
Il film è grandioso, un po' lento per i nostri tempi, con una fotografia e delle ambientazioni cupe al punto giusto. Un film claustrofobico in cui tutto è tensione, anche solo uno sguardo. In cui conta molto più quello che sta arrivando di quello che poi vedi. Quello che sta nascosto nel vapore che riempie i locali. Quello che vedi sempre troppo tardi.
Si narra dell'astronave Nostromo che incappa in un pianeta sconosciuto e nell'esplorarlo, purtroppo, l'equipaggio non torna solo. Una creatura decisamente ostile semina paura, bava, sangue corrosivo e morte tra i membri dell'equipaggio. Nota positiva è che finalmente compare una figura eroica femminile, una cosa rara nei film dell'epoca, specie se minimamente d'azione. Si parla del diverso e dell'ignoto, forse senza dire grandi cose. In fondo l'altro è grande, brutto e cattivo proprio come dev'essere. Almeno fino all'arrivo di E.T., qualche anno dopo. Si è detto che fosse un'esigenza dettata dal clima politico dell'epoca, la necessità di fare dell'altro un essere tremendo, di cui avere paura. Fatto sta che dal 1982, cioè da E.T., gli alieni non sono più solo cattivi. Segno di distensione...
Alcune scene restano impresse nella memoria. E nella storia del cinema. Il baby alieno che sbuca dal suo ospite umano (ripreso anche da Mel Brooks in Balle Spaziali), il respiro affannato di Ripley mentre vaga per la nave, il micione rosso che soffia, Sigourney Weaver in canotta e slip... Gli effetti speciali dell'epoca, quando ancora non c'era l'uso spropositato dei computer, i pezzi di creatura e di astronave alieni disegnati da Giger (tra l'altro giusto premio Oscar per gli effetti visivi insieme a Rambaldi)...
Insomma, un film del 1979 che resta a mio parere uno dei migliori film di fantascienza e uno dei lavori più riusciti di Ridley Scott.
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