domenica 7 dicembre 2008

Il destino nel nome


Titolo originale: The Namesake 
 
Cast: Irrfan Khan, Tabu, Kal Penn, Sahira Nair, Jacinda Barrett, Zuleikha Robinson, Tabassum Hasmi
Regia: Mira Nair 
Nazionalità: IndiaDany Boon
Data di uscita: 1 giugno 2007
Genere: Drammatico

La recensione di Guidatv - Sky:
Dopo essere sopravvissuto a un incidente ferroviario, Ashoke (Irrfan Khan) cambia la sua personale visione della vita; inizia a viaggiare - prima in Inghilterra e poi in America - e torna in India solo per sposare secondo la tradizione bengalese una giovane donna scelta dai genitori. Ashima (Tabu) decide che è l’uomo per lei ancor prima di conoscerlo, nel momento in cui prova le sue eleganti scarpe europee lasciate nell’atrio, e con qualche timore, ma piena di speranze, lascia la patria e il calore della famiglia per seguire il marito a New York. Nonostante i contrasti climatici e culturali, Ashima trova conforto nel compagno che imparerà ad amare e rispettare. Alla nascita del primogenito i due giovani sposi lo chiamano Gogol, in onore dello scrittore russo al quale Ashoke imputa la sua salvezza (Il cappotto di Nikolaj Gogol è il pretesto per creare il legame tra padre e figlio sul quale si basa il film tratto dal romanzo omonimo di Jhumpa Lahiri).
Premessa necessaria, perché The Namesake - Il destino nel nome gira intorno a questo nome bizzarro - prima voluto e in seguito ripudiato dal bambino - per raccontare la storia di una famiglia e le difficoltà di adattamento in un paese straniero. Lo scontro fra le culture si manifesta con più evidenza quando Gogol (Kal Penn) e la sorella Sonia (Sahira Nair) crescono: attraverso il taglio di capelli, l’abbigliamento, e le musiche dell’anglo-indiano Nitin Sawhney che si sovrappongono a quelle dei Pearl Jam a sottolineare anche il divario tra due generazioni.
L’India è appena accennata nel film (nella primissima parte e quando i ragazzi si recano nel paese di origine insieme ai genitori), ed è allo stesso tempo una presenza costante e necessaria ai fini della narrazione. La fotografia dai colori tipicamente indiani diventa così una silenziosa voce fuori campo - descrivendo il passato e le persone che presto ne faranno parte attraverso un filtro che attutisce i toni sgargianti - e accompagna lo spettatore lungo il cammino dolce, amaro, intenso di una famiglia che cresce e si forma secondo le dure regole del destino.
La Fata:
Mi aveva colpita la locandina di questo film ed un po' anche il promo, ma alla fine non ero riuscita ad andare a vederlo al cinema, quindi è stto un inaspettato piacere vederlo in lingua originale nella mia trasferta cinese!!! Le gioie della tv via cavo in hotel!!!
Il film ha dei momenti esileranti, ma è per lo più serio, a tratti drammatico pur senza cadere mai nel lacrimevole. Molto ruota intorno a nome del protagonista, Gogol, ma soprattutto attorno alla difficoltà di integrare le proprie radici e tradizioni familiari con la necessità di sentirsi parte del paese dove si è nati e si vive. Il protagonista, Gogol, inizialmente rifiuta il suo essere indiano e tutto ciò che le sue radic comportano per conformarsi totalmente allo stile di vita americano, ma riscopre la propria appartenenza quando muore il padre, che poco tempo prima gli aveva spiegato la ragione per cui gli era stato dato un nome tanto particolare.
Quello di Gogol è il dramma di tutti coloro che non si sentono completamente integrati nella società in cui vivono ma non riescono neppure a sentirsi pienamente come i propr genitori... ed alla fine sono stranieri ovunque, sia nel paese in cui sono nati, sia in quello di origine... almeno finché non riescono ad accettare le differenze ed a vederle non come un handicap ma piuttosto come un'enorme ricchezza!

Autore del post: Fata

giovedì 13 novembre 2008

Giù al nord


Titolo originale: Bienvenue chez les Ch'tis
Cast: Kad Merad, Dany Boon, Zoé Félix, Lorenzo Ausilia-Foret, Anne Marivin, Philippe Duquesne, Guy Lecluyse, Line Renaud, Alexandre Carrière
Regia: Dany Boon
Sceneggiatura: Dany Boon
Data di uscita: 2008
Genere: Commedia

La recensione di MyMovies:
Philippe è direttore di un ufficio postale in Provenza. Obbligato al trasferimento tenta di farsi mandare in Costa Azzurra e, per ottenere l'assegnazione, inscena un trucco che viene scoperto. A questo punto potrebbe temere il licenziamento. Invece gli accade… di peggio. Viene destinato all'ufficio postale di Bergues nel Nord-Pas de Calais. Non c'è nessuno che non lo compatisca, perfino un agente della polizia stradale lo commisera quando viene a conoscenza della sua meta. La moglie, caduta praticamente in depressione alla notizia, non lo segue. Giunto a destinazione tutto sembra così come era stato narrato. I locali parlano un dialetto pressoché incomprensibile, il cibo non è allettante e l'appartamento dove dovrebbe andare a vivere è privo di mobilio. Ma ben presto le cose cambiano. Philippe, grazie all'umanità del postino Antoine e dei colleghi dell'ufficio scoprirà che si può vivere (e vivere bene) anche al Nord ma come farlo capire a sua moglie?
Successo travolgente al box office francese questo film di Daniel Boom (che il pubblico italiano ha imparato a conoscere grazie a Il mio migliore amicodi Patrice Leconte). Un successo quasi inatteso perché il tema non era dei più semplici: il pregiudizio e, soprattutto, un pregiudizio legato a una regione della Francia. Il Nord sopra Parigi (l'area di Lille) è considerato dai francesi un luogo buio, dove fa freddo e piove sempre abitato da gente rude, poco socievole e dai gusti strani. Per di più parlano un dialetto-lingua detto Ch'timi perché in quell'idioma la ‘s' francese suona ‘ch' e il ‘toi' e ‘moi' diventano ‘ti' e ‘mi'. Kad Merad nel ruolo di Philippe riesce a rendere perfettamente il disagio di chi parte con addosso il fardello del pregiudizio verso una destinazione in cui dovrà permanere per un non breve periodo. I primi incontri non faranno che rafforzare la prima impressione ma non si tratta che della facciata. La comprensione è possibile e si sviluppa grazie alle piccole situazioni quotidiane e ad un pizzico di commedia con qualche tratto di surreale (vedi la consegna a domicilio della posta con progressiva ubriacatura dovuta agli utenti ospitali).
Quello che alla commedia italiana riesce sempre più difficile fare sembra invece ancora possibile in Francia: coniugare il divertimento con l'umanità e con un messaggio non declamato e non didascalico. È ancora possibile conoscersi e comprendersi nonostante la sedimentazione di stereotipi. È sufficiente provare ad andare oltre, provare a capirsi. Magari anche arredando, con mobili presi qua e là, un appartamento e mangiando in piazza le frites. Boom, che è del Nord, da tempo attendeva il momento di poter lavorare su questi temi. C'è riuscito e il pubblico francese gliene ha dato calorosamente atto. Cosa accadrà da noi? Il glorioso doppiaggio italiano è chiamato al miracolo.


La Fata:
Scordatevi il classico film francese un po' lento e cerebrale: è una storia dinamica, con tempi comici fantastici ed una storia deliziosa.
Pensavo che avrei visto trasposto in film quel gran numero di pregiudizi tipici della gente del sud nei confronti del nord (per intenderci, pensavo ad una sorta di Bellavista in salsa francese)... beh, non è che non ci siano, ma qui si parla di una situazione singolare propria della Francia: l'estremo nord, considerato arretrato e un po' incivile, ha un suo modo di vivere ed addirittura un suo linguaggio tutto particolare, a cui bisogna abituarsi per scoprirne la dolcezza, la gentilezza e l'autenticità.
E' vero quello che dice la locandina, si ride fino alle lacrime: in una scena in particolare credevo di cadere dalla poltrona!
E per l'accenno al doppiaggio fatto da MyMovies, devo dire che il miracolo c'è stato eccome: lo strano linguaggio, buffo, talvolta sgrammaticato, a tratti quasi incomprensibile, è reso magistralmente! Anche se, una volta visto il film in italiano, almeno per chi conosce il francese, resta la curiosità di ascoltar l'originale!, 

Autore del post: Fata

martedì 4 novembre 2008

Moonlight

Qualche tempo fa, per l'esattezza nei commenti a Taken che -news news- verrà riproposto prossimamente su Italia1, Romins chiedeva se non c'era qualche serie sui vampiri (escludendo Buffy e derivati)... eccone qui una fresca fresca, anche se per il momento in onda solo su Steele -digitale terrestre Mediaset- il venerdì sera dalle 21. Per il momento, la notte di Halloween sono stati trasmessi i primi due episodi.

MoonlightMick St.John (Alex O'Loughlin) è un investigatore privato, ma è prima di tutto un vampiro, reso tale una cinquantina di anni addietro dalla moglie Coraline (Shannyn Sossamon). E' un vampiro anomalo, che rifiuta di bere sangue da vittime innocenti ed inconsapevoli e per questo viene rifornito della sua fonte di sostentamento da uno "spacciatore" che lavora all'obitorio. Non disdegna, però, di addentare i colpevoli di delitti ed efferatezze come una sorta di giustiziere.
Accanto a lui, il fidato amico Josef Kostan (Jason Dohring, già visto in Veronica Mars), vampiro ben più antico che non ne condivide gli scrupoli morali e ritiene che Mick stia solo negando la propria natura. La maggior preoccupazione di Josef, tuttavia, sembra essere il mantenere l'assoluta segretezza circa la reale esistenza dei vampiri, scopo per perseguire il quale spesso chiede l'aiuto di Mick.
Durante la prima indagine in cui lo troviamo occupato, Mick riincontra Beth Turner (Sophia Myles), ora giornalista, ma soprattutto un vecchio caso di cui si era occupato molti anni addietro e che lo ha profondamente segnato: Beth, da bambina, era stata rapita da Coraline, l'ex moglie di Mick, nel folle tentativo di riconquistarlo proponendogli il cliché di una "famiglia perfetta". Mick allora aveva salvato la bambina uccidendo Coraline e nel primo caso si ritrova a salvare nuovamente la vita della donna che è ormai diventata, innescando però inevitabilmente il riaffiorare dei suoi vecchi ricordi sepolti da anni.
Beth, sentendosi inspiegabilmente legata a Mick, continuerà ad incontrarlo cercando di scoprire cos'è che l'uomo sembra nasconderle... fino al termine del secondo episodio in cui finalmente scoprirà in modo inequivocabile la verità.

Piacevole nello stile, scorrevole, con buoni ritmi, la serie mostra i vampiri in una veste in parte insolita, ben integrati e per nulla mostruosi (anche quando si "trasformano" non diventano esseri così mostruosi come ad esempio in Buffy). Mick ha quella giusta dose di fascino necessaria alla parte... eppure la serie ha chiuso alla fine della prima stagione.
A quanto pare, non riusciva a trasmettere abbastanza l'inquietudine ed il mistero tipici dei vampiri (almeno nell'immaginario colletivo) e così, nonostante le petizioni e l’affetto del pubblico [7 milioni e mezzo di persone in media hanno seguito le 16 puntate andate in onda sulla Cbs], non ha ottenuto il rinnovo per una seconda stagione. L’errore, dicono, è stato nel dare alla serie un’impronta ferma e decisa solo dopo alcune puntate.

venerdì 31 ottobre 2008

La maga delle spezie - Chitra B. Divakaruni


MagadellespezieNella serie di libri indiani che ho cominciato a leggere, questo è uno dei più piacevoli. La scrittura è insolita, ma comprensibile. I termini indiani, bengalesi e urdu sono spiegati in un glossario al termine del libro. La magia della storia, però, rende anche poco necessarie le spiegazioni. Un mondo senza tempo, con regole diverse.
Tilo è una donna dal passato movimentato. Nata col dono della veggenza in un villaggio sperduto, viene rapita dai pirati. Ne diventa il capo, li abbandona e seguendo le indicazioni dei suoi amati serpenti trova l'isola. Lì diventa maga e impara l'uso delle spezie. Una ribelle, testarda, decisa maga delle spezie. Che sceglie di aiutare la sua gente in America, in una piccola bottega di alimenti indiani. Gli incontri, le magie, i dubbi e le sue decisioni controtendenza le faranno vivere una grande storia coinvolgente, fino ad un epilogo devastante ma non triste.
Difficile dire senza raccontare tutto, spiegare senza dire. Questo libro è meglio leggerselo e rimanerne prigionieri per il giusto tempo. L'autrice è Chitra Banerjee Divakaruni e il libro è del 1997. Mi sembra che ne sia stato tratto anche un film, ma non lo conosco. Quindi vi risparmio una nuova recensione su "l'occhio e la culla"...
P.S: Forse non ci troverete i miei soliti squartamenti... Forse.

martedì 28 ottobre 2008

Gola Profonda


Gerard Damiano rivoluzionò il porno


Si è spento a Fort Myers in Florida Gerard Rocco Damiano, regista di film pornografici reso famoso dal cult-movie "Gola profonda" del 1972. Damiano che avrebbe compiuto 80 anni il prossimo 31 dicembre, è morto per complicazioni legate a un infarto. Ex parrucchiere a New York, è entrato nella storia del cinema per aver diretto quello che è considerato il primo film per adulti di massa che divenne un'icona della "rivoluzione sessuale".




Basterebbero le cifre per far capire l'importanza di "Gola profonda". Costato 25mila dollari, ne incassò quasi un milione e mezzo solo alla sua uscita New York, raggiungendo poi in totale la cifra pazzesca di 100 milioni (che diventano 600 se si conta l'home video). Un film che rivoluzionò i costumi sessuali dell'epoca e che oggi, a distanza di 36 anni, è entrato nella storia del cinema tout court, al punto da valicare i confini classici del porno.





All'epoca personaggi famosi ed intellettuali non si fecero problemi nell'andare a vederlo ed elogiarlo pubblicamente (si parlò di "porno-chic"):  Frank Sinatra ne acquistò una copia da proiettare tra le mura domestiche, mentre Jackie Onassis e Truman Capote si misero in fila al botteghino. Johnny Carson e Bob Hope ne parlarono nei loro popolarissimi. E oggi la riabilitazione di "Gola profonda" è arrivata al punto che tre anni fa è stato distribuito nelle edicole accoppiato a "Ciak", la più nota rivista di cinema italiana, un prodotto assolutamente di massa.







Con questa pellicola Gerard Damiano divenne un maestro del genere pornografico, film dove, oltre a espliciti rapporti sessuali, il regista chiedeva agli attori anche di recitare. Tra le sue quasi 50 pellicole figurano "Miss Jones" (1973), "Il mondo di Johanna" (1975), "Odissea sessuale" (1977) e "Alfa Blu: l'universo erotico di Gerard Damiano" (1981). Ovviamente non tutti accettarono il successo della pellicola senza battere ciglio: il film fu vietato in 23 stati americani; subì' ripetuti sequestri; gruppi religiosi bruciarono la pellicola; il protagonista maschile Harry Reems fu processato.







Ma "Gola profonda" consacrò anche la stella di Linda Lovelace, la protagonista della vicenda che narrava di una donna che scopriva di avere la clitoride in fondo alla gola. Anni dopo la Lovelace denunciò di aver recitato sotto le minacce del primo marito, diventando una paladina della lotta contro la pornografia.

Misterhank:  non lo avevo mai visto, recentemente me lo sono fatto prestare da un amico e lo trovato geniale,geniale per l'idea, geniale per il periodo,  non si può dire che sia un porno, come lo si intende oggi, credo che sia un film che si possa tranquillamente guardare con amici e con la propria compagna, senza doversi scandalizzare, io l'ho guardato con mio cognato , mentre le donne ciaceravano in cucina vabbè, la cosa divertente è sapere che i miei suoceri , fossero andati a vederlo al cinema pensando che fosse un film western, ho dei dubbi sul fatto che entrambi ne fossero allo scuro, cmq dopo 20 minuti hanno capito che non era un western sono usciti dalla sala... così dicono!

Autore del post: Hank

venerdì 24 ottobre 2008

Vicky, Cristina, Barcellona

vicky cristina barcellonaL'ultima fatica di Woody Allen è spagnola. Molto carina, divertente, surreale. Uno di quei film che sembra non parlino di grandi cose, poi in realtà li scopri più intimi del previsto.
Le due giovani americane Vicky (Rebecca Hall) e Cristina (Scarlett Johansson), amiche da tempo, giungono a Barcellona per restarci tutta l'estate. La prima è una che per non rischiare pianifica un po' tutto, in Spagna per fare una ricerca sull'identità catalana. La seconda vive in balia delle sue emozioni, carica di vita, aperta ad ogni prospettiva, ci si trova per dimenticare un amore finito. L'incontro con Juan Antonio (Javier Bardem), un pittore decisamente spavaldo, le porta a vivere una esperienza che avrà diversi significati per ognuna di loro. Per Vicky sarà una tempesta nel suo placido laghetto artificiale, per Cristina l'occasione di scoprire le sue qualità. A complicare il tutto arriva la ex moglie di Juan Antonio, Maria Elena (Penelope Cruz), con cui lui ha un rapporto movimentato.
Woody Allen è autore e regista, le battute sono esilaranti e il cast decisamente azzeccato. Non si riesce a non ridere. Allo stesso tempo l'avvicendarsi di personaggi così differenti tra loro non può non portare a immedesimarsi nell'una o nell'altra situazione, comprendendo magari una piccola parte di se che teniamo nascosta. L'approccio all'amore e alla vita. Le scelte, i dubbi, le paure, le complicazioni. Tutto in una cosa sola. La città, poi, è ripresa in alcune delle sue particolari caratteristiche architettoniche e artistiche, che sono già uno spettacolo per conto loro. La luce naturale rende tutto più vivo e vero. Il tempo scorre più velocemente che in altri film dello stesso regista. Per fortuna.

martedì 14 ottobre 2008

Mamma Mia!

http://static.blogo.it/cineblog/mamma_mia_ver3.jpgBrevi note a uso degli antipatizzanti. Se non siete dei fan compulsivi degli ABBA; se le zeppe e i vestiti luccicanti anni 70 non vi incantano; se la sola idea di un musical di Broadway trasportato su un'isoletta greca piena di indigeni sorridenti e pittoreschi sullo sfondo, vi fa venire l'orticaria; se insomma non pensereste mai di andare a vedere Mamma mia!, state in guardia. Durante il film potreste scoprirvi di colpo convertiti, o quantomeno trasportati per poco meno di due ore in un mondo così assurdo e zuccherino da abbattere ogni resistenza a suon di canzoni dannatamente orecchiabili (per giunta sottotitolate, cosa che non guasta) e abilmente cucite insieme da una trama più maliziosa di quanto sembri.
In Mamma mia! infatti c'è una figlia che non sa chi sia il padre, una madre che da giovane si divideva fra tre amanti, quegli stessi ex-amanti che tornano, una ventina d'anni dopo, sull'idilliaca isoletta greca della loro giovinezza fricchettona, segretamente invitati dalla figlia della loro ex (e di uno di loro) alla sua festa nuziale, e naturalmente ignari di tutto.
Gli spettatori più informati vedranno in questa trama un rovesciamento allegramente immoralistico del vecchio Buonasera signora Campbell, amabile commedia del '68 con Gina Lollobrigida nei panni dell'italiana che per vent'anni abbindola i tre soldati americani con cui amoreggiava durante la guerra, lasciando credere a ognuno di loro di essere il padre di sua figlia. Finché i tre ex-militi arrivano casualmente tutti insieme in Italia per conoscere la ragazza...
La simmetria fra i due plot ci dice fino a che punto una fiaba può cambiar segno restando una fiaba. Ma facciamola breve: Mamma mia! non sarebbe nulla senza le canzoni degli ABBA, assai più spiritose e meno datate di quanto avremmo sospettato; e soprattutto senza la strepitosa performance di Meryl Streep, che pur avendo quasi vent'anni più del ruolo riesce a comunicare un'energia, un buonumore, una felicità (artistica innanzitutto) semplicemente irresistibili.
Non era una scommessa vinta in partenza. Quando Meryl Streep corre a zig-zag incontro alle amiche di gioventù appena sbarcate sull'isoletta vestita con cappellone di paglia, salopette jeans e scarpe da tennis, per poi improvvisare insieme un balletto goliardico tutto urli e mossette, ad esempio, il termometro del kitsch sfonda ampiamente il tetto del sopportabile. Ma pochi minuti dopo ecco Meryl ballare sui tetti la sua allegria e il suo sconcerto sulle note di Mamma mia!, e qualcosa inizia a sciogliersi.
Il resto, se vi lasciate andare e pensate che perfino la rigidità e le giacche stiratissime di Pierce Brosnan facciano parte del gioco, può esser preso come una godibilissima prova di professionismo (ogni membro del cast trae forza e simpatia anche dai suoi difetti). O come un'inquietante metafora dell'alleanza fra gerontocrazia e girl power. Ma se la prendete così siete molto, molto di cattivo umore.


Questa una recensione fregata a mymovies. La recensione della serata l'han già fatta PaolaClara e le altre su Lerotineis. Divertente, scenografia che ti fa venir voglia di prendere l'aereo e partire, costumi che ci hanno fornito spunti immaginativi favolosi...a quando la serata a tema, tutta lucccicosa?

lunedì 6 ottobre 2008

The visitation

LOCANDINA: THE VISITATION



Regia:  Robby Henson

Cast:  Martin Donovan, Edward Furlong, Kelly Lynch, Richard Tyson, Ellen Geer
Trama:  Nella piccola cittadina di Antioch, una sinistra forza ha oscurato tutto e gli abitanti sono caduti nelle tenebre. Travis Jordan, ha perso la sua fede dopo la morte della moglie. Il suo brutale omicidio, risalente a tre anni prima, è rimasto irrisolto e si è rivelato solo l'inizio di un mistero ancora più grande... Un giorno arriva in città un uomo misteriso, dotato di poteri paranormali che scatenerà inquetanti .....
Genere:  Thriller
Durata:  103'


MI è venuto in mente questo film ,guardando una foto , o meglio mezza foto a casa di una splinderiana,  in questa foto sembrava di vedere il volto del protagonista di questo film,  il film è molto inquietante ma davvero molto , il problema è che a parte i superpoteri sfiora molto la realtà ...   

Autore del post: Hank

sabato 4 ottobre 2008

Biscotti e Sospetti - Stefania Bertola


BiscottiSospettiSottotitolo: sono l'unica che fa i compiti?
Il libro che ho scelto dalla lista di Loretta, anche perchè già era nella mia libreria... Come già ho detto, la Bertola ha il pregio di essere simpatica e torinese, di essere scorrevole e piacevolmente delirante.
Le sorelle Violetta (commessa di libreria in centro) e Caterina (sarta e  pseudovenditrice folle di oggetti inutili)prendono alloggio in collina, entrando così nella vita dei loro vicini. Un arredatore strafigo col gusto dell'orrido, un produttore di oggetti in vetro con moglie indiana, una donna mollata dal marito con 3 figlie a carico che per mantenersi fa lavori di ogni tipo. La scomparsa della moglie indiana e la decisione della titolare di Violetta di vendere il negozio scatenano una serie di eventi che legherà tutti in un delirante intreccio, ovviamente a lieto fine. Nel puro stile Bertola, che fa di ogni storia d'amore un quadro surreale. Divertente, come la maggiorparte dei suoi libri.
Forse non è il migliore, ma questo libro del 2004 è uno di quelli al cui ricordo si sorride. Il che non guasta. Si legge velocemente, non impegna più di tanto, ma fa una buona compagnia...

domenica 28 settembre 2008

Bambino 44 - Tom Rob Smith


Bambino44Un libro ambientato nella Russia di Stalin, con prologo nel 1933, in un villaggio preso dalla morsa della fame.
L'agente speciale Demidov, eroe di guerra, viene mandato a calmare gli animi di una famiglia di colleghi cui è recentemente morto un figlio in strane circostanze. I dossier ufficiali parlano di un incidente, il bambino giocava lungo i binari, ma i parenti e alcuni vicini sembrano convinti del contrario. In un paese in cui lo Stato è così forte non è possibile che esistano crimini efferati, quindi la famiglia viene zittita, ma all'agente Demidov si insinua un tarlo che lo porterà ad indagare più a fondo nel momento in cui, in circostanze a lui molto sfavorevoli, si ritroverà davanti all'omicidio di altri bambini o ragazzini sparsi per il paese. Il modus operandi è sempre lo stesso, uccisi e torturati in modo strano, tutti i bambini hanno subito la stessa sorte senza che un comando di polizia avvertisse il comando centrale.
Un libro interessante, l'esordio di Tom Rob Smith, ragazzo inglese che fino a poco prima riempiva i distributori automatici per lavoro. Il film tratto dal romanzo sarà diretto da Ridley Scott. Non lascia tregua, non dà speranza, un thriller ben studiato con lo sfondo di un paese complicato in cui per il minimo sospetto si poteva essere arrestati, uccisi, confinati, privati di ogni diritto e della dignità.

sabato 27 settembre 2008

Come si distrugge la reputazione del migliore agente segreto del mondo

Le magnifiqueUna commedia del 1973, con Jean Paul Belmondo (l'unico francese che amo) e Jacqueline Bisset. La regia è di Philippe De Broca, e il titolo originale francese è Le Magnifique.
Parliamo di una commedia classica. Lo scrittore Francois Merlin è noto per aver creato il personaggio dell'agente segreto Bob Saint Clar, ma la sua vita non va per il verso giusto. Inoltre è in crisi col suo personaggio, di cui ha già scritto ben 42 romanzi rendendolo quasi invulnerabile. Abituato a mischiare gli avvenimenti della vita reale con le fantastiche avventure dell'agente Saint Clar, comincia a vendicarsi dei torti subiti scrivendo una nuova storia in cui al povero agente succede di tutto. Un po' come all'autore.
Trattandosi di una parodia dei film di 007, il film ha dei momenti esilaranti e del tutto improbabili (che poi anche 007 non è che sia realistico). Soprattutto, ed è questo che mi ha fatto amare questo flim follemente, ha il maggior numero di morti che io abbia mai contato in un film. Beh, escludendo forse i film di guerra, ma lì non si possono contare. Niente di truculento o spaventoso, ovvio, visto il genere e l'epoca di produzione. Jean Paul Belmondo è grandioso, adatto ad interpretare entrambi i personaggi, triste e frustrato quando fa Francois e impettito e sicuro di se quando interpreta Saint Clar.
Inutile dire che, essendo un film che piace a me, non ha alcun contenuto socioculturale...

giovedì 25 settembre 2008

Le onde del destino


ondeSe sapessi dirvi cosa è stato per me le "Onde del destino" (di Lars Von Trier)  forse vorrebbe dire che sarei arrivata a capire davvero tutto ciò che mi sta tra la testa e il cuore.

La prima volta che l'ho visto, sono dovuta uscire dalla sala perchè non contenevo il pianto.

Ora, vi confesso, io ho 5 o 6 films sui quali ho versato lacrime come un vitello...e quando dico lacrime dico situazioni in cui la gente smetteva di vedere il film per assistere ad uno spettacolo migliore (di me che non riesco a frenare un vajont e tutti i fazzoletti che tiro fuori non bastano a soffiare via il cimurro e il tentativo di soffocare i singulti è quasi un suicidio per asfissia. Per non parlare dell'imbarazzo quando si accendono le luci...).

Posso quindi solo dirvi che dell'amore io sento questo. Che è questo.

Ovvero che non c'è film migliore che descriva in immagini cosa è l'amore.Se sapessi dirvi cosa è stato per me le "Onde del destino" (di Lars Von Trier)  forse vorrebbe dire che sarei arrivata a capire davvero tutto ciò che mi sta tra la testa e il cuore.

La prima volta che l'ho visto, sono dovuta uscire dalla sala perchè non contenevo il pianto.

Ora, vi confesso, io ho 5 o 6 films sui quali ho versato lacrime come un vitello...e quando dico lacrime dico situazioni in cui la gente smetteva di vedere il film per assistere ad uno spettacolo migliore (di me che non riesco a frenare un vajont e tutti i fazzoletti che tiro fuori non bastano a soffiare via il cimurro e il tentativo di soffocare i singulti è quasi un suicidio per asfissia. Per non parlare dell'imbarazzo quando si accendono le luci...).

Posso quindi solo dirvi che dell'amore io sento questo. Che è questo.

Ovvero che non c'è film migliore che descriva in immagini cosa è l'amore.

Un giorno di ordinaria follia

Ecco, parliamoci chiaro.



E possibilmente senza passare per una maniaca violenta...



Ma a chi non è venuto in mente di fare come lui una volta (almeno) nella vita?



Non sparereste anche voi al tipo del negozio di armi? o in aria per avere una (fottuta) colazione alle 11.32 quando smettono di servirle alle 11.30 e i pacchettini sono ancora tutti lì  dietro il bancone?



Esssù!!!

Autore del post: Gmai

martedì 23 settembre 2008

Vangelo secondo Maria - Barbara Alberti


VangeloBarbara Alberti non ha bisogno di grandi presentazioni, almeno quando si tratta di opinioni forti, di cose non mandate a dire, di risposte anche un po' sgarbate ma sempre intelligenti. Insomma, come opinionista, come persona a cui rivolgersi con la propria posta del cuore, la Alberti è più che conosciuta. Può darsi che non si ritenga fondamentale leggere i suoi libri, ma io ho deciso di farlo.
Non avendo trovato altro in libreria, ho acquistato il Vangelo secondo Maria, per niente attratta dal titolo (che dopo le medie dalle suore con certe cose ho chiuso). E mi ha folgorata. La Alberti si inventa una Maria giovane, ribelle, sognatrice, sempre pronta all'avventura, interessata ad ogni aspetto della vita in un tempo e in un luogo che poco hanno da offrire ad una femmina. Questa Maria non è la donna saggia e tranquilla che immaginiamo. Con l'aumentare della sua consapevolezza, anzi, si fa sempre più artefice del suo destino piuttosto che mezzo per compiere il volere divino. Si interroga sulla morale, sul destino, sulla libertà.
Lo stile è sintetico, allo stesso tempo pura poesia, con citazioni continue delle Scritture, con tutte le contraddizioni di una adolescente che guarda il mondo con occhi diversi. Moderni. La lettura è veloce, non si inceppa intorno a giri di parole inutili. Forte nel riportare immagini di un mondo interiore ed esteriore fatto su misura per Maria, la sposa di un Giuseppe artigiano e viaggiatore diverso anch'egli dai suoi simili.
Imprevedibile, bello. Riedizione del 2007.

venerdì 19 settembre 2008

Come eravamo

L'altro giorno mettevo in ordine videocassette e dvd sperando che cambiare l'ordine degli addendi creasse magicamente più spazio e ce ne stessero di più... in effetti mi è riuscito, ma non ho capito bene come... forse mi dovrei preoccupare! In ogni caso, riordinando mi è passata tra le mani la cassetta di questo film meraviglioso, che trovo una vera pietra miliare del cinema, e non potevo non farci un post!!!
   Titolo originale:  The Way We Were
   Nazione:  Usa
   Anno:  1973
   Genere:  Drammatico
   Durata:  118'
   Regia:  Sidney Pollack
   Premi:   Oscar come migliore colonna son ora e migliore canzone

   Cast:  Robert RedfordBarbra Streisand, Bradford Dillman, Lois Chiles, Patrick O'Neal, Viveca Lindfors, Allyn Ann McLerie, Murray Hamilton

  

Wikipedia
Come eravamo è un film del 1973 diretto da Sidney Pollack e interpretato da Robert Redford e Barbra Streisand. Si può collocare nel genere delle storie d'amore ambientate su uno sfondo di grandi avvenimenti storici come anche La mia Africa e Havana, firmati dalla stessa coppia attore-regista (Redford-Pollack).
Ottiene l'Oscar per la miglior colonna sonora e la miglior canzone (The Way We Were di Marvin Hamlisch). Al botteghino è un grande successo e contribuisce (con La stangata, sempre del 1973) all'affermazione definitiva di Robert Redford come divo del firmamento hollywoodiano.
Trama:
Dalla seconda metà degli anni trenta al Maccartismo, fino ai primi anni sessanta, il film narra la tormentata storia d'amore tra Hubbell Gardiner (Robert Redford), giovane e bellissimo esponente della upper class bianca e protestante statunitense (WASP), e Katy Morosky (Barbra Streisand), ragazza ebrea, appartenente alla Lega dei Giovani Comunisti; conservatore e disimpegnato il primo, progressista e sempre in prima linea la seconda. La trama è articolata sugli alti e bassi della relazione tra i due, che hanno come sfondo una serie di fatti storici fondamentali per gli USA, e per il mondo, nel ventesimo secolo.
La Fata
Su uno spaccato di storia americana che affronta alcune delle sue pagine più buie come quella del maccartismo, una storia d'amore assolutamente indimenticabile e profonda che però non riesce a sopravvivere ai caratteri inconciliabili di Hubble e Katie, soprattutto a quello di Katie.
E' la tragedia senza possibilità di lieto fine di un amore immenso che non è sufficiente ai due per rimanere insieme, perché lei non riesce ad essere talvolta più conciliante e scendere a compromessi neanche un minimo con i propri ideali e le proprie convinzioni, mentre lui lo fa con eccessiva disinvoltura, almeno agli occhi di lei. E' un amore impossibile benché condiviso, descritto magistralmente da Sydney Pollack e da due attori incredibili, Barbra Streisand spesso decisamente sopra le righe e Robert Redford talvolta sottotono, che funziona in buona parte anche per l'alchimia che si crea naturalmente tra i protagonisti.
Redford è bello da togliere il fiato, come non è mai stato prima e non arriverà più ad essere in seguito, e anche la Streisand è perfetta, con i suoi cambiamenti di stile che seguono -o talvolta anticipano- l'evolversi della storia.

Autore del post: Fata

giovedì 18 settembre 2008

Priscilla - La regina del deserto

Dopo il trauma, un po' di relax.
Un film coloratissimo, divertente e premiato con un Oscar per i costumi.
Australiano, del 1994, racconta del viaggio di tre Drag Queen attraverso il paese, a bordo di un bus di nome Priscilla. I tre, due gay e un transessuale, incontrano per strada diverse difficoltà, sia caratteriali sia di inserimento in una società che forse non è ancora pronta ad accoglierli. Un film on the road, scritto e diretto da Stephan Elliott, con un bravissimo Terence Stamp (Pianeta Rosso, Mr. e Mrs. Smith, Young Guns) e due promesse: Guy Pearce (L.A. Confidential, Memento, La macchina del tempo) e Hugo Weaving (Matrix, Il signore degli Anelli, V per vendetta). La colonna sonora va dagli Abba a Verdi, con momenti di spettacolo, di commedia e di fotografia che lasciano un buon ricordo in testa.
Mi sa che non ci sono cadaveri, ma è un film molto bello ugualmente. Sarà che l'Australia mi affascina parecchio e che gli Abba mi mettono di buonumore, sarà che Guy Pearce è strepitoso anche en travesti, sarà che mi piace sognare... Sarà che dopo aver visto un film di Ozpetek un po' bisogna riprendersi!

Un giorno perfetto

un giorno perfettoA leggere il titolo si pensa positivo. In realtà il giorno perfetto di una coppia presa in una morsa di ordinaria follia come ormai se ne consumano spesso, è il giorno in cui si decidono le sorti dei protagonisti. "Nel bene e nel male, nella buona e nella cattiva sorte, in salute e in malattia, finchè morte non ci separi" recita la formula cattolica del matrimonio. Ognuno di noi ci crede profondamente all'atto del solenne pronunciamento.
Ma più che la morte, altro separa.
Ci separa la vita.
Ci separa la depressione, il lavoro, la famiglia, gli interessi, i soldi e ancora la piccolezza alle volte del nostro io, svuotato di ciò di cui potrebbe essere capace.
Ci separa tutto ciò che compone questa società non modello. Ci separa la forza che viene meno. Quella forza che ognuno di noi dovrebbe poter avere e alimentare ogni giorno e che invece viene minata da una quotidianeità che non ci appartiene, che evidentemente ci logora anzichè sostentarci.
Il film traccia in modo circolare le separazioni in un modo più implacabile che analitico (è pur sempre Ozpeteck mica Bergmann!). E questo incalzare sicuramente colpisce e affonda nell'animo di chi guarda. Non sono date vie di fuga, nè è offerta una "redenzione", solo piccoli spiragli che chissà se possiamo percorrere.
E su questo non sono d'accordo.
La via di fuga è la pienezza. La pienezza che le cose racchiudono, una loro intatta perfezione che si può disvelare solo a guardare il mondo con occhi nuovi.
Ecco. Secondo me noi non abbiamo quasi più occhi nuovi.
E'  forse per questo che la tragedia sembra avvolgere i destini dell'umanità?
O è solo il kebab di ieri, trangugiato alla velocità di Mach 2, che ha sortito i suoi sordidi effetti? 


Autore del post: Gmai

domenica 14 settembre 2008

Supernatural

Giusto per portare un tocco paolesco al blog, voglio parlare di un telefilm dei giorni nostri, ovviamente de paura...
SupernaturalI due fratelli Dean e Sam Winchester hanno perso la madre in tenera età a causa di un demone. Da quel giorno sono stati educati dal padre a cacciare demoni e manifestazioni soprannaturali di vario tipo, dai fantasmi agli zombie, dai vampiri ai mutaforma. Quando improvvisamente il padre scompare, Dean, che lo ha seguito nella caccia per tutta la vita, rientra nella vita di Sam, che invece aveva lasciato tutto per seguire l'università. Nel cammino alla ricerca del genitore scomparso incontrano altri cacciatori, varie creature, il demone di cui vogliono vendicarsi.  E ingaggiano una lotta senza esclusione di colpi, con perdite e dolori, con vittorie e un rinnovato spirito fraterno. I due vivono al limite della legalità, girano su una Impala nera, falsificano documenti e si mettono spesso nei guai. Ma sono efficaci.
La serie è ideata da Eric Kripke, diciamo un professionista del genere. Candidata a diversi Emmy awards e altri premi per la tv americana. I protagonisti sono giovani attori di serie tv, Jensen Ackles (Smallville, Dark Angel, Dawson's Creek, Still life) e Jared Padalecki (Una mamma per amica, ER) sono i due fratelli, mentre il papà è Jeffrey Dean Morgan (Grey's Anatomy, JAG, C.S.I., Enterprise). La colonna sonora è piena di vecchio e buon rock (AC/DC, Credence Clearwater Revival, Kansas, Blue Oyster Cult), il telefilm divertente e spesso efficace nello spaventare anche senza effetti speciali impegnativi. In Italia c'è dal 2007, sono andate in onda le prime 2 serie, mentre in USA è da poco finita la terza. Magari non tutti apprezzano le tematiche trattate, ma gli episodi sono ben fatti e recitati. Loro certo ci si sono pure divertiti un mondo...

venerdì 12 settembre 2008

Friends

Friends è una sit-com statunitense creata da Marta Kauffman, David Crane e Kevin Bright (Bright-Kauffman-Crane Productions) e prodotta dalla Warner Bros. È stata trasmessa per la prima volta dal network radiotelevisivo statunitense NBC ed è composta da dieci stagioni: il primo episodio è andato in onda il 22 settembre 1994, l'ultimo il 6 maggio 2004.

La serie televisiva, che narra la vita di sei amici che vivono a New York nel quartiere noto come Greenwich Village, è andata in onda per 10 stagioni.
Ogni stagione è composta, in media, da 24 episodi di circa 22 minuti, per un totale di 236 episodi.

Una delle caratteristiche della serie (e ormai di tutte le sit-com americane) è che in molte occasioni il pubblico ha assistito alla proiezione dello show dal vivo, e le sue reazioni (le risate, gli applausi, ecc.) sono state registrate e inserite poi nel montaggio definitivo prima della messa in onda. Nel doppiaggio italiano, invece, le risate sono state preregistrate e gli applausi sono stati cancellati (come si può desumere da una visione comparativa dell'audio originale inglese e di quello italiano grazie all'edizione in DVD della serie). In molte occasioni, infatti, il pubblico in sala ha reagito con grande entusiasmo, e persino urla ed incitamenti aperti, a quanto avveniva sullo stage: ad esempio quando hanno fatto la loro comparsa in qualità di guest star attori del calibro di Bruce Willis, Brad Pitt, Robin Williams, Billy Crystal, Winona Ryder, Jean-Claude Van Damme, Julia Roberts e Ben Stiller .


(Fonte: WIkipedia)


Alcune note sulla serie TV: vincitrice di diversi premi tra cui "Emmy Awards", "People's Choice", "Golden Globe" e "American Comedy", la serie fece il suo debutto nel 1994 negli Stati Uniti, dove l'ultima puntata e'stata mandata in onda, con un risultato d'ascolti veramente "record" il 6 Maggio 2004. I "Friends" sono: Matthew Perry(Chandler), Matt Le Blanc (Joey - protagonista anche dell'omonima serie tv, disponibile da Novembre 2006 su dvd Warner Home Video), Courtney Cox-Arquett(Monica), Lisa Kudrow(Phoebe), Jennifer Aniston (Rachel) e David Schwimmer (Ross).

(Fonte: Warner Home Video)


La Romins:

Possiedo il cofanetto Friends Superbox di 11 cofanetti per un totale di 44 DVD. Chissà quando mai avrò il tempo di rivederli tutti... In TV ci ho provato e ce l'ho quasi fatta, anche se Rai 3 e Rai 2 hanno a lungo boicottato questa serie, mandandola in onda ad orari improbabili e mai definitivi tra le 18 e mezzanotte. Quando anche ti dicevano un canale preciso e un orario preciso, tipo Rai 2 alle 23 e tu programmavi il videoregistratore dalle 21 a l'una, se tutto andava bene partiva la sigla su Rai 3 alle 00.40, poi seguivano 5 minuti di pubblicità, poi un pezzetto di Friends, poi finiva la cassetta e ciao.
Comunque è un telefilm adorabile e spensierato, ricco di citazioni e pieno di spunti e tormentoni.
Io personalmente mi identifico nella personalità di Monica, precisa e pignola. Soprattutto nella puntata in cui sistema il piumone ortogonale alla porta di ingresso della camera da letto e quella in cui va in crisi perchè non vengono usati i sottobicchieri e viene lasciato il segno di un bicchiere su un mobiletto.
Se conoscete il telefilm e il personaggio mi avete capita.
Phoebe è simpaticissima, anche lei è un gran bel personaggio, ma anche gli altri sono ben delineati. Alcune trovate della sceneggiatura sono un po' delle tavanate galattiche, ma il film va preso per la sua ironia, anche se a volte ti lascia con quel pizzico di malinconia che non guasta.
Estremamente consigliato nei momenti depression.
Si ricorda, per dovere di cronaca, che Brad Pitt, vedendo un episodio della serie, vide Jennifer Aniston e chiese di farsela presentare, e poi romanticamente si sposarono... ma le storie non sono mai a lieto fine...

Autore del post: Romins

martedì 9 settembre 2008

Batman - il telefilm

Cosa dire ? chi è che non è cresciuto cantando la sua canzoncina, e ditemi il ragazzo che non faceva a botte citando i "suoni" di batman? BANG !!! CRASH !! STONG !!! IO avrei sempre voluto una BATcaverna con un BATauto forse per quello che poi mi sono accontentato delle BATtone, ma questa serie televisa è quella che ricorderò con più simpatia, perchè già da piccola capivo che era una cavolata, ogni puntata si concludeva con batman e robin prigionieri pronti alla morte , ma alla fine ...
e cavolo ricordate il bellissimo telefono rosso solo per chiamare batman?
che figata ! chi è che ha collegato i fili fino alla batcaverna? Questi si che erano degli eroi , cosa ? erano gay ! ma non è assolutamente vero, è solo che avevo le mutande sopra il vestito... bellissimo , da prendere in cofanetto ...

Autore del post: Hank

domenica 7 settembre 2008

X Files - Voglio crederci

Sottotitolo: ma anche no...
X Files - voglio crederciSì, perchè questo ritorno dei miei due agenti FBI preferiti non è stato assolutamente all'altezza delle aspettative. Sebbene sia la sceneggiatura che la regia siano del papà storico di X Files, Chris Carter, ben poco rimane della suspance e delle investigazioni paranormali delle 9 serie tv e del primo film.
Un ex prete, condannato per pedofilia, ha delle visioni riguardo a una agente dell'FBI rapita da poco in Virginia. Grazie a lui viene ritrovato un arto reciso. Così, visto che all'FBI nessuno crede ai sensitivi, ecco che tramite Scully cercano di riportare l'eremita Mulder al loro fianco. Scully ormai fa il medico (sua professione) in un ospedale cattolico in cui i preti sono più interessati ai costi che alla salute dei pazienti, mentre Mulder si nasconde in una stanza da schizoide, piena di ritagli di giornale appesi ovunque, con le solite matite piantate sul soffitto e i suoi semi di girasole. Però con la barba. Il ritrovamento di altre parti di corpi umani, dietro indicazione del prete, pare collegato alla scomparsa non solo della agente dell'FBI , ma anche di altre persone con gruppo sanguigno AB+ nella stessa zona. Come al solito Mulder crede al prete, mentre Scully lo fa ad intermittenza anche per disprezzo delle sue tendenze sessuali. Dietro a questa macabra scoperta c'è una malattia, c'è un cattivo russo, una coppia gay, ci sono particolari raccapriccianti.
Ma non c'è il solito feeling tra i due, anche se la loro relazione è solida. Non c'è il ritmo di un tempo, non si nota quasi il fatto che abbiano passato anni della loro vita lavorando a fatti misteriosi, anche il mitico direttore Skinner sembra quasi non conoscerli a fondo. Insomma, poteva essere una operazione commerciale migliore. Forse è passato troppo tempo dalla fine della serie per sperare di attirare il pubblico solo col nome di X Files. Forse non bastava riportare Mulder e Scully insieme sullo schermo. Ci voleva una storia con più tensione, ci voleva qualche complotto e qualche alieno in più. Per il semplice omicidio seriale a sfondo medico poteva bastare Hugh Grant (che aveva risolto Extreme Measures in modo brillante), non c'era bisogno di resuscitare una coppia che vanta milioni di affezionati col rischio di deluderli. Qui non c'è nulla di veramente X (o paranormale che dir si voglia), anche se le visioni del prete sono corrette c'è comunque un legame con la storia. Scully continua a non crederci un granchè nonostante ne abbia viste tante, Mulder ci crede con facilità perché, come lui stesso ammette, vuole crederci...

sabato 6 settembre 2008

Harry ti presento Sally

   Titolo originale:  When Harry met Sally
   Nazione:  Usa
   Anno:  1989
   Genere:  Commedia/Romantico
   Durata:  96'
   Regia:  Rob Reiner
   Sito ufficiale:   

   Cast:  Billy Crystal, Meg Ryan, Carrie Fisher, Bruno Kirby, Steven Ford, LIsa Jane Persky, Michelle Nicastro
   Produzione:  Castle Rock Entertainment
   Distribuzione:  Columbia Pictures


Il Morandini
Harry e Sally s'incontrano tre volte nell'arco di dieci anni e lui ogni volta ci prova, ma non va. Poi diventano amici e un bel giorno finiscono a letto insieme. Prima crisi, poi lieta fine. Da una sceneggiatura, scritta da Nora Ephron, abile, non troppo originale ma ricca di battute frizzanti, R. Reiner (1945), figlio di Carl ha cavato una piacevole commedia a tratti davvero divertente, con due bravi protagonisti, belle musiche (Berlin, Gershwin e Goodman), qualche strizzata d'occhio a Woody Allen e Blake Edwards.

La Romins
Harry e Sally con la location di New York (e in una scena di un meraviglioso loft) disquisiscono piacevolmente e animatamente di amicizia amore e sesso, lui appena lasciato dalla moglie, lei  mollata dal fidanzato che non voleva sposarla, riscoprendosi prima amici e poi innamorati, A contorno una coppia di amici e la difficile gestione dei sentimenti e dell'orgoglio.
È uno dei miei film preferiti. Non tanto per la storia in sé, non tanto per gli attori protagonisti, che comunque trovo meravigliosi… neanche per la scena tanto famosa al ristorante…
Harry ti presento Sally è la bibbia dei rapporti uomo-donna, che siano rapporti di amicizia, che siano rapporti d’amore. Io cito continuamente questo film e battute memorabili di questo film. E poi che bella è la scena in cui Harry presenta il suo migliore amico a Sally e lei presenta la sua migliore amica a lui e i due migliori amici scappano insieme in taxi lasciandoli soli davanti alla vetrina delle scarpe rosse? E il litigio per il tavolino ricavato da una ruota di carro? E la canzone alla fine?  E lei quanto è complicata? Con la salsa a parte, il cacao a parte, ecc… E che ideona un capello come filo interdentale quando sei al ristorante!!!
Frasi celebri dal film:
"Quando compro un libro, io leggo l’ultima pagina per prima: così, se muoio prima di finire, so quello che succede."

"Sto dicendo che l’uomo giusto per te forse è lì che ti aspetta: e se non lo acchiappi tu lo farà qualcun’altra, e passerai il resto della tua vita sapendo che un’altra donna ha sposato tuo marito!"

"Nessun uomo può essere amico di una donna che trova attraente: vuole sempre portarsela a letto."
"Allora stai dicendo che un uomo riesce ad essere amico solo di una donna che non è attraente?"
"No, di norma vuole farsi anche quella."

"E alla fine muori come tutti i newyorkesi, che nessuno se ne accorge finchè la puzza non arriva fino al pianerottolo!"

"Quando ti accorgi che vuoi passare il resto della tua vita con qualcuno, vuoi che il resto della tua vita inizi il più presto possibile!"

venerdì 5 settembre 2008

American Beauty


Titolo originale:  American Beauty
Nazione:  Usa
Anno:  1999
Genere:  Commedia
Durata:  2h e 01'
Regia:  Sam Mendes
Sito ufficiale:  www.americanbeauty-thefilm.com
Sito italiano:  www.uip.it/minifilm/beauty

Cast:  Kevin Spacey, Annette Bening, Thora Birch, Wes Bentley, Mena Suvari, Chris Cooper, Peter Gallagher, Allison Janney, Scott Bakula, Sam Robards.
Produzione:  Dreamworks
Distribuzione:  Uip
Uscita:  21/01/2000 (cinema)

Da morto, il 42enne Lester racconta la storia del suo ultimo anno di vita. Infelicemente sposato con Carolyn, la cotta che prende per Angela, compagna di scuola di sua figlia Jane, gli cambia la vita. Fa in tempo a guarire dall'infatuazione quando un ex ufficiale dei Marines, suo nuovo vicino di casa e padre di Ricky, innamorato di Jane, gli rivela la propria latente omosessualità e lo uccide. Da una sapiente sceneggiatura del commediografo nordamericano Alan Ball e dalla frontale messinscena dell'esordiente S. Mendes, regista teatrale britannico, è uscito un film di grande successo (pubblico, critici, premi) fintamente trasgressivo. Ironico, persino divertente, ma di fondo amaro, espone, esorcizzandoli, il disagio e il vuoto della società contemporanea, infinita contiguità di solitudini, e analizza la sua peculiare patologia, “l'incapacità di relazionarsi... di sentirsi... responsabili della vita degli altri” (Salvatore Natoli). Soltanto i due figli si salvano in questo deserto del disamore. È fin troppo perfetto e furbetto nel far tornare i conti: nei dialoghi, nel disegno di personaggi problematici (la moglie, il suo amante yuppie, il gay represso in divisa, la ninfetta vantona e vergine), nella meccanica narrativa. Tragicommedia double-face: realistica nell'analisi sociologica, ricca di elementi simbolici, sull'orlo del Kitsch (i petali di rosa) a livello di scrittura. Il titolo è il nome di una rosa, ma può alludere alle divagazioni di Ricky sulla bellezza nascosta del mondo. Malfatto doppiaggio italiano. 5 Oscar: film, regia, sceneggiatura originale, K. Spacey, fotografia (Conrad Hall). 

Autore del post: GFR

La morte corre sul fiume

La morte corre sul fiume

La morte corre sul fiume
 


(Night of the Hunter)


Un film di Charles Laughton. Con Robert Mitchum, Shelley Winters, Peter Graves, Lillian Gish. Genere Drammatico, b/n 90 minuti. - Produzione USA 1955.
Harry Powell,scopre che il suo compagno di cella ha nascosto dei soldi nella sua casa e vuole recuperarli, harry pastore protestante, uccide alcune vedove per denaro. Uccide anche Willa Harper, ma i suoi due figlioletti gli danno filo da torcere. Riescono a fuggire da lui allontanandosi sul fiume con una barca. In loro soccorso giunge una cara vecchietta, Rachel, che dà rifugio ai bambini abbandonati. Grande fiaba orrorifica, più per atmosfera che per scene violente, resa convincente da una regia secca e originale. Harry come orco, Rachel come fata e i due fratelli come Hansel e Gretel. La fotografia in bianco e nero di Stanley Cortez è una festa per gli occhi. Le inquadrature grazie alle luci maniacalmente posizionate sono una rilettura dell'espressionismo. Stupenda la sequenza in cui il vecchio scopre il cadavere di Willa, interpretata volutamente sopra le righe da Shelley Winters. La donna è legata alla guida dell'auto sul fondo del fiume e i suoi capelli lunghi si confondono con le alghe. Prima e unica regia dell'attore Charles Laughton che, con grande misoginia, mostra quasi tutte le figure femminili come ingenue e stupide. Si salva solo Rachel, interpretata da una grande Lillian Gish. Atto d'accusa contro il fanatismo nella religione cristiana e i falsi profeti, con riferimento al sud degli Stati Uniti. Forse la più grande e sfaccettata interpretazione di Mitchum, che sette anni dopo, ne Il promontorio della paura, si calerà in un personaggio molto simile. Tratto dal romanzo di Davis Grubb e girato in poco più di un mese. Laughton, a causa dell'insuccesso commerciale, non poté realizzare la sua trasposizione de Il nudo e il morto di Mailer. Oggetto di culto di molti cinefili è citato apertamente da Neil Jordan nel suo In compagnia dei lupi.

Forget Paris


  Tit. originale:  Forget Paris
  Nazione:  Stati Uniti
  Anno:  1995
  Genere:  Commedia
  Durata:  101'
  Regia:  Billy Crystal
  Soggetto:  Billy Crystal
  Sceneggiatura:  Billy Crystal, Lowell Ganz, Babaloo Mandell
  Cast:  Billy Crystal, Debra Winger, Joe Mantegna, Julie Kavner
  Produzione: Columbia
   

 

Mi è venuto in mente l'altra sera quando si parlava del barista perfetto, quello che sa già cosa vuoi e alla terza volta che ti vede non pone neanche più la domanda. Mi è venuto in mente perché qui Billy Crystal è l'emblema dell'uomo abitudinario soprattutto al ristorante, dove ordina sempre, immancabilmente lo stesso piato: scaloppine alla pizzaiola!!!
A parte questa considerazione, è uno dei film meno noti di Crystal ma anche la sua seconda prova come regista (la prima, Mr. Saturday Night del 1992), creatore del soggetto e sceneggiatore.
Mickey Gordon (Billy Crystal) è un arbitro di basket che deve portare in Francia il cadavere del padre che vuole essere là sepolto. La compagnia aerea, però, smarrisce la bara e Mickey fa così conoscenza con l'addetta al servizio reclami, Ellen Andrews, americana come lui ma sposata con un francese. I due si conoscono, si amano, lei lascia il marito e torna in America.
Questo è solo l'inizio della storia, che è raccontata a turno dagli amici che li attendono a cena, in un lungo flashback inframmezzato di tanto in tanto da un breve ritorno al presente con conseguente cambio di narratore. Perché ognuno di loro conosce solo una parte, o un lato, della vicenda.
Dal racconto si scopriranno le difficoltà di coppia, i necessari compromessi, un padre non autosufficiente che si ritrovano tra capo e collo con le conseguenti difficoltà di gestione ed un figlio che non arriva nonostante tutti i possibili tentativi.
E' una commedia tutto sommato leggera, a tratti prevedibile, ma con qualche punta di tristezza qua e là e soprattutto con momenti di genialità nei dialoghi. Come quando la difficoltò di comunicazione nella coppia viene sintetizzata in:
"Il vero problema tra loro era che lui era un uomo e lei una donna...".

giovedì 4 settembre 2008

The Bourne Identity

Titolo Originale: The Bourne Identity
Regista: Doug Liman
Sceneggiatori: Tony Gilroy and W. Blake Herron
Interpreti: Matt Damon, Franka Potente, Chris Cooper, Brian Cox, Julia Stiles
Uscita: 15 November 2002 (Italy) more
Genere: Azione, Avventura, Mistero, Thriller
Awards: 3 wins & 4 nominations

Un uomo gravemente ferito viene raccolto in mare. Una volta ristabilitosi scopre di aver perso totalmente la memoria ma non le proprie abilità, dal parlare varie lingue all’usare con disinvoltura armi e arti marziali. Il recupero di una cassetta di sicurezza presso una banca di Zurigo non fa che aggiungere confusione, visto che contiene sei passaporti diversi. Tra tutte l’identità più probabile sembrerebbe quella di Jason Bourne, americano residente a Parigi. Giocoforza recarvisi, convincendo una ragazza a dargli un passaggio in cambio di 10.000 dollari. Ma qualcuno della Cia sa benissimo chi è lo smemorato, e preferirebbe decisamente vederlo morto… Tratto dal romanzo “L’uomo senza volto” di Robert Ludlum,The Bourne Identity convince a metà. L’idea alla base dell’operazione – resuscitare il film di spionaggio “adulto” in voga nei ’70 – è intrigante. Purtroppo la resurrezione si limita alla confezione. La concitazione di regia e montaggio mette capo a una suspence piuttosto modesta, con qualche sequenza notevole (una per tutte, l’inseguimento automobilistico in Mini per le strade di Parigi) che non riesce però a costituirsi in racconto. Ovviamente preso di per se sembrerebbe modesto, ma vedendo in sequenza la trilogia, ne esce una retrospettiva della ricerca di se stesso in un ambito complesso passando attraverso l'immagine che gli altri hanno di lui. Questa macchina da guerra, ripercorre passo dopo passo recuperando  la memoria la propria vita per scoprire chi è realmente, ma lasciando spazio al libero arbitrio e rinnegando errori del passato e cercando di provi rimedio dove può. Per me uno dei migliori spystory degli ultimi anni.

L'uomo senza sonno

  Titolo originale:  The machinist
  Nazione:  Spagna
  Anno:  2004
  Genere:  Thriller
  Durata:  102'
  Regia:  Brad Anderson
  Sito ufficiale:  machinistmovie.com
  Cast:  Christian Bale, Jennifer Jason Leigh, Aitana Sánchez-Gijón, John Sharian, Michael Ironside
  Produzione:  Julio Fernández
  Distribuzione:  Nexo
  Data di uscita:  19 Novembre 2004 (cinema)



Il Morandini
E' il caso raro di un thriller che ha per teatro principale una fabbrica sebbene l'etichetta di genere gli stia stretta. È il caso insolito di un film ambientato in modo attendibile in una città degli USA, ma girato interamente a Barcellona e in Catalogna, prodotto da Luis Fernandez, il principale responsabile della moda dell'horror dell'ultimo cinema spagnolo, grazie ai film di Brian Yuzna. È la storia di Trevor Reznik, paranoico operaio meccanico, eroso nel corpo dall'insonnia e nella mente da una misteriosa ossessione di cui, nonostante qualche indizio (Dostoevskij), si scopre l'origine solo verso la fine. È una grande prova d'attore sull'orlo dell'istrionismo, dell'irriconoscibile C. Bale che ha perso 30 chili per entrare nella parte. È la conferma del talento visivo e visionario del britannico B. Anderson, tutto giocato sul doppio piano di surreale/reale, mentale/fisico, astratto/concreto, malattia/salute.

La Romins
Thriller di produzione spagnola del 2004. Tra il claustrofobico e il soporifero, L’uomo senza sonno, titolo originale The machinist (El maquinista), è la storia di Trevor, che da un anno non riesce più a dormire. Stremato dalla mancanza di sonno, ridotto ad un aspetto cadaverico, perde peso quotidianamente e vive un senso di angoscia che sfoga nell’allucinazione. E’ un film sul senso di colpa che fino alla fine non si capisce dove stia.
Trevor è un operaio paranoico e ossessionato. La sua mancanza di riposo, inizialmente inspiegabile, causa un gravissimo incidente di lavoro nella fabbrica nella quale lavora. Difficile distinguere la realtà dalla paranoia di Trevor, che inizia a pensare di trovarsi al centro di un complotto, finchè non si estranea dalla sua stessa vita e la ricompone come un puzzle fino alla rivelazione finale, che arriva con un flash back e con la risoluzione di un enigma che il protagonista gioca… con la sua coscienza? con una presenza misteriosa e ossessiva?
Inquietante e ambiguo, si svolge tra anonime e squallide abitazioni, desolanti e grigie strade, una fabbrica opprimente e snervante, figure inquietanti che ruotano attorno al protagonista, che a tratti rivela una malinconia che sfocia nella dolcezza.
La scenografia cupa, il coinvolgimento asfissiante, sono le sensazioni che mi sono rimaste. L’angoscia che mi ha accompagnata nella visione del film e l’interpretazione di Bale, la regia di Anderson che a tratti mi ha ricordato David Linch, anche se con l’eleganza di Hitchock, l’originalità della trama, la vita anonima di Trevor, sfocata, malinconica, opprimente, sfociano nel gioco dell’impiccato, attorno al quale metaforicamente ruota il film.
Per interpretare Trevor Christian Bale ha perso 30 kg, mettendo a rischio il suo equilibrio fisico e mentale, ma calandosi alla perfezione nel ruolo, guadagnandosi il favore della critica che lo paragona a Robert De Niro. Io personalmente trovo la sua magrezza tra lo sconvolgente e l’eccitante.  Viene ripreso insistentemente nella sua magrezza, che diventa il punto focale, insieme al grigiore della scenografia, di ogni inquadratura, della fotografia cupa e inquietante. In questo film non succede nulla, eppure si esce con un senso di oppressione che vale la visione.
Una chicca del film sono alcune citazioni a Dostoevskij: la trama ricorda vagamente Il sosia, nel film Trevor legge L’idioda, e inoltre, mentre guida sulla Route 66, si legge un’insegna che cita il titolo Delitto e Castigo.
Occhio agli indizi che possono farvi capire come andrà a finire, ma che alla fine comunque vengono riproposti a ritroso e che svelano il motivo dell’insonnia.
Frase cult del film:
"Se fossi più magro non esisteresti!"

sabato 30 agosto 2008

X-Files

X-Files-I-want-to-believe-poster
Anno 1993-2002
Stagioni 9
Episodi 201
Ideatore Chris Carter
Interpreti



David Duchovny, Gillian Anderson, Mitch Pileggi, Robert Patrick, Annabeth Gish


Questa è a mio avviso la miglior serie televisiva mai prodotta.
L'idea di Chris Carter è stata geniale, Fox Mulder, genio "scomodo" laureato ad Oxford, brillante e geniale profiler dell'FBI, è ossessionato dalla sparizione della sorella in circostanze misteriose.
Convinto che la sorella sia sparita per opera degli alieni, comincerà a lavorare all'interno dell'FBI, a tutti i casi irrisolti legati al paranormale.
Nel Bureau, per tradizione, i casi irrisolvibili vengono messi nella lettera X, in genere quella dell'archivio con meno pratiche; da qui il nome convenzionale di X-Files, per tutte quelle pratiche dell'FBI che vengono archiviate cone non risolte.
I direttori gli affiancano l'agente Dana Scully, laureata in medicina,. che dovra tenere d'occhio Mulder, il cui operato non viene visto di buon occhio all'inteno dell'FBI.
Il rapporto tra i due, anche grazie al fatto che Scully, nelle sue indagini dovra prendere atto per esperienza diretta dell'effettiva esistenza di fenomeni paranormali, diventerà sempre più stretto e di fiducia.
La tesi centrale della serie è che gli alieni esistano, che rapiscano animali ed esseri umani per fare esperimenti, e che ci sia una lobby di potere sovranzazionale che è a conoscenza dell'esistenza degli alieni, e che opera per occultarne la presenza alla gente per non creare il panico.
Questa lobby di potere, naturalmente spregiudicata, comunica anche con loro nell'eventualità di garantirsi un' immunità in caso di invasione, e non esita ad utilizzare ogni mezzo per perseguire i propri scopi, operando regolarmente per depistare le indagini di Mulder sugli alieni.
Nei numerosisimi episodi però non si parla solo di alieni, ma vengono toccate turtte quelle leggende legate al paranormale, come ad esempio il chubacabras, del quale recentemente pare si sia svelato il mistero.
Di tutti i 201 episodi non ce n'è uno che sia scontato, la metodologia d'indagine di Mulder, uniti alla mentalità scientifica di Scully rendono avvincenti gli episodi, che per gli argomenti trattati, e per la sapiente realizzazione, sono ricchi di suspence.