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Titolo originale: The Namesake -
- Cast: Irrfan Khan, Tabu, Kal Penn, Sahira Nair, Jacinda Barrett, Zuleikha Robinson, Tabassum Hasmi
- Regia: Mira Nair
- Nazionalità: IndiaDany Boon
- Data di uscita: 1 giugno 2007
- Genere: Drammatico
La recensione di Guidatv - Sky:
Dopo essere sopravvissuto a un incidente ferroviario, Ashoke (Irrfan Khan) cambia la sua personale visione della vita; inizia a viaggiare - prima in Inghilterra e poi in America - e torna in India solo per sposare secondo la tradizione bengalese una giovane donna scelta dai genitori. Ashima (Tabu) decide che è l’uomo per lei ancor prima di conoscerlo, nel momento in cui prova le sue eleganti scarpe europee lasciate nell’atrio, e con qualche timore, ma piena di speranze, lascia la patria e il calore della famiglia per seguire il marito a New York. Nonostante i contrasti climatici e culturali, Ashima trova conforto nel compagno che imparerà ad amare e rispettare. Alla nascita del primogenito i due giovani sposi lo chiamano Gogol, in onore dello scrittore russo al quale Ashoke imputa la sua salvezza (Il cappotto di Nikolaj Gogol è il pretesto per creare il legame tra padre e figlio sul quale si basa il film tratto dal romanzo omonimo di Jhumpa Lahiri).
Premessa necessaria, perché The Namesake - Il destino nel nome gira intorno a questo nome bizzarro - prima voluto e in seguito ripudiato dal bambino - per raccontare la storia di una famiglia e le difficoltà di adattamento in un paese straniero. Lo scontro fra le culture si manifesta con più evidenza quando Gogol (Kal Penn) e la sorella Sonia (Sahira Nair) crescono: attraverso il taglio di capelli, l’abbigliamento, e le musiche dell’anglo-indiano Nitin Sawhney che si sovrappongono a quelle dei Pearl Jam a sottolineare anche il divario tra due generazioni.
L’India è appena accennata nel film (nella primissima parte e quando i ragazzi si recano nel paese di origine insieme ai genitori), ed è allo stesso tempo una presenza costante e necessaria ai fini della narrazione. La fotografia dai colori tipicamente indiani diventa così una silenziosa voce fuori campo - descrivendo il passato e le persone che presto ne faranno parte attraverso un filtro che attutisce i toni sgargianti - e accompagna lo spettatore lungo il cammino dolce, amaro, intenso di una famiglia che cresce e si forma secondo le dure regole del destino.
La Fata:
Mi aveva colpita la locandina di questo film ed un po' anche il promo, ma alla fine non ero riuscita ad andare a vederlo al cinema, quindi è stto un inaspettato piacere vederlo in lingua originale nella mia trasferta cinese!!! Le gioie della tv via cavo in hotel!!!
Il film ha dei momenti esileranti, ma è per lo più serio, a tratti drammatico pur senza cadere mai nel lacrimevole. Molto ruota intorno a nome del protagonista, Gogol, ma soprattutto attorno alla difficoltà di integrare le proprie radici e tradizioni familiari con la necessità di sentirsi parte del paese dove si è nati e si vive. Il protagonista, Gogol, inizialmente rifiuta il suo essere indiano e tutto ciò che le sue radic comportano per conformarsi totalmente allo stile di vita americano, ma riscopre la propria appartenenza quando muore il padre, che poco tempo prima gli aveva spiegato la ragione per cui gli era stato dato un nome tanto particolare.
Quello di Gogol è il dramma di tutti coloro che non si sentono completamente integrati nella società in cui vivono ma non riescono neppure a sentirsi pienamente come i propr genitori... ed alla fine sono stranieri ovunque, sia nel paese in cui sono nati, sia in quello di origine... almeno finché non riescono ad accettare le differenze ed a vederle non come un handicap ma piuttosto come un'enorme ricchezza!
Autore del post: Fata
Titolo originale: Bienvenue chez les Ch'tis
Mick St.John (Alex O'Loughlin) è un investigatore privato, ma è prima di tutto un vampiro, reso tale una cinquantina di anni addietro dalla moglie Coraline (Shannyn Sossamon). E' un vampiro anomalo, che rifiuta di bere sangue da vittime innocenti ed inconsapevoli e per questo viene rifornito della sua fonte di sostentamento da uno "spacciatore" che lavora all'obitorio. Non disdegna, però, di addentare i colpevoli di delitti ed efferatezze come una sorta di giustiziere.
Nella serie di libri indiani che ho cominciato a leggere, questo è uno dei più piacevoli. La scrittura è insolita, ma comprensibile. I termini indiani, bengalesi e urdu sono spiegati in un glossario al termine del libro. La magia della storia, però, rende anche poco necessarie le spiegazioni. Un mondo senza tempo, con regole diverse.

Brevi note a uso degli antipatizzanti. Se non siete dei fan compulsivi degli ABBA; se le zeppe e i vestiti luccicanti anni 70 non vi incantano; se la sola idea di un musical di Broadway trasportato su un'isoletta greca piena di indigeni sorridenti e pittoreschi sullo sfondo, vi fa venire l'orticaria; se insomma non pensereste mai di andare a vedere Mamma mia!, state in guardia. Durante il film potreste scoprirvi di colpo convertiti, o quantomeno trasportati per poco meno di due ore in un mondo così assurdo e zuccherino da abbattere ogni resistenza a suon di canzoni dannatamente orecchiabili (per giunta sottotitolate, cosa che non guasta) e abilmente cucite insieme da una trama più maliziosa di quanto sembri.
Sottotitolo: sono l'unica che fa i compiti?
Un libro ambientato nella Russia di Stalin, con prologo nel 1933, in un villaggio preso dalla morsa della fame. 
Se sapessi dirvi cosa è stato per me le "Onde del destino" (di Lars Von Trier) forse vorrebbe dire che sarei arrivata a capire davvero tutto ciò che mi sta tra la testa e il cuore.
Barbara Alberti non ha bisogno di grandi presentazioni, almeno quando si tratta di opinioni forti, di cose non mandate a dire, di risposte anche un po' sgarbate ma sempre intelligenti. Insomma, come opinionista, come persona a cui rivolgersi con la propria posta del cuore, la Alberti è più che conosciuta. Può darsi che non si ritenga fondamentale leggere i suoi libri, ma io ho deciso di farlo. 


I due fratelli Dean e Sam Winchester hanno perso la madre in tenera età a causa di un demone. Da quel giorno sono stati educati dal padre a cacciare demoni e manifestazioni soprannaturali di vario tipo, dai fantasmi agli zombie, dai vampiri ai mutaforma. Quando improvvisamente il padre scompare, Dean, che lo ha seguito nella caccia per tutta la vita, rientra nella vita di Sam, che invece aveva lasciato tutto per seguire l'università. Nel cammino alla ricerca del genitore scomparso incontrano altri cacciatori, varie creature, il demone di cui vogliono vendicarsi. E ingaggiano una lotta senza esclusione di colpi, con perdite e dolori, con vittorie e un rinnovato spirito fraterno. I due vivono al limite della legalità, girano su una Impala nera, falsificano documenti e si mettono spesso nei guai. Ma sono efficaci.
Sì, perchè questo ritorno dei miei due agenti FBI preferiti non è stato assolutamente all'altezza delle aspettative. Sebbene sia la sceneggiatura che la regia siano del papà storico di X Files, Chris Carter, ben poco rimane della suspance e delle investigazioni paranormali delle 9 serie tv e del primo film.

