico, l'amore che strugge l'anima, quello che te la rompe "l'anima fa male dappertutto quando si rompe." Ma l'amore quello per il prossimo perchè "Non c'è amore più grande di questo : dare la vita per i propri amici... con il proprio tempo."."- Ci insegnano tutto. Invece l'amore, che è la cosa più importante e la più difficile, nessuna ce lo insegna. Eppure se non lo impari resti un analfabeta della vita., "l'amore è una rivoluzione" .. o "è una rivelazione.". Sappiamo ancora amare gli altri? O tutta la merda che quotidianamente riceviamo dai media, dai social ci ha resi impermeabili al dolore, e solo bramosi divoratori di gossip? Riusciamo a passare dal dolore al divertimento, teniamo le finestre sempre aperte perchè vogliamo cogliere anche il più sottile grido di aiuto, ma poi non alziamo mai il culo. Ci rifugiamo nella retorica che da soli non si puà fare nulla, e che non siamo eroi, a meno che non possiamo postarlo, "Questa città degli eroi non sa che farsene, se non farli saltare in aria.". Siamo inermi perchè vogliamo esserlo, incuranti del fatto che "Se con la piccola luce che hai in mano provi ad illuminare l'intera valle scura ti viene ancora più paura. Illumina il prossimo passo e prova a compierlo. Una alla volta.". "Come sarebbe bella l'Italia se ciascuno realizzsse un suo piccolo sogno e lo offrisse agli altri". Ma "Lo stato è sempre un participio passato, mentre loro sono il presente e il futuro". "Sei tu la politica, le scelte che fai ogni giorno", "Ci si cambia una nazione con centomila ragazzi. Ma anche diecimila possono bastare per una rivoluzione. Ogni insegnante è il potenziale bellico più pericoloso di uno Stato.". Loro lo sanno, e per questo che li stanno detonando tutti. Svegliatevi! "Perchè tutto quel nascere ogni mattina?". Mi sono fatto trasportare troppo dalla rabbia, dimenticando che si parla anche di amore, quello bello, quello che fa vivere sempre al sole, "Non mi lasciare mai io sarò l'estate che non finisce mai.", L'amore di un uomo per una donna, anzi l'amore di un poeta per la sua donna, l'amore degli uomini e non dei maschi: "I maschi vogliono una parte di quella donna. Gli uomini vogliono quella donna.". Ma anche l'amore di un genitore per i propri figli. L'amore che riempie che ti svuota e ti riempie. "Chi semina datteri non mangia datteri." perchè "Un padre gioisce delle gioie dei figli." "un bambino non guardato è un bambino perduto.". E mi fa sorridere, sperare "Nessun organismo è in grado di conservare i ricordi come una coppia di fratelli che si vogliono bene.". Sorridere e continuare ad amare, perchè "I matti sono quelli che amano"." "Il mondo è bello perchè è avariato.", questa frase mi riporta al passato, ad un compagno di classe, ha sogni e speranze, vecchi pensieri dimenticati,""Ma ci sono pensieri che non pensiamo, sono loro che pensano noi."e allora "Vorrei leggere un milione di libri , visitare migliaia di città, imparare centinaia di lingue e cogliere l'assenza delle cose. La verità se ce n'è una.". Come diveva "Leopardi : l'arte concentra sotto i nostri occhi ciò che in natura è disperso."Per tutti quelli che non hanno provato lo spleen, andate a testa alta, e ricordate che "Inferno è quando la rosa si convince che non profuma.", "Meglio rimpianti che rimorsi.". PEr tutti gli altri: "Che ci Talii? .. Vai ai corvi.".F.V.

Villa Ventosa - Anne Fine

Sono stata ispirata alla lettura di questo romanzo di Anne Fine, autrice tra l'altro del romanzo Mrs. Doubtfire, da una serie di post sul blog di Pippo Russo - abile stroncatore di libri che in questo caso invece apprezzava - perché lo ammetto: non lo conoscevo. L'edizione di Adelphi è del 2000, anche se il romanzo risale al 1994. In qualche modo coinvolta dal tema della famiglia e del "luogo della famiglia" sono entrata abbastanza in fretta nella storia narrata, senza specificare un tempo ma solo un luogo, pur restando lontana dalle dinamiche narrate.

Villa Ventosa è la casa dei Collett, il luogo dove hanno vissuto a lungo e a cui tornano come drogati i quattro figli di Lilith, che invece resta imprigionata in un luogo che non l'ha mai resa felice. Il matrimonio di Barbara, figlia sovrappeso e non molto fortunata in amore, mette in moto una serie di eventi che faranno riemergere vecchi conflitti e le debolezze di ognuno. Barbara vorrebbe sposarsi lì, a casa sua. Lilith, che a ogni discussione corre ad accanirsi contro il giardino un tempo rigoglioso e ben curato, contrariata dal fatto di non aver conosciuto il fortunato in questione rifiuta di farla felice. Caspar, non più giovane compagno dell'unico figlio maschio di Lilith, stanco delle continue bizze della "suocera" studia un piano bizzarro per infastidirla e viene a scoprire più di quanto avesse immaginato. Lilith continua nella sua opera di distruzione, odiando il giardino quanto la vita che aveva condotto lì. Mentre Barbara vuole vivere il suo sogno nel modo più bello possibile, le sue sorelle sono convinte che anche questa volta tutto andrà a rotoli e non investono un penny per aiutarla. William è troppo preso da sé per rendersi conto che il mondo gira anche senza di lui, capriccioso e pieno di paure. Attraverso i brevi capitoli si conoscono motivi e retroscena che conducono le vite della famiglia e delle persone che ruotano loro attorno. Fino a un finale agrodolce, in parte consolatorio, di certo "giusto".

Protagoniste in assoluto, a mio parere, sono le voci di Lilith e di Caspar, non a caso gli unici adulti della storia. Adulti non tanto per l'età, ma per il peso che il loro amore ha portato sulle loro spalle nel tempo. L'amore che Lilith non ha mai provato per la sua condizione di madre e che le fa desiderare solo di "eliminare" il luogo che la rappresenta. L'amore che Caspar prova per William, molto più giovane di lui e terribilmente insicuro. Il ricatto cui ognuno di loro è sottoposto nella disastrosa dinamica dei rapporti di famiglia. Gli episodi si susseguono senza sosta, con episodi esilaranti che però lasciano il segno. Non sempre ciò che fa ridere è leggero. Abilissima nel raccontare le piccole crudeltà e i difettucci di ognuno, Anne Fine non ti fa amare i personaggi finché non ti rendi conto, dopo, che ti sono rimasti dentro.

sabato 14 marzo 2015

Quel sottile confine - Cristiana Pivari

Uscito nel 2014 per la collana "I brevissimi" di Lettere Animate, questo racconto di Cristiana Pivari parla di due ospiti dell'ospedale psichiatrico giudiziario: Michele e il Professore. Tredici pagine di e-book che, come spesso accade con questa autrice, ci conducono in un luogo per poi mostrarcene un altro. Penna attenta alle sfumature e ironica, Cristiana Pivari si occupa di meccanismi mentali spesso e volentieri. Di suo ho letto anche un racconto sulla violenza domestica, alcuni racconti de "In prima persona singolare" e sto attualmente leggendo il romanzo "Il numero 52", sempre in versione digitale.

Inizia con un dialogo strampalato che già lascia intuire la natura dei personaggi, questo racconto. Due uomini che parlano di una fantomatica bellissima ragazza e che si scoprirà essere la modella ritratta in un poster. Nel cuore del Professore, però, si smuove qualcosa. L'amore per Florinda, ballerina brasiliana un po' puttana nei ricordi dell'uomo, il motivo per cui si trova in quell'ospedale. Michele, l'altro protagonista, è un ex attore che continua a recitare una parte in cui è intrappolato. Ognuno degli ospiti ha alle spalle qualcosa di orrendo, in riabilitazione con l'idea fissa che siano gli altri a esser fuori di testa.
Il dialogo che provano e riprovano per l'attività teatrale che svolgono per terapia sarà la porta che condurrà Michele a una perdita d'identità e il Professore invece...







Non è facile dipingere un quadro che descriva il - sottile - confine tra una mente perduta e una lucidamente sfocata. Gli aspetti della realtà che sfuggono o che noi modifichiamo per "salvarci" dal nostro stesso giudizio prima che da quello degli altri. Difficile farlo raccontando più storie in una nello spazio di poche pagine. Quelle di Michele e del Professore innanzitutto, ma anche quelle degli altri ospiti del luogo, ognuno con i suoi traumi e con un confine differente. Perché in fondo quel confine è davvero sottile. Non solo tra follia e ragione, ma anche tra piani di realtà che ci andiamo raccontando di giorno in giorno...

sabato 10 gennaio 2015

Fatti mangiare dall'amore - Cochonnerie-labile-collettivo



Già l’anno scorso vi ho presentato un libro fatto con il cuore da un gruppo di amici e scrittori che di cuore ne hanno da ven(d)ere. 
Il progetto Cuori da Venere, nato in rete per ricordare il poeta sardo Fabrizio Pittalis mancato a causa di un tumore-Sarcoma di Ewing . Si dice tra gli amici che in realtà si sia trasferito su Venere il 29 Gennaio 2007, da dove lancia cuori.
Questo gruppo che ha preso il nome di “Cochonnerie-labile-collettivo”, che l’anno scorso aveva raccolto in “Fatti mangiare dalla mamma” ricette, racconti e note di ogni tipo devolvendo il ricavato all’Ospedale Pediatrico Oncologico Santa Chiara di Pisa ha deciso di riprovarci. Dopo un anno il primo libro è ancora al primo posto tra i libri di cucina su Ilmiolibro.it e ora, a meno di un mese dalla pubblicazione il secondo libro lo sta raggiungendo velocemente.
Fatti mangiare dall’amore” è dunque una raccolta di ricette, questa volta non della mamma ma regalate sul web da chiunque volesse partecipare. Come nel primo libro, ogni ricetta è preceduta da un racconto breve ed è accompagnata da note sull’origine e sui valori nutritivi, consigli della chef, abbinamento di vini e musica; le ricette sono suddivise in sette categorie: Amore etnico, Amore adolescente, Amore separato, Amore standard, Amore solitario, Amore gay, Amore adultero, ciascuna delle quali composta da racconti e portate dall’antipasto al dessert.
In questo secondo volume hanno pensato di aggiungere al ricettario narrato una seconda parte, divisa in brevi capitoli, piccoli saggi, racconti, consigli, diari, pièces e persino le lettere alla Pasta del cuore. Ogni ricetta è contrassegnata da un Tarocco.
Come nel libro precedente le ricette sono poi tradotte in inglese. Ci sono vignette, disegni e fotografie. Ne risultano 533 pagine divertenti, sane e intelligenti. E che fanno bene non solo a noi. Ancora reperibile il primo libro qui: http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=1042176
Lo staff, numeroso e ineguagliabile:
Curatore > Rosamaria Caputi
Chef Editing > Roberta Scarazzato
Nutrienti > Monia Farina
Vini > Luciano Mondini
Abbinamenti musicali > Max Mendi
Narratori > Rita Bonomo, Rosamaria Caputi,
Luigi Romolo Carrino, Alessandro Cinelli,
Roberto Costantini, Simone Cozzi,
Maria Grazia D’Avino, Barbara Giuliani,
Antonio Koch, Silvia Longo, Mauro Mazzetti,
Silvia Maria Molesini, Luca Palli Branchi,
Ludovico Strambozzi, Flavio Toccafondi,
Michelangelo Zorzit
Traduzioni > Patrizia Bertelli, Alberto Capelli,
Ivana De Gasperis, Matteo Edoardo Catucci,
Silvia Ghiretti
Illustrazioni > Michaela D’Astuto
Booktrailer > Irada Pallanca
Grafica > Lara Arvasi
Impaginazione > Luigi Romolo Carrino
Editing > Rosamaria Caputi, Daniela Conti,
Maria Grazia D’Avino, Maria Iervolino
English Editing > Patrizia Bertelli
Sito Web > Aurelio Infantino
Booktrailer > Irada Pallanca
Uffico Stampa > Patrizia Bertelli
Ufficio Vendite > Clara Bocchi, Barbara Giuliani
Impossibile non ringraziarli tutti.
Sul sito c’è la possibilità di leggere una parte di entrambi i libri gratuitamente. Fate un giro a vedere, vi assicuro che vale la pena.